Una notte al museo – La vendetta di Kahmunrah: recensione del film d’animazione Disney +
La vendetta di Kahmunrah tenta con pochi risultati di imitare l'opera originale.
Nel 2014 è uscito l’ultimo capitolo di Una notte al museo, iconica trilogia comedy con protagonisti Robin Williams, Rami Malek, Ben Stiller in coppia con Owen Wilson. Una saga terminata al suo meglio grazie alla rara combinazione di una storia unica e divertente, dialoghi brillanti e dinamiche tra i personaggi irresistibili. L’affetto con cui il pubblico ricorda la trilogia è il motivo che ha spinto Disney Plus, otto anni dopo, a riesumare il franchise con un nuovo film, questa volta d’animazione.
Una notte al museo – La vendetta di Kahmunrah ha come protagonista il figlio di Larry, Nick che nel primo film aveva solamente dieci anni ed è stato affidato alla direzione di Matt Danner che ha tentano, senza i risultati sperati, di riproporre le peculiarità dell’opera originale in versione animata. Il film è disponibile su Disney Plus dal 9 dicembre.
La trama
Una notte al museo – La vendetta di Kahmunrah si presenta come un simpatico spin-off sequel dell’oramai iconica saga cinematografica, un’avventura che ha come protagonista Nick – il figlio di Larry, il famoso guardiano notturno del Museo di Storia Naturale di New York – e tutti i personaggi più amati della saga come Teddy, Attila, Laaa, Giovanna D’Arco, la scimmia Dexter, Rexy e Jedediah.
Larry deve allontanarsi da New York a causa di un lavoro improvviso come guardiano al Museo Nazionale della Scienza e della Natura di Tokyo e sta cercando disperatamente qualcuno che lo sostituisca. Compito non facile in quanto tutti i candidati, dopo aver visto i reperti animarsi ed essere il bersaglio perfetto per gli scherzi di quest’ ultimi, scappano a gambe levate.
L’unica persona adatta a prendere il suo posto è il figlio di Larry, Nick. Tutti gli abitanti del museo credono che sia la scelta giusta e Larry sostiene che un lavoro estivo possa solo che fargli bene e possa aiutarlo a sbloccare il suo carattere timido. Nick, infatti, è il classico adolescente timido e impacciato che si può trovare in qualsiasi racconto di formazione tra i più classici, soprattutto tra i film e gli show pensati per un pubblico teen. Nick viene presentato come un adolescente imbranato: goffo, non riesce mai a leggere le intenzioni altrui anche se palesi a causa della sua bassa autostima.
Il suo primo turno di lavoro sembra filare liscio, ma quando si reca nel piano inferiore per chiudere il magazzino contenente reperti che è meglio non stiano a piede libero, si spaventa e non serra la porta. A prendere vita assieme agli altri è Kahmunrah, antagonista già del secondo capitolo della saga, che riesce a rubare la tavoletta che regola la veglia delle esposizioni del museo con l’obiettivo di dominare il mondo in un vago tentativo di competere con suo padre.
Una notte al museo – La vendetta di Kahmunrah è un teen movie che ha ben poco a che vedere con l’opera originale
Già la sinossi del film lascia presagire che la scelta principale del regista Matt Danner è quella di miscelare i personaggi della trilogia originale con elementi più classici dei teen movie.
Il problema principale di questa scelta è che non riesce a sostenere l’umorismo brillante dell’opera originale e, allo stesso tempo, non aggiunge nulla di nuovo. Una notte al museo – La vendetta di Kahmunrah è un copia e incolla di molteplici altri film con un protagonista insicuro il cui arco di trasformazione avviene più perché è un cliché piuttosto che per la buona scrittura del personaggio.
Le caratteristiche e le battute di Nick sono costruite attorno a uno stereotipo abusato, troppo vecchio e ridondante per catturare l’attenzione e il favore del pubblico, soprattutto se messo inevitabilmente a confronto con Larry.
Nonostante la struttura utilizzata strizza l’occhio alla narrazione dei precedenti capitoli, dopo la prima mezz’ora il film diventa piatto e monotono in quanto non riesce a ricreare quella stessa dinamicità, coinvolgimento e umorismo a cui i film precedenti ci avevano abituato.
Il problema del target di riferimento
Ad essere ben riusciti, invece, sono le animazioni e l’estetica dei personaggi. Il cast della trilogia torna sotto forma animata, un rimando molto apprezzato. A essere diverse sono, invece, le voci degli attori.
Nella versione originale inglese, il cast vanta nomi importanti che riescono a rendere tridimensionali battute e dialoghi che hanno il sentore di già sentito: Larry è doppiato Zachary Levi, il ruolo di Nick invece è affidato a Joshua Bassett, mentre Theodore “Teddy” Roosevelt è doppiato da Thomas Lennon che riesce a rendere onore al personaggio interpretato da Robin Williams in precedenza.
Sono passati otto anni da quell’ultimo film, e la notizia che il franchise avrebbe avuto un nuovo capitolo aveva alimentato molto entusiasmo da parte di una fetta di pubblico e molto scetticismo al resto degli appassionati.
Il maggior problema di questo nuovo capitolo è l’inevitabile baratro tra i due prodotti: la trilogia di Una notte al museo funziona per una brillante combinazione di personaggi divertenti, un umorismo genuino quanto geniale e un incipit creativo, assieme ad un cast unito che è sempre riuscito ad entrare nell’animo dei personaggi che hanno trovato il favore di una largo pubblico.
Una notte al museo non è mai stato solo un film per famiglie, ma una storia per tutti.
La vendetta di Kahmunrah, al contrario, non ha ereditato nessuna delle queste peculiarità e punta principalmente a un target molto giovane, principalmente bambini. Il tono generale del film richiama molto i cartoni animati di inizi anni 2000, un format oramai vecchio anche per i bambini di oggi.