Ultima chiamata per Istanbul: recensione del film di Gonenc Uyanik
Un uomo e una donna, all’aeroporto, attendono i bagagli. Sembrano due sconosciuti o almeno così ci racconta l’inizio di Ultima chiamata per Istanbul, l’opera di Gonenc Uyanik, ennesimo film turco che arricchisce il catalogo Netflix – dal 24 novembre 2023 sulla piattaforma. Tutto inizia al JFK, dopo il controllo dei passaporti. Serin (Beren Saat) e Mehmet (Kivanç Tatlitug) stanno aspettando le rispettive valigie ma il bagaglio di Serin sembra essere sparito e allora Mehmet si offre di farle compagnia e aiutarla a trovare la valigia. Basta uno sguardo e i due perdono la testa l’uno per l’altra, così diversi e così complementari. Lui timido e razionale, lei così piena di vita, senza troppi legacci, libera e spigliata. I due passeranno la notte insieme, scopriranno ciò che li circonda e anche l’uno l’altra. Sembrano essere perfetti, ma, c’è un ma, i due non sono liberi, sono sposati. Come proseguirà la loro storia? Si può sfuggire all’amore?
Ultima chiamata per Istanbul: L’incontro di due anime affini, tutti i cliché delle commedie romantiche in una storia
Serin e Mehmet hanno quello che si dice “un bell’incontro”, o almeno così lo spettatore crede. Mentre si guarda il film ci si chiede: ma è possibile che questo a me non accada mai? Sì, perché Ultima chiamata per Istanbul sembra usare tutti i cliché del genere: due personaggi sconosciuti che incrociano lo sguardo in aeroporto e da lì stravolgono la loro vita, perché quello sconosciuto ha cambiato il senso delle cose e poco importa se si è sposati, si è disposti a lasciare tutto e intraprendere un percorso nuovo. Serin è bella, piena di vita, scombussola Mehmet fin dai primi momenti, lo guarda maliziosa e divertita, gioca con lui e quando di notte corrono per la città insieme, lei una meravigliosa compagnia che non si tira mai indietro. Mehmet è più serio ma fin da quando vede Serin senza valigia sa che non vorrebbe lasciarla andare e lo pensa ancor di più quando la vede uscire con un abitino tutto sbrilluccicante, trovato tra gli oggetti smarriti dell’hotel. La cosa è chiara: i due tradiranno i rispettivi coniugi, non serve un genio per comprenderlo; è una questione di alchimia, di attrazione. Ma è proprio così? SI tratta proprio di due sconosciuti?
Una svolta che può cambiare tutto
Questo è il punto di svolta. Quell’alchimia, l’empatia tra i due, ha una motivazione. Questo è un punto importante che cambia di senso ogni cosa. L’incontro casuale non è casuale e quindi si comprende meglio la profondità del loro rapporto, i motivi per cui Serin e Mehmet non sembrano degli sconosciuti.
Lo spettatore proprio per questo escamotage non si sente preso in un turbine di cliché ma si sente parte di qualcosa di più reale e umano. Dopo questa scoperta, c’è un cambiamento nella percezione del corteggiamento della coppia da parte del pubblico, cambiamento che diventa il centro della pellicola. La trama sarebbe stata fin troppo semplice, è bastato un singolo colpo di scena per cambiare tutto nella storia. Le battute di due sconosciuti si trasformano in una conversazione piena di dubbi e risentimento se guardata in una nuova ottica, una domanda potenzialmente offensiva diventa comica. I momenti iniziali di tensione nel film non sono dovuti al fatto che pensiamo che due anime gemelle si stiano incontrando, ma perché abbiamo nuovi “indizi”. Questo è un segno di una buona scrittura.
Ultima chiamata per Istanbul: valutazioni e conclusioni
Ultima chiamata a Istanbul è una commedia romantica che può coinvolgere vari pubblici ma il buon lavoro di scrittura per preparare chi guarda alla “sorpresa” si perde nel finale che è fin troppo frettoloso. La conclusione è quella che si può immaginare e quindi è un po’ un’occasione persa.