Venezia 78 – La Scuola Cattolica: recensione del film di Stefano Mordini
Presentato Fuori Concorso nella 78ma edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, La Scuola Cattolica di Stefano Mordini racconta, senza orpelli né edulcorazioni, l'efferatezza del delitto del Circeo.
Dal romanzo Premio Strega di Edoardo Albinati, La Scuola Cattolica, Stefano Mordini firma la regia dell’omonima trasposizione cinematografica, una retrospettiva sull’infelice delitto del Circeo, avvenuto per mano di Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira tra il 29 e il 30 settembre 1975 sul litorale pontino. Vittime del delitto le giovanissime Donatella Colasanti e Rosaria Lopez.
Attirate nella casa di Villa Moresca, di proprietà della famiglia Ghira, le due ragazze furono torturate, stuprate, minacciate di morte e vessate dal trio capeggiato da Andrea, il più grande dei tre, fanatico di Jacques Berenguer, capo del Clan dei marsigliesi. Donatella Colasanti, creduta morta, e il corpo esanime di Rosaria Lopez furono ritrovati nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca in viale Pola da un metronotte che si era accorto dei rumori provenienti dalla vettura. A documentare il ritrovamento il fotoreporter Antonio Monteforte, che si recò sulla scena in tempo per riprendere il momento in cui la polizia aprì il bagagliaio. La donna morì nel 2005 a soli 47 anni, mai del tutto ristabilitasi a causa dei gravi danni psicologici subiti nel corso di quei due giorni.
Benedetta Porcaroli è Donatella Colasanti in La Scuola Cattolica, il film che racconta il delitto del Circeo
Il film ci porta all’interno dell’Istituto San Luigi, una scuola cattolica maschile riservata a studenti di estrazione borghese. Educazione, quartiere, scuola parificano e accostano le singole esistenze dei giovani, che li assurgono come imperativi categorici atti a giustificare la qualsivoglia azione criminale. Repressione, violenza, dissoluzione muovono i carnefici nell’esaltazione del dolore, della pena, del castigo per reprimere il peccato. La trama scelta da Mordini ripercorre a grandi linee ciò che accadde nella già citata notte del settembre 1975, dando rispettivamente a Benedetta Porcaroli e Federica Torchetti il volto delle sfortunate vittime (Donatella Colasanti e Rosaria Lopez), conosciute da tre carnefici (ex studenti) qualche giorno prima grazie ad un amico in comune, non presente al momento del delitto.
L’invito festoso a Villa Moresca si trasforma in un incubo straziante: due giorni di torture, soprusi e violenze dai quali solo Donatella Colasanti riuscirà ad uscire viva. A raccontare la tragica storia, nota anche come il massacro del Circeo, è l’ex compagno di scuola dei ragazzi, Edoardo, che nel tentativo di trovare un movente all’insania perversa del trio, tratteggia in maniera accurata la debolezza delle famiglie della borghesia romana, presto frangibili – come vetro – sotto il peso della vergogna.
Il Seme del Male: la Trinità Alternativa come strumento di formazione nel film La scuola cattolica
Tra le pagine più nere dell’Italia del dopoguerra, il film racconta il tragico delitto del Circeo, perpetrato per mano di tre giovani privilegiati della Roma benestante ai danni di due ragazze di estrazione sociale inferiore, residenti in un quartiere di Roma Sud. Con una regia minuziosa e attenta ai dettagli, mossa sapientemente in un quadro temporale dilatato che gioca sull’alternarsi di passato e presente, Stefano Mordini racconta gli avvenimenti che hanno condotto, nei sei mesi precedenti, al drammatico evento. La storia sorge all’interno di un contesto al limite del paradossale: nell’Istituto Cattolico San Luigi gli studenti sono educati ai valori cristiani, un’esigenza sentita dalle famiglie benestanti con l’obiettivo di tenere sotto controllo i figli. Tra riti di iniziazione, violenze collettive e risse, i giovani avverano un microcosmo dissoluto, una corporazione insana, perversa, malata mossa dalla convinzione che per diventare uomini adulti e consapevoli sia necessario subire, quanto generare il male, costante caratteristica dell’essere umano. Le traiettorie delle famiglie romane, apatiche, indolenti e passive, si scontrano ciclicamente ingaggiando una sfida nel territorio dell’ambizione, unica spinta emotiva dei giovani, divisi tra il rigetto della mediocrità e tendenze catastrofiche. Educati secondo una trinità alternativa e parallela alla morale cristiana – Persuasione, Minaccia e Punizione – gli studenti sono fratelli, amici della morte addestrati all’esercizio dell’aggressione. Mordini distrugge l’elogio alla follia servendosi di un ottimo comparto tecnico in grado di coinvolgere lo spettatore nei sinuosi abissi della storia. Una storia che tuttavia soffre notevolmente la carenza organica della stesura – a più riprese stantía e approssimativa – che fallisce nel delineare sommariamente eventi determinanti nell’esegesi del dramma.
Il film è al cinema dal 7 ottobre 2021, distribuito da Warner Bros. Pictures.