Under 18 – Storie di sogni periferici: recensione del documentario di Carlo Lagreca
I sogni veri e mai marginali, quelli di Under 18 – Storie di sogni periferici, di una Roma più lontana e periferica che lotta per riaffermare la sua centralità.
Cos’è la periferia, e da quali sogni è abitata? Chi sono i ragazzi che nascono e crescono nelle periferie e che sogni hanno? Quali sono gli strumenti e le possibilità che la periferia offre nella prospettiva di un sogno in germe da creare e, possibilmente, realizzare? Raccordando le voci minorenni (di ragazzi, appunto, che non hanno ancora varcato la soglia dei diciott’anni) dei vari agglomerati urbani periferici romani di Tor Pignattara, Tufello, Alessandrino, Centocelle, Vigne Nuove, San Basilio, Corviale, il documentarista Carlo Lagreca (su scrittura dello stesso Lagreca assieme a Carlo Cantoni) con il documentario Under 18 – Storie di sogni periferici traccia una riflessione accorata e quanto mai attuale sulla periferia (romana) in quanto culla di una diversità culturale e concettuale che può, al pari di tutte le altre diversità, diventare anche ricchezza sociale e societaria sul quale costruire il sogno di un futuro migliore.
Dall’immagine di una bambina che soffia bolle di sapone passando per le tante voci dei ragazzi che abitano e muovono le periferie romane, Under 18 – Storie di sogni periferici, esprime la progettualità di un sogno che non soffre (o non dovrebbe soffrire) le barriere confinanti del luogo, ma che viaggia sempre di pari passo con la fantasia e la voglia infantile di aspirare a qualcosa di grande, lontano, e che racchiude però forse anche in sé quel concetto e progetto di realizzazione che appartiene innato a ogni essere umano.
Nei sogni più o meno gloriosi infilati in ideali di mestieri e professioni più o meno raggiungibili e iconici (dal meccanico all’astronauta, dalla truccatrice di Sephora alla casalinga, dall’insegnante alla psicologa, dal calciatore alla modella) Under 18 racchiude infatti quel percorso mentale e bambino che nasce lungo i bordi frastagliati di una periferia spesso sola e autoreferenziale e che fa fatica ad “accentrarsi”, che lotta tra necessità d’inclusione e politiche di emarginazione, ma che può crescere e maturare con la stessa potenza e lo stesso talento di una vita meno ‘decentrata’. Per farlo, però, ha bisogno di strutture di supporto e punti di riferimento in grado di colmare i vuoti materiali e culturali di realtà spesso fatte di grandi e anonimi agglomerati urbani mancanti della luce di un cinema o di un teatro, del calore di un libro letto in famiglia, di uno scambio partecipato e stimolante, di un edificio scolastico dotato di tutti gli strumenti necessari alla crescita, allo sviluppo e all’apprendimento. Ha bisogno di ritrovare un vocabolario ricco, generato da un impegno civile costante.
Under 18 – Storie di sogni periferici: un documentario tra ambizioni e speranze dentro e fuori il raccordo anulare
Sogno, ambizione e desiderio che si scontrano dunque con realtà ben più pragmatiche ma rudimentali, dove il luogo comune è quello di una nonna che resta sola e senza strumenti a badare ai suoi tre nipotini orfani di madre (morta di overdose) e di padre (in carcere). Storie di vite e realtà ai margini che inevitabilmente rallentano quando non spezzano la scalata al sogno, che si muovono tra le traiettorie confinate e confinanti di una città che (al pari di altre metropoli come Milano o Napoli) ha due marce, dentro e fuori il suo raccordo anulare, dentro e fuori dai suoi centri, e che genera aspettative e prospettive radicalmente diverse a seconda del quartiere in cui hai aperto gli occhi alla nascita.
In un documentario classico nell’impostazione, sobrio nello stile e forte nella voce del messaggio impartito, e che mescola testimonianze a immagini dei luoghi narrati, a voci e nessi di raccordo, Lagreca racconta quindi il (suo) sogno di riqualificazione della periferia, di rivalutazione della borgata quale luogo di ritrovo e incontro di una ricchezza culturale e popolare decentrata ma ugualmente centrale al disegno sociale e costruttivo di una città. Oratori, case famiglia, centri assistenziali, associazioni di volontariato e, soprattutto, la solidarietà trasversale della gente (una ricchezza troppo spesso dimenticata e sottovalutata), entrano così in gioco nel progetto di sostegno e valorizzazione di un sogno periferico che può diventare primario e sostanziale se ben sostenuto da idee concrete, da ideali e operatività di rilancio.
La strada di un sogno extraurbano che può diventare quindi centrale, attraverso un cambio di rotta costruttivo e determinato, che generi percorsi materiali e mentali tali affinché la periferia raggiunga e bissi le potenzialità del centro, o dei quartieri cosiddetti centrali. Una questione d’impegno civile stringente e necessaria che trova il suo “movente” nel valore più ampio di un’umanità da preservare e tutelare a tutti i costi, specie quando e se più fragile, “perché non si lasciano le persone così, a campà male, a vive male”.