Tutto può succedere: recensione 1×01-02
Arriva il 27 Dicembre, in concomitanza con l’anno nuovo, la serie Rai Fiction e Cattleya, Tutto può succedere per la regia di Lucio Pellegrini, su Rai 1 per 13 serate (un totale di 26 episodi).
Una boccata d’aria fresca e nuova sembra essersi impossessata della Rai, che vuole lasciare il 2015 e aprire il 2016 alla grande, presentando la prima trasposizione italiana su Rai di un format americano, in questo caso Parenthood della NBC – a sua volta basata sull’omonimo film di Ron Howard – con Peter Krause, Lauren Graham, Dex Shepard, Monica Potter e Craig T. Nelson.
Tutto può succedere si pone come progetto cross mediale, che non coinvolge solo da punto di vista dell’audiovisivo, facendo affidamento ad un cast importante all’interno del panorama televisivo, ma che punta anche a essere vetrina per i nuovi talenti nel campo musicale e vera e proprio esperienza a 360° nel panorama italiano musicale dei big, dai Negramaro a Gianna Nannini, fino a Raphael Gualazzi, presente anche durante la conferenza stampa svoltasi lo scorso 18 Dicembre presso la Casa del Cinema a Roma.
Cattleya e Rai Fiction propongono una serie “nuova” che, sebbene abbia per base un format già esistente, inserisce elementi visivi che sulla grande rete della prima serata italiana di Rai non si erano ancora visti. Una serie che vuole puntare prima di tutto alla qualità – come afferma il direttore di Rai Fiction Tinny Andreatta – e alla relazioni personali, linea base di cui Rai 1 è casa e mamma da anni. Senso di parentela e fratellanza, le parole d’ordine di Tutto può succedere,
una fotografia di avvenimenti che accadono all’interno della quotidianità attuale e dell’incontro con più mondi generazionali
afferma sempre la Andreatta durante la conferenza stampa, seguita dagli sceneggiatori Filippo Gravino e Michele Pellegrini che riconoscono di aver mantenuto le linee generali di Parenthood ma di aver molto adattato le vicende alla cultura e società italiana e, soprattutto, dato più spazio e respiro alle generazioni più giovani, messe molto in secondo piano dalla serie americana.
Tutto può succedere gira intorno alla vicende della caotica e variegata famiglia Ferraro, composta dai due genitori/nonni Ettore (Giorgio Colangeli) ed Emma Ferraro (Licia Maglietta); i figli Alessandro (Pietro Sermonti), Sara (Maya Sansa), Giulia (Ana Caterina Morariu) e Carlo (Alessandro Tiberi) con rispettivi coniugi/compagni Cristina (Camilla Filippi), Luca(Fabio Ghidoni) e Feven (Esther Elisha); e i nipoti Ambra ( Matilda de Angelis) e Denis (Tobia de Angelis) figli di Sara, Federica (Benedetta Porcaroli) e Max (Roberto Nocchi) figli di Alessandro e Matilda (Giulia de Felici) figlia di Giulia, oltre che l’inaspettata new entry Robel (Sean Ghedion Nolasco).
Una famiglia come tante, con gli stessi problemi che affligono qualsiasi famiglia come l’adolescenza e le incomprensioni tra genitori e figli, situazioni economiche critiche, accettazione dei problemi e della disabilità, il divorzio e l’uso di marijuana. Tutto può succedere funge da specchio e punto di ritrovo per le famiglie italiane, ma non solo. Prende in esame soprattutto le relazioni, in particolar modo quelle tra parenti, proponendo le classiche problematiche che si riscontrano nei rapporti tra fratelli e sorelle, complicità e disaccordi, ma anche responsabilità e senso di inferiorità.
Tutto può succedere la nuova fiction di casa Rai 1, tra stampo americano e innovazione
Tutto può succedere rappresenta anche il primo passo avanti per una lunga serialità, di stampo americano, in casa Rai. Un grande traguardo che, forse, segna davvero una vena di cambiamento. La serie, infondo, si mostra essere molto fresca e leggera, una sceneggiatura dal dialogo piuttosto brillante, sebbene cada inevitabilmente nel tipico “detto” all’italiana e voglia un po’ troppo mettersi accanto a tradizionali serie come la, ormai, storica Un Medico in Famiglia e la più giovane Una Grande Famiglia; apprezzabile è, però, il tipico tratto americano che non si contraddistingue solo per la trasposizione dalla serie da cui trae origine, ma anche da alcune serie come Brothers and Sisters, la comedy Modern Family e la nuova dramedy Casual diretta da Jason Reitman.
Tutto può succedere può rappresentare l’inizio per qualcosa di molto più grande che possa, finalmente, toccare vette internazionali in fattore qualità e originalità, creando un format del tutto nuovo e innovativo.
Indubbiamente gli attori mantengono molto viva l’attenzione degli spettatori, giocando anche un po’ a confonderli rispetto alle solite interpretazioni; un esempio è Pietro Sermonti, conosciuto da tutti come l’eccentrico attore cane di Boris, Stanis, a cui è assegnato il ruolo del fratello maggiore, quello più serio e che porta un po’ le redini di tutta la famiglia, oppure Fabio Ghidoni generalmente legato a personaggi sempre un po’ tormentati, ma che invece qui si contraddistingue per essere un vero e proprio mammo solare e sempre dinamico.
Sicuramente l’aspetto più sorprendente della serie risiede nel suo volersi porre come occasione per i giovani talenti della musica italiana; infatti, durante le riprese è stato indetto un contest, i vincitori compaiono, di volta in volta, in una delle puntate esibendosi “dal vivo” all’interno del locale di Carlo. Inoltre la colonna sonora, composta da Paolo Buonino ed eseguita dai Negramaro, è stata realizzata con la collaborazione di tre conservatori italiani. In questo caso possiamo davvero parlare di grande fiction oltre i soliti orizzonti.
Speriamo davvero che queste prime premesse vengano mantenute e portate avanti. Ci si aspetta tanto da serie come questa, soprattutto per la risonanza che la loro presenza può avere nel futuro.