Una Settimana e Un Giorno: recensione del film di Asaph Polonsky
Il film che ha stupito la critica al 69° Festival di Cannes sa amalgamare dolore e ironia, commuovendo, appassionando, divertendo e facendo del male allo spettatore.
Una settimana e un giorno è la nuova commedia rivelazione della Semaine de la Critique di Cannes 2016, per la regia di Asaph Polonsky. I protagonisti sono Shai Avivi, Evgenia Dodina e Tomer Kaponin. Il film del regista israeliano racconta il ritorno alla vita di una coppia, Eyal e Vicky, dopo la morte del figlio e dopo la settimana della shiv’ah, la settimana di lutto della tradizione ebraica.
La storia è molto semplice: il burbero Eyal stringerà un rapporto di inconsapevole e inaspettata amicizia, fumando marijuana con il figlio dei vicini di casa, che odia. Grazie a lui, riscoprirà il dovere di ricominciare e di ridere alla vita.
Asaph Polonsky con questo film non si eleva al di sopra dello spettatore e realizza un film umile, con personaggi della quotidianità e spazi comuni. Non vuole dire alle persone come si affronta un lutto: non esiste un modo giusto e uno sbagliato, ognuno lo affronta in modo diverso. Ed è proprio quello che fa il protagonista. Non va al lavoro, non è educato con chi non gli piace, non si nasconde, fa quello che vuole.
Il paradosso, qui, è tutto: commedia e tragedia si mescolano in una perfetta sincronia e spontaneità: una scelta fondamentale, che eleva il film e lo allontana da un genere per cui ne risulterebbe scontato e piatto.
Il grande valore aggiunto del film è l’ironia che deriva dalle interazioni umane. La storia, anche se tragica, viene raccontata in chiave comica e ironica impostando il tono già dalla primissima scena. Inoltre, sottolinea l’assurdità di una situazione in cui un uomo e una donna devono affrontare il dolore più grande di tutti. Dopo una settimana di shiv’ah per parenti e amici, Eyal e Vicky si prendono un giorno per se stessi. Il marito lo fa facendo quello che vuole e la moglie cerca di gestirlo e, contemporaneamente, capire come tornare alla quotidianità.
La sceneggiatura, curata dallo stesso Polonsky, è ricca e densa di emozioni, è coerente in ogni sua scena e sopratutto è maniacale nella descrizione psicologica dei personaggi, con dettagli, gesti e usi che arricchiscono il film.
Anche il cast è magnifico. Gli attori non forzano la comicità, tanto che non ci sono battute costruite nel film, ma le situazioni divertenti derivano dai gesti della quotidianità e dall’autenticità degli attori. Shai Avivi, protagonista del film, è magnetico: un personaggio completo, di cui capiamo la mentalità: burbero ma piacente e in fondo gentile. Evgenia Dodina, invece, fa da contrafforte per enfatizzare la forza comica di Shai: lei rappresenta la parte più razionale in modo eccellente. Il feeling che i due attori – di grande esperienza e molto stimati in Israele – riescono ad avere è sorprendente.
Una Settimana e Un Giorno è la dimostrazione di come basti una trama semplicissima e un messaggio chiaro per fare un ottimo film, che commuove, appassiona, diverte e fa male. Di certo non è una sorpresa che a Cannes 2016 sia stato uno dei film più applauditi!
Il film è in arrivo nelle sale cinematografiche italiane il 18 maggio 2017 distribuito da Parthenos.