Vecchie canaglie: recensione del film di Chiara Sani con Lino Banfi e Greg
"Nonno Libero" torna sul grande schermo come protagonista in Vecchie Canaglie, esordio della regista Chiara Sani. Al cinema dal 5 maggio.
A capo di una stravagante combriccola di vecchietti in Vecchie canaglie, Lino Banfi diventa il leader di un’operazione di salvataggio: la casa di riposo in cui vive è bersaglio della cinica proprietaria che ha deciso improvvisamente di vendere l’immobile.
L’esordio alla regia di Chiara Sani, Vecchie canaglie, scritto in collaborazione con Gabriele Baldoni e dedicato al padre della regista, è una commedia dalle sfumature follemente anacronistiche che sfiora la questione dell’ageism e delle difficoltà, troppo spesso ignorate, della vecchiaia con una cifra caricaturale e grottesca. Nel cast corale figurano Greg, Andy Luotto, Andrea Roncato, Pippo Santonastaso, Federica Cifola e la stessa regista. Una storia “a favore degli anziani” – dice la regista – raccontata con verve comica e qualche stravaganza alla Monthy Python.
Girato durante lo stop della pandemia da Covid-19, prodotto e distribuito da Orange Film, con il supporto del Ministero della Cultura e il sostegno della Regione Emilia-Romagna con Emilia-Romagna Film Commission, Vecchie canaglie è in sala dal 5 maggio.
Lino Banfi è l’anziano Walter in Vecchie canaglie, l’esordio alla regia di Chiara Sani
La casa di riposo Villa Matura è sull’orlo del declino. La proprietaria dell’immobile ha deciso improvvisamente di venderla all’asta (truccata!) a scapito dei suoi “inquilini”, una cricca di vecchietti che rimangono sgomenti di fronte alla possibilità di perdere il proprio nido e tutto ciò che hanno. Mossi dall’ardore del capobanda Walter (Lino Banfi) e dall’illecito pragmatismo del figlio (Greg), il gruppo di intraprendenti reagisce in modo inaspettato e imprevedibile, trovando nell’unione delle forze il coraggio di affrontare situazioni pericolose ai limiti della legalità e scoprendo, nel valore dell’amicizia, l’occasione di riscattare la propria fortuna.
Lino Banfi non scende dal ring
La commedia di Chiara Sani è un espediente narrativo per sensibilizzare le generazioni attuali circa il tema della vecchiaia e delle difficoltà che conseguono l’avanzare dell’età. “Anche i perdenti, gli emarginati, possono vincere” – dice Lino Banfi, con l’idea di promuovere una proiezione del lungometraggio destinata ai meno fortunati, se non altro per convincerli di non essere soli. La vecchiaia dovrebbe far paura a chi davvero ignora le conseguenze del disinteresse: Vecchie canaglie cerca di riscattare quella sensazione di finitezza che deteriora le speranze degli anziani, attaccando con ironia caricaturale e grottesca l’indifferenza beffarda del personale corrotto di una casa di riposo. La satira, appesantita da gag stantìe, tempi comici prevedibili, e battute già note al grande pubblico, non convince nell’intento di restituire la drammatica condizione di chi “attende davvero la morte come un disgraziato”, piuttosto appare svigorita da un forzato umorismo triviale, caratteristi anonimi e un plot che funziona limitatamente all’origine, come motore di un discorso più “profondo”. A spiccare, le interpretazioni del “nonno d’Italia” Lino Banfi e dell’attrice Federica Cifola nel ruolo di un “medico primario” dotato di incredibile, inaspettato, sex appeal.