Vaccini – 9 lezioni di scienza: recensione del documentario di Elisabetta Sgarbi
Nove uomini e donne di scienza (medici, semiologi, filosofi) rispondono, in modo eclettico e giocoso, alla domanda fondamentale del biennio 2020-2021: cosa sono i vaccini? Sono davvero la soluzione per uscire dalla pandemia in corso?
Il fatto che Vaccini – 9 lezioni di scienza di Elisabetta Sgarbi sia stato presentato a novembre 2020 al 37° Torino Film Festival e solo dal 7 aprile 2021 venga distribuito online grazie alla nuova piattaforma Nexo+ racconta già molto del contenuto e degli intenti dell’opera. In un momento storico di (pre)potente frenesia, in cui le opinioni e i punti di vista si modificano di ora in ora cambiando spesso radicalmente la propria polarità, la scienza resta – o dovrebbe restare – l’unica certezza da cui ripartire. La scienza ha un’autorità e ci dà il senso del rigore, oltre che della precarietà delle nostre posizioni.
Vaccini assume quindi i contorni di un’operazione divulgativa attorno all’argomento clou della pandemia di Covid-19, ovvero quella campagna di immunizzazione che ha scatenato e sta scatenando tuttora accesi dibattiti e discussioni. Il termine “vaccino”, inteso come preparazione rivolta a indurre la produzione di anticorpi protettivi, va quindi qui inteso anche in senso lato: è necessario proteggersi dal virus, certo; ma anche dall’ignoranza e dal qualunquismo, dall’idea che tutti possano improvvisarsi medici avendo letto i sintomi di una malattia sul Web.
Vaccini: come restituire centralità alla scienza
Alla domanda “Come mantenere l’autorevolezza del discorso scientifico in un mondo in cui ognuno può avere diritto di parola, anche per sostenere il falso?”, Elisabetta Sgarbi risponde intervistando per una manciata di minuti 9 eminenze della cultura italiana, suddivise abbastanza equamente tra dottori, filosofi e semiologi. Tra un pupazzo gonfiabile dell’Urlo di Munch, il modellino frenologico di una testa umana e un burattino di Pinocchio, si alternano le testimonianze “mediche” di Alberto Mantovani, Andrea Biondi, Gianpaolo Donzelli, Chiara Azzari e Roberto Burioni.
A loro è affidata la ricostruzione più pedagogica della situazione, sempre però da punti di vista umani e umanistici. Accade così che il sistema immunitario venga paragonato a una orchestra, in cui ogni singolo componente concorre per il benessere generale; o che i negazionisti / no vax / chi esprime confutazioni contro le verità della scienza vada ricondotto a un percorso di conoscenza come Pinocchio; o ancora che il giocattolo meccanico di un elefante giocoliere sia utile per la rappresentazione di come è strutturato un vaccino.
Il movimento è il respiro fondamentale della libertà umana
Ma Vaccini allarga lo sguardo anche ad un’osservazione socio-politica dell’ultimo biennio. A colpire sono le lezioni “filosofiche” di Massimo Cacciari, Anna Maria Lorusso ed Emanuele Coccia, fondate rispettivamente sulla volgarizzazione causata dalle nuove tecnologie, sul concetto di post-verità e sulla correlazione tra vaccinazione e paura dei migranti, intesa come terrore per la mescolanza dei corpi e delle culture. Se è vero che “Vaccinarsi non è un gioco” (come leggiamo in un cartello al termine del film, dopo i titoli di coda) è altrettanto inoppugnabile che chi emigra non lo fa per vezzo ma per necessità, per lavorare ed essere libero.
Uno spunto approfondito da Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, che nella sua parentesi ricorda come la bugia peggiore sia quella dell’invasione: nell’isola siciliana, in 27 anni, sono passate 350 mila persone, numeri molto diversi rispetto a quelli divulgati dai media. Ed è qui in fondo che si svolge il focus principale di Vaccini: che si tratti di informazioni su una pandemia o di dati sui movimenti dell’essere umano, siamo ormai quasi sempre di fronte a notizie sbagliate che spaventano la gente. È il bombardamento da news fasulle a generare mostri, ed è per questo che la prospettiva scientifica – mai dogmatica, mai onnipotente – resta la più potente e attendibile: perché è basata su rispetto, conoscenza ed esperienza.