Venom – La furia di Carnage: recensione del film con Tom Hardy e Woody Harrelson

Siamo onesti: poteva andare peggio. Venom – la Furia di Carnage prometteva un disastro. Soprattutto per via di quei leaks – ormai irrinunciabile strumento di passa parola sul web – che anticipavano un Venom ubriaco in discoteca. Il brividino lungo la schiena per via di una discrepanza inspiegabile tra la nota pericolosità del suono per il simbionte e il frastuono da dj sembrava segnare il punto di non ritorno. Sia chiaro: quella scena c’è davvero, e nulla la giustifica. Ma da sola non affonda il film, che si rivela una buona seconda scelta per una serata al cinema, dove sarà disponibile dal 14 ottobre 2021.

Venom – la furia di Carnage è un tentativo diverso, maggiormente completo e ricco del primo capitolo. Più Comedy, anche troppo). Più supereroistico, in senso netto; accademico. Una sceneggiatura classica che rivede il personaggio e lo porta in un mondo di ombre, alleati, avventure. Tutto con sufficiente chiarezza. Anche se con qualche accelerata di troppo e un paio di leggerezze. Ma proviamo ad andare oltre la discoteca, dove Venom – la Furia di Carnage prova a dare il meglio. E a volte ci riesce.

La Furia di Woody Harrelson

Venom - La furia di Carnage

Primo merito di Venom – la Furia di Carnage è di introdurre un cattivo degno di questo nome. Non il cartonato che (non) dominò il primo film. Qualcuno di cui (provare ad) avere paura. Carnage non è solo un mostrone tutta rabbia. Ha una sua tridimensionalità, anche se le ragioni del suo agire rimangono confuse.

Prima di Carnage è però Woody Harrelson a convincere. Il suo ospite, il serial killer Cletus Kaday, dona lo spessore necessario a tutto il film, che difatti inizia da lui impostando il tono delle vicende.

Lo incontriamo da adolescente, recluso nelle stanze buie di un’abitazione di fine anni Novanta. Ci ricorda perché Venom – la Furia di Carnage esca sotto Halloween. Un carrello lento accompagna la pioggia che batte sul prato incolto ci guida in un flashback dalle tinte horror. Aiuta anche una CGI più convinta, che gioca con le forme dei simbionti e dona spettacolarità all’insieme.

L’azione è in sé chiara e cerca in ogni modo di preservare le questioni psicologiche anche in mezzo alle esplosioni, dove è persino possibile baciarsi. Andy Serkis è un regista più abile del suo predecessore, Ruben Fleischer. Attento al terrore di Carnage poiché unica possibilità di ripristinare una forma di Venom credibile in quanto eroe e mostro dalle mille forme. Andy Serkis gioca con il fumo, lancia qualche testa e si prende lo sfizio di usare i poteri del simbionte per far volare una Ford oltre il livello del manto stradale. Protagonisti di questo balletto, che è poi una danza della morte, sono Cletus e l’amata Frances Barrison/Shriek (Naomie Harris). Allontanati da piccolissimi e ancora follemente innamorati, sono un piccolo Cuore Selvaggio pronto a bruciare la città. Lei nasconde però il potere capace di uccidere l’amato: un super-urlo ben più pericoloso di un disco da dj. Eros e Thanatos a banchetto.

È Woody Harrelson a dominare la scena. Anche se invita a riflettere sulla difficoltà di interpretare un serial killer psicopatico dal Joker di Heath Ledger in poi. Siamo ancora in scia a un film del 2008, ma d’altronde lo stesso produsse per decenni lo Psychopatico Anthony Perkins diretto da Hitchcock nel 1960. Riferimenti e rimaneggiamenti a parte, Harrelson sa bucare lo schermo e spaventare più di Carnage.

Venom – la Furia di Carnage è una terapia di coppia

Venom - La furia di Carnage

Venom è dunque prima di tutto un film di coppie. Il simbionte ed Eddie Brock vivono una romance tormentata. Metà di uno stesso insieme, non si sopportano ma non possono vivere l’uno senza l’altro. Arrivano a picchiarsi, a pretendere delle scuse. Venom vuole essere un eroe. E così avere una scusa per mangiare i cattivoni. Eddie rivuole invece la sua vecchia vita da giornalista di successo.

