Un ragionevole dubbio: recensione del film di Peter Howitt
Un incidente nella notte, vittime di omicidi apparentemente scollegati tra loro e un caso da risolvere: in Un ragionevole dubbio il giovane procuratore distrettuale Mitch Brockden dovrà fare i conti con tutto questo, in un film in cui la distinzione tra bene e male non sembra così netta
Un lavoro importante, una famiglia felice e una bellissima casa: Mitch Brockden (Dominic Cooper) ha tutto questo e vive una vita quasi perfetta. Ma quando una semplice serata tra amici finisce nel peggiore dei modi, la vita di Mitch sembra subire un brusco cambiamento. Questo l’inizio di Un ragionevole dubbio, il film diretto da Peter Howitt, dove il regista si diverte a passare dal bene al male con facilità, mostrando il lato migliore e peggiore dei suoi protagonisti.
Un ragionevole dubbio: il lato peggiore di ognuno di noi
Mitch Brockden è un giovane procuratore distrettuale, affermato e tutto d’un pezzo, pronto a qualsiasi cosa pur di far valere la giustizia. Ha una casa perfetta e una famiglia perfetta, con una piccola bambina appena nata. Eppure in pochi istanti, la sua vita sembra prendere una piega completamente diversa. Quando dopo una serata in compagnia dei colleghi, Mitch decide di tornare a casa in auto nonostante abbia bevuto, investe accidentalmente un ragazzo apparso sulla strada dal nulla.
Il ragazzo è ferito gravemente, quasi sicuramente in fin di vita, eppure Mitch non è sicuro di come comportarsi: farsi trovare dalla polizia ubriaco alla guida della propria auto e colpevole di un incidente, sarebbe un problema per la sua affermata carriera. L’uomo decide quindi di chiamare anonimamente e da un telefono pubblico i soccorsi, per poi abbandonare il malcapitato sul ciglio della strada.
Nella sequenza iniziale il regista mostra immediatamente quale sia il filone principale sul quale si basa l’intero film: la differenza tra bene e male, ma soprattutto quanto il lato peggiore di un uomo possa venire fuori nelle situazioni più complicate. Mitch è un ragazzo per bene, un avvocato addirittura, sempre pronto a battersi per la giustizia. Eppure, di fronte al pericolo, non esita a mettere se stesso davanti agli altri, a pensare al suo bene prima di quello del prossimo. Cosa è disposto a fare un uomo pur di difendersi?
Dopo l’incidente Mitch inizia a vivere in un continuo stato d’angoscia, con la paura che qualcuno possa scoprire cosa sia successo, finché un uomo viene fermato dalla polizia: nel suo furgone viene ritrovato il corpo dello stesso ragazzo che Mitch ha investito quella notte. Si tratta di Clinton Davis (Samuel L. Jackson): le ferite sul corpo della vittima e gli attrezzi rinvenuti nel furgone fanno pensare che sia stato proprio lui ad uccidere il ragazzo. Ma come è possibile? Seguendo l’esempio dei migliori thriller polizieschi, Un ragionevole dubbio, inizia così a lasciare vari indizi allo spettatore, che man mano comincerà a dubitare di tutti, fino alla scoperta finale. La mancanza però di veri e propri colpi di scena che tengano l’attenzione del pubblico sempre viva, non permettono al film di stupire del tutto.
Un ragionevole dubbio: manca ancora qualcosa
Il film di Peter Howitt, che tra l’altro ne firma la regia con lo pseudonimo di Peter P. Croudins, si inserisce perfettamente nel filone dei thriller polizieschi. Un genere molto diffuso e per questo motivo influenzato dai cliché. Riuscire a raccontare una storia intrigante, coinvolgente e che tenga con il fiato sospeso non è un’impresa semplice, soprattutto se il paragone è con titoli che davvero hanno fatto la storia di questo genere cinematografico. E Un ragionevole dubbio non riesce nell’impresa, o almeno non completamente. Il film di Howitt convince all’inizio, catapultando lo spettatore nel pieno dell’azione ma soprattutto facendolo immedesimare con il protagonista: Mitch infatti deve fare i conti con il conflitto interno che sta vivendo, dopo aver investito e poi abbandonato quel ragazzo.
La storia però poi si perde lentamente, allentando la presa e diventando sempre più prevedibile. I protagonisti non catturano più l’attenzione e nemmeno Samuel L. Jackson riesce a dare al film quella sua tipica scossa. Anche il personaggio di Clinton Davis è diviso: il suo passato tragico lo ha sconvolto profondamente e il suo comportamento è interamente condizionato da un trauma terribile che l’uomo è stato costretto ad affrontare. Ma il dualismo centrale tra bene e male mostrato all’inizio con la reazione di Mitch all’incidente, non viene fuori allo stesso modo con il personaggio interpretato da Jackson.
Un ragionevole dubbio ha tutte le premesse per riuscire ma, durante la visione, perde di mordente, lasciando lo spettatore leggermente insoddisfatto e non accontentando completamente le sue aspettative.