Underwater: recensione del film con Kristen Stewart
Kristen Stewart si inoltra negli abissi più profondi con Underwater, disaster movie di cui non si colgono né l'intrattenimento, né l'analisi del tema.
L’esistenzialismo e la catastrofe. L’interiorità e l’esplosione. Underwater è così: l’incontro di un piano superiore che muove i pensieri e le questioni in sospeso della protagonista assieme alla miccia incontenibile di un disaster movie dalle più classiche delle fattezze. A dirigere è William Eubank, che sceglie come viso e corpo del blockbuster acquatico il volto del modernismo cinematografico Kristen Stewart, da musa di Olivier Assayas, a migliore attrice del decennio per la Hollywood Critics Association, fino a questa sua nuova veste action che la vede passare dal reboot di Charlie’s Angels – in uscita in Italia a marzo – all’esperienza nei fondali più oscuri e inesplorati dell’essenza (dis)umana.
Mischiando mitologia marina all’annoso tema della deturpazione degli ecosistemiemi naturali, il film di Eubank sceglie altresì la via della citazione che si esprime nel connubio tra i classici cult The Abyss e Alien, vere gemme di un genere filmico da cui Underwater tenta di trarre a piene mani, ma che la confezione roboante e confusionaria del tutto fa malamente scivolare, tanto da confondersi con il restante ammassarsi di detriti e correnti, da cui personaggi e protagonista devono tentare di preservarsi.
Underwater – Il caos sott’acqua del film con Kristen Stewart
Sono i discorsi sulle dannose conseguenze delle trivellazioni nei fondali marini che interessano la trama di Underwater. La quale decide di non far ambientare lo spettatore al cambio di ambiente e all’esistenza sott’acqua della base americana, adottando uno stile di racconto in medias res che mette da parte la routine di una realtà dove il giorno e la notte, i giorni e i mesi smettono di avere gradualmente senso, mescolandosi vorticosamente nella testa dell’equipaggio e lasciando spazio solamente alla manutenzione di quella casa nascosta nelle viscere dell’oceano. Così, senza lasciare al pubblico il tempo di pensare, il film inizia tra onde invasive e sirene lampeggianti, stabilendo ovviamente l’andamento dell’intera pellicola, che da quel momento non arresterà nemmeno per un attimo la sua portata sincopata e muscolare.
Un’adrenalina che, però, rende scombinata l’intera operazione del blockbuster, un ammasso di metallo e infiltrazioni acquose che incidono negativamente tanto sulla narrazione degli eventi, quanto sulla qualità visiva del prodotto, che pur inseguendo un’ideale messinscena sporca e volutamente posta ad ostacolare la visuale dello spettatore, finisce solamente per risultare una soluzione dismessa e infruttuosamente caotica. Un elemento che incide nella composizione della pellicola, che reitera il caos della macchina da presa di Eubank, il quale cerca solo di integrare, fallacemente, le mancanze palesi appartenenti alla storia di Underwater.
Underwater – Né divertimento, né riflessione per il disaster movie di William Eubank
Una sceneggiatura che, nel conciliare una sorta di indagine e redenzione del personaggio di Kristen Stewart – esprimendone le riflessioni attraverso l’utilizzo della voce fuori campo, facendocela però dimenticare per sentirla riecheggiare soltanto nel calamitoso finale -, non offre nulla al filone in cui il film va per sua fattura inserendosi, ormai così evoluto e approfondito da non poter estrapolare nulla di interessante o meditativo dal lavoro di William Eubank. È la propria inconsistenza argomentativa a far soffrire maggiormente la pellicola, che deve scontrarsi con il suo genere, ben più avventuroso e avveduto, che della scelta del disaster movie ha fatto o grande show cinematografico o attenta analisi su come sono spesso gli uomini a scatenare le ire del sistema gobale.
Non potendosi aggrappare a nessuno dei due versanti, ma piuttosto ingarbugliandosi su se stesso mentre tenta di fronteggiare quelle misteriose acque torbide, Underwater stordisce senza però rendere partecipi, offusca i propri passaggi senza rendere chiaro dove si possano ritrovare il divertimento o le proprie azioni. Un film che annega inevitabilmente, non accennando nemmeno a voler lottare, preferendo abbandonarsi a quei mostri marini che dovrebbero, almeno, restituire la pace.
Underwater, prodotto da Chernin Entertainment e 20th Century Fox, sarà in sala dal 30 gennaio, distribuito da 20th Century Fox.