TSFF 2021 – Ultimina: recensione del documentario di Jacopo Quadri

Nuova incursione dietro la macchina da presa per il pluridecorato montatore Jacopo Quadri con Ultimina, ritratto sincero e toccante di una donna d’altri tempi. In gara per il Premio Corso Salani al 32° Trieste Film Festival.    

Lo conosciamo come uno dei più importanti e premiati montatori del cinema italiano, con all’attivo più di 90 titoli tra lungometraggi e documentari, gran parte dei quali presentati nei più prestigiosi festival internazionali. Lui è Jacopo Quadri e durante una carriera trascorsa per ore e ore in sala montaggio al fianco di grandi registi come Bernardo Bertolucci, Paolo Virzì, Gianfranco Rosi e Mario Martone, ha trovato il tempo per ritagliarsi delle parentesi dietro la macchina da presa, in cui ha avuto l’occasione di misurarsi più volte in solitario o a più mani con la regia di documentari: da Saharawi, voci distanti dal mare a Lorello e Brunello, passando per La scuola d’estate e Il paese dove gli alberi volano, sino al più recente Ultimina, presentato in anteprima mondiale in Concorso all’International Documentary Film Festival (IDFA) di Amsterdam.

Ultimina: un’opera che fa della semplicità una virtù e un’arma per fare breccia nei cuori degli spettatori

Il passaggio virtuale al 32° Trieste Film Festival, laddove è entrato a fare parte della cinquina chiamata a contendersi il Premio Corso Salani, ha dato all’occasione al nuovo film documentario di Quadri di approdare sugli schermi nostrani. Una visione, questa, che nonostante la freddezza della fruizione in streaming ha saputo comunque scaldare il petto dello spettatore. Merito di un’opera semplice nel senso nobile del termine, che fa della semplicità stessa una virtù e un’arma per fare breccia nei cuori di chi vorrà dedicarle del tempo. Lo stesso che il regista e montatore milanese ha voluto dedicare all’ascoltare della sua protagonista, Ultima Capecchi, un’anziana con il dono della parola limpida e l’amore per il racconto orale che vive sola vicino a Sovana, nella campagna della Maremma. Lì proprio dove, cinematograficamente parlando, l’avevamo incontrata per la prima volta nel 2017 tra una sequenza e l’altra di Lorello e Brunello, del quale se vogliamo Ultimina potrebbe rappresentare una sorta di spin-off. Altrimenti siamo al cospetto di un nuovo capitolo di un personale romanzo popolare scritto con cura e in punta di matita da un Quadri che rilegge dal “basso” e da una prospettiva inedita una parte di Storia.

Ultimina: un ritratto sincero e delicato di una donna d’altri tempi

Ultimina cinematografie.it

Il risultato è un ritratto sincero e delicato di una donna forte, dalla scorza dura, una donna d’altri tempi che ha attraversato il secolo a testa alta non smettendo mai di lavorare e di tenersi impegnata, anche oggi che ha raggiunto la veneranda età degli 86 anni. Tra un pedinamento e l’altro nel quotidiano, quasi sempre en plein air nel mezzo di orti e vigneti, di strade sterrate e sentieri percorsi instancabilmente a piedi, la cinepresa ne raccoglie in più tranche una testimonianza lucida, spontanea, genuina e senza peli sulla lingua. Da queste ne coglie dei frammenti significativi mediante i quali traccia le tappe di un’esistenza vissuta tra alti e bassi, gioie e dolori. Un “mosaico di parole” che lo stesso regista cuce insieme sino a dare forma e sostanza a una narrazione che altro non è che un flusso a ruota libera. L’autore le lascia aprire, anzi spalancare, il cassetto dei ricordi dal quale fa riemergere aneddoti, piccoli segreti, non detti e sacrosante verità. Il tutto sfogliando un album di famiglia che custodisce foto in bianco e nero sbiadite dal tempo. Scatti che le consentono di riavvolgere le lancette dell’orologio per ripensare a quello che è stato e per togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 4

3