Un sogno per papà: recensione del film di Julien Rappeneau

Il rapporto padre-figlio è al centro della commedia francese di Julien Rappeneau.

Commedia dal sapore agrodolce, in tipico stile francese, Un sogno per papà di Julien Rappeneau sarà in sala a partire dal 5 dicembre. Il plot si basa su una graphic novel spagnola del 2014 Dream Team, di Mario Torrecillas e Artur Laperla, e racconta la storia del piccolo Theo (Maleaume Paquin) affettuosamente soprannominato Formica (Fourmi, in francese, da cui il titolo originale del film) e di suo padre Laurent (François Damiens).

Un sogno per papà, affrontare temi duri con leggerezza

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Il pretesto narrativo che dà il via all’azione è un provino che Theo sostiene con un procuratore dell’Arsenal. Nonostante il ragazzino si distingua per talento e tecnica, la sua statura (non è un caso che lo chiamino “formica”) lo penalizza, fino a farlo escludere dalle selezioni. Tuttavia, data l’enorme aspettativa che suo padre aveva su quella prova, Theo decide di mentire e di imbastire una grande messa in scena che l’avrebbe portato a frequentare, da là a poco, la prestigiosa scuola calcio della squadra inglese.

Questa bugia sarà la motivazione che porterà Laurent a rimettersi in piedi e uscire da un lungo periodo buio. L’uomo, infatti, dopo aver perso il lavoro ed essersi separato dalla moglie Chloe (Ludivine Sagnier), è sprofondato in vortice di alcolismo e depressione, diventando ormai del tutto inaffidabile. Un sogno, però, è quanto di più efficace per riscattarsi e, attraverso l’improvvisa occasione del figlio, Laurent si darà da fare per rimettere insieme tutti i pezzi scomposti della sua vita.

Un sogno per papà: un racconto dolce, forse troppo

Il nucleo della storia non sta tanto nell’aspetto calcistico, che costituisce una scusa, un espediente, ma nel rapporto padre-figlio che si sviluppa tra i due protagonisti. Come spesso accade in molta cinematografia che tratta questo tema, i ruoli tradizionali qui si invertono: è Theo a guidare il padre, a comprenderlo e a “educarlo”, mentre Laurent è completamente allo sbando e in preda alle proprie debolezza.

Tuttavia, il dolore che il bambino prova nei confronti del padre è smorzato da un’innata speranza che lo porta a credere nel genitore anche quando tutti hanno gettato la spugna. Unico altro personaggio che, per sua natura e professione, si trova a dare una seconda possibilità a Laurent è l’assistente sociale Sarah (Lætitia Dosch) con cui il protagonista intreccia un delicato love interest.

Il risultato, insieme all’inaspettato lieto fine, segue esattamente la strada che ci si aspetta, non facendo mancare allo spettatore quel sentimento di rassicurazione e positività tipico di questo tipo di film. Un sogno per papà, dunque, proprio nel suo essere quello che dev’essere, perde di mordente e finisce per non lasciare nello spettatore un ricordo permanente.

Un sogno per papà, un felice incontro di personaggi

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Questa prevedibilità si riflette anche in una regia piuttosto canonica, di totale supporto alle performance dei due attori principali. Da un lato, François Damiens è un volto noto della commedia francofona (lui è belga), di quelli che in patria bastano per attirare il pubblico. Dall’altro, il giovane Maleaume Paquin aveva già partecipato a una produzione anche più ambiziosa, Remi del 2018, e ha conciliato tre importanti esigenze produttive: sa recitare, sa giocare a calcio ed è abbastanza basso per essere credibile nel ruolo di Formica.

Insieme a loro, un cast di caratteristi e personaggi secondari abbastanza rodati, tra cui l’allenatore André Dussollier che altri non è che la voce narrante della versione originale de Il favoloso mondo di Amélie. Bella la caratterizzazione di ognuno di loro, che ci fa intuire con la giusta presenza nella storia (non invasiva, ma comunque chiara) il background e i conflitti interiori ai personaggi. Tra questi, il figlio dell’allenatore che vuole fare il pasticcere e il giovanissimo hacker che aiuta Theo a costruire la truffa dell’Arsenal.

Perdersi a Natale

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L’uscita in sala di Un sogno per papà probabilmente penalizzerà un film “piccolo”, destinato a perdersi nel mare di uscite natalizie. In effetti, nonostante i temi siano universali, questo rimane un film piuttosto legato all’affezione del pubblico agli attori, punto di forza che fuori dalla Francia perde di mordente. Pur nella sua definizione di “commedia francese”, che attira un certo tipo di spettatore, Un sogno per papà non tiene botta su quegli standard di ritmo e vivacità della sceneggiatura che rendono questo sottogenere così godibile.

Più divertente l’ultima metà del film, dove l’adrenalina sale un po’ grazie allo svelamento della bugia di Theo e all’apparente sconfitta di Laurent. Un film che si muove su frequenze medie, per poi risollevarsi, senza impennare eccessivamente, nella sequenza finale.

Un sogno per papà è al cinema dal 5 dicembre 2019, distribuito in Italia da M2 Pictures.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.7