Under Paris: la recensione dello shark movie Netflix
Under Paris è uno shark movie ambientalista senza nessun particolare effetto sorpresa: recensione del film Netflix.
Under Paris inizia come il più classico degli shark movie: in un bagno di sangue. Sophie (Bérénice Bejo) è una ricercatrice che studia il comportamento di diverse specie di squali. Durante una di queste missioni, il suo equipaggio (incluso suo marito) viene divorato da Lilith, un grosso mako di sette metri. Le sequenze d’azioni sono visibilmente accattivanti, anche se forse un po’ grottesche. Tre anni dopo la tragedia che l’ha colpita, Sophie è andata avanti con la sua vita, continuando ad occuparsi di difesa degli ambienti marini, ma i fantasmi del passato sono ancora lì fermi a perseguitarla. Poi, un giorno viene avvicinata da un gruppo di giovani ambientalisti che hanno monitorato le attività di Lilith e le mostrano una verità sconcertante: l’animale si trova nelle acque della Senna. Nello stesso momento, una squadra di triathlon si sta allenando proprio lì. Bisogna quindi ritracciare il grosso squalo prima che compia un’altra carneficina.
Under Paris: uno shark movie ambientalista
Fin da subito, il messaggio di Under Paris è chiaro: non è solo uno shark movie, ma un film ambientalista che ci spinge a fare i conti con una triste realtà attuale. I nostri mari sono in pericoli a causa dell’inquinamento e del cambiamento climatico. Gli squali, in particolare, sono tra le specie più a rischio di estinzione: i numeri citati nella pellicola sono (purtroppo) reali. Per spiegare il comportamento del mako Lilith, Under Paris scomoda Charles Darwin e la sua teoria dell’evoluzione. Il fattore scientifico verrà inserito più avanti nel corso della narrazione, ma seppur interessante, non ha alcun nesso logico con l’intera trama. Infatti, l’anomalia di Lilith non viene mai spiegata del tutto.
Under Paris è davvero Lo Squalo francese?
Il regista francese Xavier Gens (già dietro la macchina da presa per la serie tv Lupin) sfrutta al meglio gli effetti speciali in una sequenza d’apertura mozzafiato. Sott’acqua, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, il team di Sophie cerca di destreggiarsi tra un branco di mako femmine che stanno insolitamente nuotando intorno a un capodoglio rimasto incastrato tra i rifiuti di un’isola di spazzatura. Ben presto si rendono conto che qualcosa non va, e ne hanno la conferma quando Lilith, il grosso squalo mako che stanno monitorando, appare maestosa davanti a loro. Gli animali sono realizzati con la computer grafica, ma l’effetto visivo funziona perché inquietano veramente. Gens, però, non regala nessun effetto sorpresa, neanche suspense, e mostra tutto fin dall’inizio quando il mako comincia a seminare il panico tra i ricercatori.
Under Paris è già stato definito Lo Squalo francese per le evidenti similitudini di trama. Sophie, come Brody nel capolavoro di Steven Spielberg, cerca di convincere il sindaco di Parigi che la minaccia è reale, c’è davvero uno squalo che naviga nella Senna. Le autorità, però, non vogliono sentire ragioni poiché la città è in fermento per il triathlon e l’evento non può essere rimandato. Nel caso de Lo Squalo, il sindaco non voleva chiudere le spiagge per non danneggiare la stagione turistica estiva. Ovviamente il paragone tra i due è inesistente, in quanto Under Paris pecca nel creare la giusta tensione e svela tutto fin dall’inizio.
Under Paris: conclusione e valutazione
Under Paris mostra tutto nella sua premessa, non lasciando spazio alla suspense e all’emozione. Il film di Xavier Gens quindi, pur dotato di un bel messaggio ambientalista, si riduce ad essere un classico shark movie: buone le scene d’azione con lo squalo, anche se risultano spesso oltre i limiti e poco realistici (ci sono imprecisazioni sul metodo d’attacco del mako, così pure su alcune suo caratteristiche). Diverse cose non vengono spiegate e buttate lì al caso per riempire lo spazio, quando bastava restava lineare con la trama. Per gli amanti del genere, Under Paris sarà un film d’intrattenimento senza troppe pretese.