Un padre: recensione del film Netflix con Kevin Hart
Una delicata commedia dai risvolti drammatici, ispirata a una storia vera, ci racconta il rapporto profondo tra un padre e una figlia.
Dopo una lunga attesa è arrivato in streaming Un padre (Faterhood), il nuovo film con protagonista Kevin Hurt uscito su Netflix il 18 giugno. Se pensate che la presenza del comico renda questo film una commedia, attenzione. La definizione perfetta della pellicola, infatti, è comedy-drama, perché se è vero che non mancano siparietti comici, la storia in realtà parte da un evento straziante che mette un uomo immaturo di fronte a un percorso in cui sarà forzato a crescere e a trovare il coraggio che pensa di non avere. Il racconto è molto intimo, e infatti è tratto dal romanzo Two Kisses for Maddy: A Memoir of Love and Loss scritto da Matthew Logelin, autobiografia in cui l’autore racconta della sua esperienza diretta di padre che cerca di guarire dalla perdita di sua moglie e contemporaneamente cerca di crescere una figlia da solo.
La storia, riadattata da Dana Stevens e diretta da Paul Weitz, è un susseguirsi di spezzoni comici e momenti emozionanti, mentre seguiamo il percorso parallelo di padre e figlia, che crescono imparando, grazie all’amore reciproco, che insieme possono affrontare tutto. Un padre quindi è una storia che abbiamo visto diverse volte sul grande schermo, ma che non per questo annoia. E se qualcuno potrebbe obiettare che oggi, nel 2021, non abbiamo bisogno di un film per ricordarci che un padre single può crescere benissimo una ragazzina da solo, noi ribattiamo che pur essendo nel 2021 certi argomenti non sono poi scontati. E che parlarne fa bene, anzi benissimo.
Un padre: una tenera storia di coraggio e di rinascita
Matthew (Kevin Hart) e Liz stanno per diventare genitori, e mentre fervono i preparativi scoprono che la piccola dovrà nascere in anticipo con un cesareo d’emergenza. Anche se tutto sembra procedere bene, Liz ha una complicanza e muore poco dopo aver dato alla luce la piccola Maddy. La vita di Matt è completamente stravolta dalla perdita dell’amata moglie, e come se non bastasse praticamente nessuno crede nelle sue capacità di genitore single. Matt infatti è conosciuto per essere un uomo immaturo, un eterno bambinone, e se sua madre ha fiducia nelle sue capacità, la suocera crede pochissimo in lui. L’uomo però non si arrende, e inizia un viaggio difficile e profondo in cui dimostrerà, agli altri e a se stesso, che è in grado di essere un genitore responsabile. E in effetti fa un ottimo lavoro, fin quando Maddy (Melody Hurd) cresce e inizia a notare la differenza tra la sua famiglia e le altre. Così Matt dovrà compiere un ulteriore percorso di crescita e decidere quale sarà la strada migliore per lui e per la sua piccola.
La difficoltà di essere genitori soli
Essere genitori single è difficile, anzi difficilissimo. Lo è per tutti, a prescindere dal sesso, ma in alcuni casi essere un padre single vuol dire dover affrontare una serie di pressioni e pregiudizi da chi si ha intorno. Soprattutto se il figlio in questione è una bambina. Certe volte succede anche che questa enorme carica di negatività contagi il padre single, convincendolo di essere indegno, non all’altezza, non in grado di dare alla bambina quello che serve. Questo è proprio quello che capita al nostro protagonista Matt, che il primo ad avere mancanza di fiducia in se stesso e nelle sue capacità di genitore. Un padre esplora proprio questo delicato argomento del padre single e, nel nostro caso, anche in lutto, e della sua difficoltà. Il film riesce a bilanciare saggiamente i due aspetti di una situazione che tanti, tantissimi padri si trovano ad affrontare.
L’aspetto comico non manca, nel film come nella vita, e Kevin Hurt è molto bravo a renderlo leggerlo senza sminuirlo. La bambina che non dorme, il famigerato cambio dei pannolini, l’incapacità nel farle i capelli quando è più grande sono tutti siparietti che smorzano il tono del racconto e che mostrano le situazioni più buffe che un padre single si trova a dover superare da solo. Ma non manca nemmeno il dramma di questo percorso, la paura a far entrare qualcuno nel piccolo mondo che si è creato, il terrore di non aver fatto le cose nel modo giusto, la schiacciante solitudine, il senso di inadeguatezza costante. Proprio per questo, Un padre è anche un racconto di formazione, l’evoluzione di un uomo che a un certo punto viene sommerso dai dubbi, ma che alla fine lo capisce che l’unica cosa che conta è l’amore che si dona ai figli. E questo lo può fare benissimo anche un genitore single, che anzi amerà il doppio anche per il genitore che non c’è più.
Kevin Hurt e la piccola Melody Hurd: una coppia che conquista
Se Un padre funziona, buona parte del merito è del duo protagonista. Kevin Hurt lo sappiamo, è bravissimo a fare ridere. Ma qui l’attore riesce a portare una profondità drammatica a cui non siamo abituati, e che una piacevole sorpresa. Impossibile non fare il tifo per il suo Matt e non empatizzare con lui. Quando poi la piccola Maddy crescere, siamo travolti dalla bravura e dalla simpatia della piccola Melody Hurd, uno scricciolo di attrice classe 2011 che porta una carica di energia irresistibile, e che riesce a trasmettere emozioni meglio di tanti attori adulti. Nel complesso Un padre è un film piacevole, toccante e divertente al punto giusto. Certo, sono temi che sono già stati ampiamente trattati e non è un’opera che cambierà la storia del cinema. Ma chi ha detto che ogni film debba esserlo?