Litigano. Si lasciano. Si ritrovano. Si amano. Tutto secondo i canoni della commedia romantica, con tanto di finale sulla spiaggia per fare sentire a Venom “la sabbia tra le dita e il vento tra i capelli”. Il duo diverte, pur peccando di un’ironia che si reitera sempre uguale a se stessa. Eddie vuole una cosa, Venom il contrario. Bisticciano. La battuta è sempre quella, spesso giocata sugli equivoci tra la voce interiore di Venom e Eddie Brock che sembra parlare da solo. Tom Hardy tiene le fila di questo dialogo interiore. L’interpretazione conferma le trovate del primo episodio, portandole all’estremo in una slapstick che vede il povero Hardy cadere e arrabattarsi contro il nulla.

Come abbiamo anticipato, coppia è anche la controparte villain. Cletus Kaday vive infatti un amore morboso con l’amica d’infanzia prigioniera del centro per superumani Ravencroft. Il loro dolore anima la vicenda di un tono dark che si sublima nel matrimonio mortifero nella cattedrale gotica protagonista del finale. Un set d’interesse per uno scontro all’ultimo sangue preciso e convinto. Scatta persino la pioggia, che bagna la scena in un tripudio di cliché ben rievocati.

Ma l’intreccio delle coppie non funziona. E l’uscita a quattro (cinque, con tutti i Simbionti all’appello) non si giustifica. In particolare, Venom e Carnage non hanno ragioni di scontro. Carnage dichiara di odiare il simbionte che l’ha generato, senza però alcuna argomentazione. Carnage nasce infatti da un morso inferto da Eddie Brock a Cletus Kaday su stimolo di Venom. E tanto basta per metterli l’uno contro l’altro in una sorta di rapporto edipico irrisolto. Nulla a cui sia facile credere. L’elemento si somma alla confusione che i due film hanno creato sul funzionamento dei simbionti, che dovrebbe invece dominare la logica di questo universo narrativo.

Diverso è però il rapporto tra Eddie Brock e Cletus Kaday, che si combattono in virtù di un odio condiviso e giustificato. Cletus è infatti giunto a un passo dalla pena di morte per via di un articolo a firma Brock. Ragione che possiamo reputare sufficiente per scatenare la furia di un Serial Killer.

Un cinefumetto dai primi anni 2000

Venom - La furia di Carnage

Di Venom – la Furia di Carnage affascina un imprevisto stile classico. In verità già in nuce a un primo capitolo troppo timido per esporsi a tal punto.
È come un cinecomic dei primi anni Duemila. Uno di quei titoli ancora succubi delle atmosfere gotiche anni novanta. Dove persino “protettore letale” è un nome vagliabile da un eroe. Lo scontro finale tra Venom e Carnage (di cui non spoilereremo il risultato) ricerca un’epoca di supereroi urbani. La battaglia è ancora il tentativo di una lotta psicologica, e gioca sul rapporto Carnage-anticristo. Con un povero prete nel ruolo della carne da macello. Per capirci, ricorda la scena del primo Spiderman firmato Sam Raimi. Quando il Goblin di Willem Dafoe obbliga Zia May a finire una preghiera mentre la rapisce.

Venom – la Furia di Carnage non raggiunge uguale efficacia, ma si infila in quegli anfratti perduti del cinecomic parabolico e feticcio. Arroccato sui Gargoyles di città-specchio pronte a rapire la bella donzella. La bionda da salvare c’è davvero (Anne Weying interpreata da Michelle Williams), e chiude il cerchio di una messa in scena rispettosa della perduta dottrina cinefumettistica.

In Venom – la Furia di Carnage c’è un po’ di Spiderman

In vista dell’approdo di Eddie Brock in un universo narrativo più ampio e intrecciato, Venom – la Furia di Carnage costruisce assonanze con il mondo estetico di Spiderman. I salti tra i palazzi, gli sguardi sullo skyline e il ragno ucciso da Cletus Kaday sono elementi che si curano di un sottile filo rosso che lega il mondo dei simbionti all’eroe di New York. Ma anche la scena che vede Venom calare l’amata con un braccio che si allunga, e che tanto richiama momenti simili vissuti dalle amate Gwen Stacy o Mary Jane. C’è dunque una ragnatela a preannunciare lo scontro. Tra eroi, e tra case di produzione. Con Sony che apre ancora il proprio Universo Narrativo (a cui si aggiungerà presto il Morbius di Jared Leto) all’egemonia del Marvel Cinematic Universe, che già ha in leasing lo Spiderman di Tom Holland. Come Eddie Brock potrà incontrare il giovane ragno è tutto da scoprire.

Venom – La furia di Carnage, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros., è al cinema dal 14 ottobre 2021.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8

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