Veleno: recensione del cortometraggio di Wes Anderson

Il quarto dei cortometraggi di Wes Anderson tratti dagli scritti di Roald Dahl e distribuiti in questi giorni da Netflix.

La tradizione letteraria che incontra la concisione del cortometraggio, brevi racconti che sfondano la parete cinematografica e si appropriano di una geometricità estetica inconfondibile; Veleno è il quarto ed ultimo dei cortometraggi diretti da Wes Anderson, tratti dai racconti di Roald Dahl e distribuiti da Netflix, in concomitanza con l’uscita al cinema di Asteroid City, ultima lungometraggio targato Anderson, presentato quest’anno, in anteprima, al Festival di Cannes. Dopo l’acquisizione, da parte della piattaforma, della Roald Dahl Story Company, è stato affidato al talentuoso regista l’incarico di trasporre in audiovisivo gli scritti dell’autore ed egli, dopo aver vagliato e scartato l’idea di comporre un’unica opera dal minutaggio per lui canonico, ha optato per realizzazioni di quattro opere brevi differenti. Dopo l’uscita de La meravigliosa storia di Henry Sugar, presentato fuori concorso all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e poi sbarcato su Netflix, sono arrivati in rapida successione Il cigno, Il derattizzatore e, appunto, Veleno, con Ralph Fiennes, presenza costante, scelto per interpretare lo stesso Dahl all’interno di ogni girato.

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L’ultimo tassello del puzzle

Veleno, recensione,  cinematographe.it

Con Veleno, Wes Anderson completa il puzzle ritrovando, oltre che il suddetto Ralph Fiennes, anche Benedict Cumberbatch, Ben Kingsley e Dev Patel, medesimi protagonisti de La meravigliosa storia di Herny Sugar. Il racconto narra questa volta la storia di Harry Pope (Cumberbatch), uomo che, stesosi a letto e convintosi di avere sotto al lenzuolo un serpente velenoso il quale, per timore di un suo morso, non gli permette né rumore né movimento, chiama a sé il sovrintendente Woods (Patel), in cerca di aiuto. Il suddetto, anche narratore del racconto, si rivolge a suo volta al dottor Ganderbai (Kingsley) in cerca di una soluzione.

Con quest’opera il regista non fa altro che rinforzare il concetto e, soprattutto, l’espressione artistica messa in atto con tutti e 4 i corti, da considerare giustamente come parte di un unicum, episodi giustapposti in maniera seriale. Tematicamente si riconnette ai precedenti grazie a quello sguardo sul rapporto conflittuale tra l’uomo e l’animale, intenso con un’accezione simbolica evidente e giostrato da 3 differenti personalità che, sotto l’occhio direttivo di Dahl, danno un quadro completo rispetto alla ricezione umana della minaccia e al conseguente timore.

Veleno: valutazione e conclusione

Dev Patel e Ben Kingsley cinematographe.it

Wes Anderson tratta il materiale di partenza con evidente ammirazione e devozione; il suo traslare lo scritto in immagine e in suono sembra applicarsi con minuziosa precisione, conservando un’impostazione narrativa in cui sono gli stessi personaggi e, saltuariamente, lo stesso Roald Dahl a raccontare al pubblico una storia, senza lasciare al non detto nemmeno gli incisi tra un discorso diretto e l’altro. Con Veleno e i suoi predecessori, quello che vediamo ci sembra di leggerlo; sulla poltrona che torna troneggiante ad ogni pellicola, più che Ralph Fiennes, sembra di rivedere lo stesso scrittore intento a liberare la propria fantasia per farla fuoriuscire luminosa, sonora. L’impatto estetico, dall’inconfondibile stile, ben si presta all’impostazione drammaturgica ricercata: spazi geometrici, precisi, sgargianti nei colori e dettagliatamente diversificati tra loro, quasi a ricomporre scenografie teatrali, mosse e raccordate proprio come se ci si trovasse di fronte ad un palcoscenico; il tutto è puro godimento per gli occhi, preziosismi stilistici che possono essere recepiti in maniera controversa ma che, in ogni caso, denotano l’enorme talento di Anderson accompagnato, come sempre, da eccezionali interpreti, incapaci di non adattarsi al contesto recitativo all’intero del quale vengono catapultati.

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Regia
Sceneggiatura
Fotografia
Recitazione
Sonoro
Emozione