Venezuela, la maledizione del petrolio: recensione del film di Emiliano Sacchetti
Un documentario che ripercorre le tappe dell'attuale crisi venezuelana, alimentata da una cattiva gestione della ricchezza petrolifera e dagli scontri politici in atto tra il governo in carica e l'opposizione. In onda in esclusiva su History.
Il petrolio si sa è il combustibile che ha alimentato, alimenta e alimenterà ancora a lungo il “motore” del mondo, con buona pace delle energie alternative e rinnovabili. In quanto tale rappresenta di fatto per quelle nazioni che lo producono attraverso propri giacimenti una risorsa economica importantissima e in certi casi strategica. Ne sa qualcosa il Venezuela, per il quale il cosiddetto oro nero è stato e continua ad essere croce e delizia nell’esistenza di un’intera nazione. Prima della “rivoluzione bolivariana”, infatti, lo Stato sudamericano era afflitto da una malattia, o meglio da una maledizione, che a causa della dipendenza dal petrolio lo rendeva ricchissimo e, al tempo stesso, molto povero.
Ora il suo futuro è letteralmente appeso ad un filo destinato a spezzarsi da un momento all’altro, con uno dei Paesi più potenti e facoltosi del Cono Sur al centro di una crisi umanitaria senza precedenti: stritolato tra corruzione e povertà, sanzioni economiche e iperinflazione, è sull’orlo della guerra civile. Ma come si è arrivati a tutto ciò? A questa e ad altre domande prova a dare una serie di risposte il documentario di Emiliano Sacchetti, Venezuela, la maledizione del petrolio, che dopo la proiezione in concorso al FIGRA – Festival Internazionale di Grandi Reportage e Documentari su società, andrà in onda lunedì 30 marzo 2020 sul canale History.
Venezuela, la maledizione del petrolio: uno spietato resoconto della realtà attuale di un Paese sull’orlo del baratro
Un titolo, quello che accompagna l’opera del regista romano, che come una vera e propria lettera d’intenti riassume alla perfezione il DNA e le argomentazione al centro di quello che da lì a poco lo spettatore potrà vedere e ascoltare senza filtri e censure. Il play innesca un lucido e a tratti spietato resoconto della realtà attuale mediante uno spaccato di un panorama mondiale in mutamento diviso tra la crisi dell’imperialismo nordamericano e la ricerca di nuovi punti di riferimento. In tal senso, Venezuela, la maledizione del petrolio racconta l’hic et nunc di un Paese in caduta libera, un emblematico case-study di geopolitica internazionale in cui Stati Uniti, Russia, Cina ed Europa stanno misurandosi in nome del petrolio. Il film ci porta nelle strade di Caracas, lungo la frontiera con la Colombia e in alcuni dei barrios più violenti al mondo, intrecciando storie di venezuelani che sono stati costretti a partire (o che si rifiutano di andarsene) con quelle dei principali attori politici, economici e sociali del panorama internazionale. Su tutti gli stralci dell’intervista a Vilca Fernandez, attivista incarcerato per due anni nel quartier generale dei servizi segreti per incitamento all’odio e diffusione di informazioni false, arrivano come una scarica di pugni assestati con forza alla bocca dello stomaco del pubblico.
Attraverso testimonianze e pareri di esperti del settore, il documentario ripercorre le tappe dell’attuale crisi venezuelana, alimentata da una cattiva gestione della ricchezza petrolifera e dagli scontri politici in atto tra il governo in carica e l’opposizione. Mentre le superpotenze mondiali si schierano al fianco di Maduro o di Guaidó, seguendo i propri interessi personali, è la popolazione locale a fare le spese dei suddetti giochi di potere, in una crisi umanitaria senza precedenti. Ed è su questa che l’autore focalizza l’attenzione, esplorando a 360° la catena di causa/effetti che ha generato nel ventre malato del Venezuela un “mostro tentacolare” in grado di provocare quello che per gli economisti è il più grande disastro economico in periodo di pace degli ultimi 45 anni, con la seconda diaspora più grave dopo quella della Siria.
Venezuela, la maledizione del petrolio: documentazione a largo spettro è la missione di Emiliano Sacchetti
La narrazione asciutta e diretta caratteristica dei reportage d’inchiesta sul campo accompagna il fruitore di turno in un percorso storiografico che mette in fila gli highlights chiave che hanno portato il Venezuela sull’orlo del baratro. Nell’impianto architettonico della timeline si assiste giocoforza a un eccesso di didascalismo, qui reso necessario dalla natura e dagli intenti di un progetto che possiede un’anima e una propensione informativa che mette la regia e la confezione al completo servizio dei contenuti. Da qui l’esigenza di ricorrere all’uso non sempre necessario del voice over e dell’oversound al posto dei sottotitoli (nella versione italiana) nelle interviste per la fruibilità da piccolo schermo.
Tutto ciò al quale ad esempio Luca Bellino e Silvia Luzi o Oliver Stone, nei rispettivi La minaccia e South of the Border, avevano potuto e voluto fare a meno quando si sono approcciati alla materia in questione scegliendo entrambi – ma con modus operandi diversi – la figura di Hugo Chávez come baricentro del discorso. Figura, quella dell’ex Presidente, che Sacchetti al contrario ha chiamato in causa come tassello di un excursus tematico più generale. Questo fa di Venezuela, la maledizione del petrolio un’operazione meno circoscritta rispetto a quelle citate e dagli orizzonti argomentativi più vasti. Il che lo rende un prodotto di stampo più giornalistico, che non punta all’approfondimento ma alla notizia e alla documentazione a largo spettro.
Venezuela, la maledizione del petrolio è un documentario di Emiliano Sacchetti, prodotto da GA&A Productions, in coproduzione con Gruppe5/ZDF, in associazione con Arte. In onda lunedì 30 marzo alle 22.40 in anteprima su History (Sky canale 407).