Biografilm 2020 – #Unfit – The Psychology of Donald Trump: recensione del film di Dan Partland

Con l'aiuto di psichiatri, sociologi e storici comparatisti, Dan Partland stila il profilo psicologico (e non solo) di Donald Trump, attribuendogli narcisismo, sociopatia, sadismo, xenofobia e misoginia.

Grazie ai proventi di un crowdfunding, Dan Partland riesce a riunire un gruppo di studiosi e professionisti della psiche e della Storia per realizzare un’analisi a tutto tondo del comportamento del presidente degli Stati Uniti: ne ricava un documentario più televisivo che cinematografico nel ritmo e nello stile in cui, anziché illuminare zone buie della mente di Trump, non fa che confermare quel che di lui si è mediaticamente sottolineato fin da subito, vale a dire che si tratta di un narcisista, probabilmente maligno, di un egomane sadico, xenofobo e misogino. Gli psichiatri intervenuti, tutti incravattati e inamidati, giustificano la loro presa di posizione dicendo che è possibile elaborare diagnosi senza conoscere personalmente il paziente e, anzi, sarebbe auspicabile dal momento che, nella relazione terapeutica, il paziente potrebbe mentire. Verrebbe da obiettare che, anche sul palcoscenico del potere, è possibile che un leader scivoli nell’autorappresentazione e che, quel che davvero è a riflettori spenti, resti comunque in parte sommerso.

Unfit: ritratto di un narcisista (patologico) al potere

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‘Unfit – The Psychology of Donald Trump’ è un’anteprima italiana

Motivati dall’imperativo etico di avvisare la nazione del pericolo che affronta nel mettersi nelle mani di un uomo disturbato, i professionisti della salute mentale interpellati dal regista asseriscono che a Trump è possibile diagnosticare un narcisismo maligno, in quanto i quattro parametri che permettono di individuare il disturbo lui li soddisfa tutti: il ripiegamento narcisistico, l’abitudine al gaslighting (indurre qualcun altro a dubitare della realtà così come percepita), la paranoia e la sociopatia. Gli argomenti utilizzati per suffragare l’inquadramento diagnostico sono, però, presentati approssimativamente, senza proporre alcuna lettura originale o anche solo articolata in modo complesso.

Benché in conferenza stampa Leena Pasanen, la direttrice del Biografilm, avesse espresso parole lusinghiere su #Unfit – The Psychology of Donald Trump, definito come uno dei titoli più interessanti della kermesse, il documentario appare ingenuo e grossolano nel modo in cui affastella le sue argomentazioni. Una storica chiamata a contribuire all’analisi del Presidente e compararne la figura con quella di Mussolini, afferma che nel 1919 in Italia le donne potevano già votare, ma nel nostro paese il suffragio femminile è conquista di due decenni e mezzo dopo. Un’inesattezza –  al 1919 risale una proposta approvata dalla Camera ma respinta dal Senato – affatto veniale, se si considera il rigore che il film pretenderebbe di avere. Al di là della deformazione ideologica, talvolta pretestuosa, di ogni dato presentato, la questione fondamentale è sempre relativa all’urgenza di un prodotto le cui finalità sembrerebbero civili.

Unfit: un documentario dalla vocazione civile che invita gli Stati Uniti a non cascarci di nuovo (con Trump)

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“Un dovere ammonire” è il motto che fanno proprio i numerosi professionisti e studiosi intervenuti nel documentario

Se è urgente, ancor più a seguito degli ultimi accadimenti di cronaca (la morte di George Floyd su tutti) e in vista delle elezioni presidenziali di novembre, indagare i meccanismi di radicamento del populismo machista e xenofobo di cui Trump è incarnazione, allo stesso tempo occorerebbe impostare la discussione problematizzando i principi cardine della realpolitik (l’agire del politico dev’essere soggetto alla morale o è pura prassi volta a garantire il benessere materiale di chi dal politico è governato?) e soprattutto chiedendosi prioritariamente perché sia proprio un presidente disturbato – e non un presidente dai tratti caratteriali più adeguati – a salire al potere, perché un popolo scelga di farsi sedurre, nonostante i numerosi moniti lasciati dalla Storia, proprio da chi possiede tratti psicologicamente disfunzionali, proprio da chi, come da titolo, è “unfit”, non idoneo.

Gli assoluti sono facili da circoscrivere, più difficile, come ci insegna Hannah Arendt, è insinuarsi nelle pieghe del male banale, del conformismo e del pensiero omologato, svogliato nel disporre le sue concatenazioni causali, e affrettato nel leggere i fenomeni di realtà. Trump è, con i suoi comportamenti deviati, sintomo di un problema sociale che, però, non rinviene la sua origine nella (finora non ufficialmente diagnosticata) psicopatia di Trump, ma in una perversione più profonda ed estesa, una vulnerabilità alla seduzione propagandistica che alberga anche nella più navigata delle democrazie. #Unfit – The Psychology of Donald Trump prova ad andare a fondo, ma i suoi tentativi di comprendere  il problema non riescono mai – ed è un peccato – a bucarne la superficie.

Regia - 2.5
Fotografia - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.5