Una intima convinzione: recensione del film di Antoine Raimbault
Il legal thriller francese, basato su una storia vera, torna al cinema il 30 luglio con Movie Inspired
La ricerca della verità può diventare un’ossessione tale da far vincere la convinzione sulla ragione? Parte da questa domanda Una intima convinzione, thriller dal tema legale diretto e ideato da Antoine Raimbault, qui al suo primo lungometraggio, per raccontare la storia di un vero caso di cronaca, l’omicidio di Suzanne Viguier e il relativo processo a suo marito Jacques Viguier, professore di diritto all’Università di Tolosa. Il regista trasforma la sua esperienza personale e dà a se stesso le sembianze di Nora, una giovane donna che si ossessiona così tanto da questa storia da perdere il contatto con la realtà, auto convincendosi dell’innocenza dell’imputato e facendo di tutto per trovare il modo di scagionarlo. È Raimbault stesso a raccontare come sia rimasto catturato da questa storia drammatica:
“Affascinato dal caso, ho partecipato a due udienze del processo Viguier e tra i banchi della Corte d’Assise ho conosciuto i figli che ha avuto dalla moglie Suzy, piombati nella peggiore delle situazioni, con la madre morta e il padre accusato di averla uccisa. Da un giorno all’altro ho avuto modo di vedere da vicino come funzioni il mondo della giustizia, ma ho assistito anche al calvario di una famiglia la cui condanna peggiore era forse lo stato di continua incertezza. Per me, il cinema ha il compito di riesaminare la realtà prendendo in considerazione diverse prospettive. Per tale ragione, ho deciso di raccontare un processo così singolare, di mostrare da vicino il funzionamento della Giustizia e di rappresentare l’universo delle Corti d’Assise, cercando di coglierne le complessità e il peso drammatico”.
Una intima convinzione: una donna in lotta contro il sistema
Il film racconta la storia di Nora (Marina Foïs), che dopo aver partecipato come spettatrice al processo di Jacques Viguier (Laurent Lucas) per l’omicidio di sua moglie – proprio come è capitato al regista – rimane colpita dalla storia e si convince dell’innocenza dell’uomo. Non solo: decide che dovrà provare questa innocenza a tutti i costi, arrivando a convincere convince il maître di un bar, Éric Dupond-Moretti (Olivier Gourmet), a testimoniare al secondo processo di appello in difesa di Jaques. Dimostrare l’innocenza dell’uomo diventa per Nora una vera e propria ossessione, un simbolo della sua lotta personale contro le ingiustizie, una fissazione così intensa che la porterà a sfocare il confine tra ciò di cui si è convinta e la verità dei fatti.
L’imporsi della convinzione sulla ragione
L’elemento più interessante di Una intima convinzione è il suo rispettare scrupolosamente gli atti reali del processo: al di là del personaggio di Nora, una sorta di alter ego del regista – tutto ciò che si mostra è vero, perché anche nella realtà si è fatto ricorso a una verità giudiziaria basata su voci e calunnie, poiché mancavano effettivamente delle prove concrete. Ed è proprio questo elemento che ha colpito Antoine Raimbault, che veste i panni di sceneggiatore: la facilità con cui, anche in un’aula di tribunale che dovrebbe essere il tempio della giustizia, si tenda a far valore più la convinzione che la ragione, più una verità scaturita dalla propria intima convinzione che una realtà oggettiva dei fatti. Il regista, insomma, vuole denunciare un sistema giudiziario che spesso sembra più cercare il colpevole a tutti costi, piuttosto che cercare la realtà oggettiva dei fatti, e lo fa tramite un caso emblematico che rappresenta, però, tantissime situazioni simili e molto frequenti sul territorio francese. Il risultato è un film d’inchiesta estremamente complesso, che ci fa entrare intimamente nella protagonista, ma anche negli altri personaggi della vicenda: la sceneggiatura è volutamente difficile e articolata, e la maggior parte dei dialoghi si svolgono nel tribunale, il luogo dove sono espressi tutti i dubbi, le accuse, le prove, le convinzioni. In generale, il carattere che Antoine Raimbault imprime al suo lavoro è fortemente formale e tutto, dalla fotografia curata da Pierre Cottereau e le musiche Gregoire Auger – limitate solo ai momenti di azione o suspense – , serve a denotare uno stile asciutto e impersonale. Il regista, con Una intima convinzione, non vuole convincerci di qualcosa, come racconta lui stesso questo non è un film a tesi:
“Le domande mi interessano più delle risposte. La sfida era quella di condurre lo spettatore alla riflessione. Sposando il punto di vista di Nora, durante la sua controindagine, gli spettatori avranno modo di sposare la sua convinzione prima di rendersi conto di come non abbia più prove degli accusatori di Viguier. Fondamentalmente, quello che emerge è come la ricerca della verità possa condurre alla pazzia e far dubitare chiunque. Nora dunque non incarna il fantasma di un giustiziere ma diviene il simbolo di una riflessione introspettiva sul pericolo delle nostre certezze.”
E proprio questa estrema introspezione e complessità diventa un difetto di Una intima convinzione: la pellicola è davvero molto complessa, il caso giuridico procede a ritmi serrati ed è piena di dettagli che necessitano una grande attenzione da parte dello spettatore, e un forte interesse per questo genere di film che possiamo definire legal thriller.
Una intima convinzione in conclusione
Il primo lungometraggio di Antoine Raimbault è un film complesso e articolato, da seguire con attenzione e che sarà particolarmente apprezzato dagli amanti del genere giudiziario. Grazie alle buone performance degli attori – soprattutto della brava Marina Foïs, fortemente in sintonia con Nora, e della star belga Olivier Gourmet – il film si guarda con discreto piacere, pur non apportando grandi novità al genere. Una intima convinzione uscirà nuovamente al cinema il 30 luglio 2020 con Movies Inspired.