Un bambino chiamato Natale: recensione del film con Maggie Smith

Il nuovo film natalizio targato Netflix è un piccolo gioiello estetico e narrativo, contente una metafora importante riproposta attraverso la rivisitazione del mito di Santa Klaus.

Nel pulviscolo quasi indistinto di film natalizi che durante il periodo pre festivo affollano le sale cinematografiche e le piattaforme streaming con storie opinabili e già viste, sono veramente pochi quelli che riescono ad imporsi per la loro vena autoriale e narratologicamente valida.
Ogni anno siamo investiti da pellicole che sfuggono alla nostra percezione spettatoriale e che vengono dimenticate appena terminato il cenone natalizio: il Natale 2021 di Netflix sembra invece prendere una nuova via e promette di imporsi perlomeno per un titolo uscito nei giorni scorsi, Un bambino chiamato Natale, il nuovo film di Gil Kenan, regista del celebre film d’animazione in performance capture Monster House, basato sull’omonimo romanzo per bambini di Matt Haig.

Uscito su Netflix il 24 novembre, sembra già essersi imposto come uno dei film più acclamati delle prossime vacanze invernali, grazie alla sua estetica sofisticata, alla sua storia incredibilmente incisiva per essere un film per ragazzi e ad un cast d’eccezione, che vede presente, oltre alla giovane promessa Henry Lawfull nei panni del protagonista Nikolas, anche delle straordinarie Maggie Smith e Sally Hawkins.

Un bambino chiamato Natale Cinematographe.it

Un bambino chiamato Natale si presenta fondamentalmente come una delle tante rivisitazioni del mito di Santa Klaus, discostandosi dalla leggenda del San Nicola ormai da molti conosciuta come l’origine della figura accreditata come l’origine di quello che oggi conosciamo come Babbo Natale, ma proponendo una visione fiabesca e ancestrale legata alla natura, alla magia e alla speranza.

Nikolas è un povero bambino che vive tra le montagne innevate insieme a suo padre: un giorno il buon re del regno raduna i suoi concittadini per dargli la missione di andare alla ricerca di una cosa che ormai manca da troppo tempo, la speranza. Il padre di Nikolas parte per un viaggio alla ricerca del leggendario regno degli elfi, Elfhelm, per tentare di ottenere la ricompensa promessa dal re. Nikolas decide di andare alla ricerca di suo padre, di cui non sia hanno più tracce, quando ritrova la mappa per arrivare ad Elfhelm, cucita nella fodera del cappello fatto dalla defunta madre, che ogni sera gli raccontava di quel posto magico e meraviglioso. Inizia così il viaggio del coraggioso bambino, inoltrandosi in una natura gelida ed incontaminata insieme al suo fedele amico roditore Miika e alla renna Blizzard, alla scoperta dei segreti ancestrali di un mondo ormai dimenticato che potrebbe riportare felicità e speranza per gli esseri umani.

Un bambino chiamato Natale: una fiaba moderna dalla connotazione ancestrale

Un bambino chiamato Natale è una fiaba antica che viene immersa in un contesto moderno: zia Ruth (Maggie Smith) racconta ai suoi nipotini in una gelida notte invernale la storia di Nikolas, per cercare di risollevarli per via della perdita prematura della madre e per intrattenerli mentre il padre è via per lavoro. L’iniziale diffidenza dei bambini nei confronti della vecchia zia scompare mano a mano che la fiaba prende vita, immergendoli nel tessuto dell’intreccio narrativo proiettandoli visivamente dentro la storia attraverso dei sofisticati raccordi di dissolvenze che mitigano il passaggio tra due epoche diametralmente opposte.

Un bambino chiamato Natale Cinematographe.it

Zia Ruth è l’incarnazione del narratore onnisciente, che presenta la narrazione senza filtri alcuni, proponendo ai bambini (che sono poi gli spettatori stessi), una visione non parziale del viaggio di Nikolas. Quest’ultimo, al contrario degli intramezzi ambientati nell’epoca contemporanea, è caratterizzato da un’aderenza fotograficamente perfetta ad una visione onirica e fantastica di un’epoca passata immersa nella leggenda ormai dimenticata di un bambino che da solo è riuscito a riportare pace e felicità sia tra gli abitanti di Elfhelm, sia tra gli esseri umani.

Le riprese totali delle steppe ghiacciate sono potentissime, rese grazie a inquadrature dall’alto e panoramiche della Lapponia, Finlandia, Repubblica Ceca e Slovacchia dove è stato girato il film. La grandezza dell’angolo di ripresa potrebbe in qualche modo far scomparire la figura umana, inglobandola in uno spazio monocromatico e apparentemente asettico, ma il rosso cappello di Nikolas e la sua luce interiore risaltano tra il bianco della neve. La sua presenza centrale e simbolicamente portante dell’intero film è il filo conduttore tra due mondi opposti divisi dalle forze della natura.

Un bambino chiamato Natale: un piccolo gioiello da regalare sotto l’albero

Un bambino chiamato Natale Cinematographe.it

Se da una parte Un bambino chiamato Natale è una fiaba alternativa alla leggenda ormai consolidata di Santa Klaus, questa storia si presenta come un film fruibile da un pubblico eterogeneo per la sua connotazione esteticamente godibile e eccelsa: oltre alle sopracitate attenzioni fotografiche, bisogna notare come gli effetti digitali siano molto ben fatti e inglobati in un compositing invisibile, che rende questo film un piccolo gioiello di tecnica visuale e grafica. Il contenuto intrinseco della narrazione, la trasmissione di un senso profondo che aleggia in tutte le sequenze e che esula dalla riproposizione alternativa del mito del Natale, arricchisce ancora di più una fiaba perfettamente coerente e lineare e che denota maggiormente la portata incisiva di questo film. Bisogna poi riconoscere che l’attorialità, affidata a grandi nomi come Maggie Smith, Sally Hawkins, Jim Broadbent, Toby Jones e Kristen Wiig, fa da validissimo contraltare alla recitazione enfatica dei bambini protagonisti di questo racconto, primo fra tutti il protagonista.

La magia di un mescolamento perfettamente riuscito di tutti questi elementi, reso ancora più prezioso dalla metafora di fondo che si indirizza verso la rappresentazione dei buoni sentimenti che sono la speranza per un futuro migliore, rendono questo film un bellissimo regalo da scartare anche prima delle vacanze natalizie.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.6

Tags: Netflix