Venezia 75 – Tumbbad: recensione del film di Rahi Anil Barve

Tumbbad è un'assoluta novità; un film desueto, sgarbato e dissoluto costellato da effetti visivi godibili, scenari suggestivi e una grande attenzione per i dettagli e per il make-up.

Tumbbad è un film diretto da Rahi Anil Barve, presentato durante la 75ª Mostra del Cinema di Venezia, all’interno della sezione della Settimana Internazionale della Critica.

La storia è ambientata in India, nel XIX secolo, in una periferia di un villaggio indiano chiamato Tumbbad, in cui in passato abitò Vinayak, un uomo ossessionato da un antico tesoro ancestrale. Vinayak da ragazzino viveva li con la madre che badava alla bisnonna, una strega maledetta. Uno sventurato giorno l’ultimo membro anziano del villaggio e il fratello di Vinayak muoiono tragicamente; a quel punto la madre di Vinayak, stufa di quel posto e delle sue maledizioni, decide di abbandonare quel luogo sinistro.

Passano anni e Vinayak sa che può finalmente impossessarsi dell’oro della sua famiglia, e l’unico modo è tornare a Tumbbad, parlare con la sua bisnonna, tenuta in prigionia da una maledizione ed evitare di scatenarla su se stesso. Vinayak riesce a scovare il tesoro, si scontra contro un demone, il guardiano del forziere, nascosto nelle viscere della casa e fugge con il suo bottino. Quella ricchezza però scatena in lui un vortice di avidità e di dissoluzione che lo spingerà a cercare monete d’oro ancora e ancora, scatenando inesorabilmente la maledizione sulle persone che lo circondano.

Tumbbad: il film di Rahi Anil Barve apre la Settimana Internazionale della Critica

Tumbbad Cinematographe.it

Tumbbad è un film fantasy-horror in cui spiccano tematiche come la ritualità e il passaggio da una generazione ad un altra, un film molto cupo e denso di atmosfere mitologiche che gioca con la propria storia e con un senso di incanto che tocca gli estremi del mito e del reale. I co-registi Rahi Anil Barve e Adesh Prasad portano sullo schermo un film che coglie alcuni aspetti della storia coloniale dell’India e del suo lascito orrorifico, come se sprigionasse la sua storia a partire da una tradizione perpetuata.

Tumbbad ha il pregio di non raccontare una storia che pone al centro della sua trama un mostro che va a caccia delle sue prede; in questo caso sono gli uomini che sono attratti da qualcosa. C’è un capovolgimento sensibile della narrazione a partire dalla concezione di mostro e di vittima; per di più il film indugia molto sui sentimenti negativi dell’essere umano, quindi l’egoismo, l’avidità ed ogni sorta di debolezza che gli appartiene.

Tumbbad inoltre è determinato da effetti visivi godibili, scenari suggestivi e una grande attenzione per i dettagli e per il make-up. Tutto questo rende molto più efficace la percezione delle ambientazioni e anche di un senso di claustrofobia e orrore, che mal si sposano con la drammatizzazione, che purtroppo spesso si perde nelle ridondanze e nelle ripetizioni tematiche. La sceneggiatura, per quanto intrigante sulla carta, dilapida le promesse iniziali, riducendosi di molto, in carattere e grinta, e dissipando quell’allettante gore che è di gran lunga buona parte del suo potenziale.

Tumbbad: un film fantasy-horror molto cupo e denso di atmosfere mitologiche

Tumbbad Cinematographe.it

“Sulla terra c’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non per l’ingordigia di pochi”, il film sui titoli iniziali cita Mahatma Gandhi non a caso: questo sarà in un certo senso il filo conduttore della pellicola che unisce l’antica sapienza dei saggi, con la mitologia demoniaca e il realismo di una nazione in epoca coloniale, un film che dona molto più di quanto ci si aspetta allo spettatore. Tumbbad è una pellicola desueta, sgarbata e dissoluta che è sicuramente una bella novità tutta da scoprire all’interno della Settimana Internazionale della Critica.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 2.5

2.8