Un marito fedele: recensione del film Netflix di Barbara Topsøe-Rothenborg
I pericoli del (non) amore e il dramma della gelosia. Il thriller danese Un marito fedele ritrae una coppia mortale pronta a tutto pur di non mostrare le proprie fragilità coniugali. Dal 26 agosto su Netflix.
Di alti e bassi Christian e Leonora, la coppia protagonista del film danese Un marito fedele, su Netflix a partire dal 26 agosto 2022, ne hanno passati tanti come in ogni matrimonio. Sembrano il ritratto perfetto della famiglia borghese scandinava: lui visionario e affermato architetto ecologista, lei ex violinista con la passione per lo jogging, costretta a stare a casa per dedicarsi all’unico figlio prossimo al diploma, miracolosamente guarito da una grave malattia che sembrava incurabile. Impeccabili e trincerati in una villa elegantissima immersa nel verde, quell’apparente perfezione inizia tuttavia a scricchiolare quando la moglie comincia a sospettare della non fedeltà del marito, visti quei strani messaggi inviatigli sul cellulare nel cuore della notte.
È quando Leonora lo coglie in flagrante con la bella e giovane collega che Christian, deciso a lasciarla, si trova di fronte ad un aspetto finora inedito della consorte: da giovane forse, guidata dall’ossessione e dalla gelosia, è stata capace di uccidere ‒ tant’è che potrebbe farlo di nuovo, mossa certo dalle stesse ragioni.
Un marito fedele: matrimonio a pezzi e perfezione a tutti i costi
Narrato dall’ex poliziotto che ha indagato sul caso, in un flashback che ripiomba indietro nelle settimane antecedenti ad un omicidio che diverrà doppio nel giro di poco, Un marito fedele riprende le pagine del libro omonimo da cui è tratto, ‒ scritto da Anna Ekberg e pubblicato anche in Italia, ‒ per realizzare un thriller/crime che cerca di scrutare i rapporti disfunzionali di un matrimonio in pezzi, incapace di mostrare al mondo e a sé stesso le proprie fragilità. Se la fedeltà mancata sembra essere il tema dominante e il perno attorno cui ruota l’intero svolgersi degli eventi, è piuttosto la protezione della propria immagine morale e sociale a qualsiasi prezzo, e dunque l’occultamento delle proprie scabrosità indicibili, ad emergere come possibile riflessione meno banale dei misfatti coniugali.
L’amore malato e spietato in un thriller che convince a metà
A seconda infatti di chi dei due sente il bisogno di proteggersi dall’altro/a e di conseguenza da chi dei due coniugi appare a più riprese la vittima e chi il carnefice, Un marito fedele punta a (facili) svolte e agli inganni della percezione fra ciò che si ritiene verità e ciò che invece è pura illusione per portare avanti un thriller à la L’amore bugiado – Gone Girl che non riesce quasi mai ad incidere del tutto, risolto con blanda semplicità su alcuni punti chiave che avrebbero invece necessitato di maggior finezza e stupore, per questo destinata ad una visione poco memorabile e sufficientemente coinvolgente.
Marito e moglie, sconosciuti fino a quando non sarà più possibile esserlo del tutto, i protagonisti di Un marito fedele, interpretati dai rispettivi attori Dar Salim e Sonja Richter, sgretolano la falsa speranza di un idillio amoroso dagli esiti incalcolabili, mostrando il lato meno lusinghiero e più crudele, meno edificante e più imponderabile dell’amore (malato): sentimento bramato, conquistato, portato avanti a fatica, poi svanito nella ricerca del controllo dell’altro. Triste parabola comune di molte relazioni sull’orlo del fallimento, pericolosamente trascinate in una spirale di violenza.