Very Good Girls: recensione del film con Dakota Fanning ed Elizabeth Olsen
Very Good Girls è un dramma adolescenziale profondamente tedioso e privo di qualsiasi spunto originale, mal scritto e peggio interpretato dalle protagoniste Dakota Fanning ed Elizabeth Olsen.
Very Good Girls è un film del 2013 scritto e diretto da Naomi Foner. Le protagoniste del film sono Dakota Fanning ed Elizabeth Olsen, coadiuvate da un notevole cast di supporto, che comprende Demi Moore, Clark Gregg, Richard Dreyfuss, Ellen Barkin, Peter Sarsgaard e Boyd Holbrook. Dopo la presentazione al Sundance Film Festival, Very Good Girls è passato brevemente nelle sale statunitensi nel luglio del 2014, ed è stato successivamente trasmesso in prima tv italiana nell’agosto del 2018 da Sky Cinema.
Lilly (Dakota Fanning) e Gerri (Elizabeth Olsen) sono due ragazze newyorkesi, amiche per la pelle e con un comune obiettivo: perdere la verginità durante la calda estate della Grande Mela, per poi presentarsi al college come donne più disinibite ed esperte. Il caso vuole che le due protagoniste si imbattano nello stesso ragazzo, l’artista di strada (Boyd Holbrook), per il quale entrambe si invaghiscono. Per Lilly e Gerri comincia così una stagione particolarmente tormentata della loro gioventù, fra insopprimibili passioni, sensi di colpa e le rispettive problematiche famiglie.
Very Good Girls: un maldestro dramma adolescenziale, privo di spessore e originalità
Fin dai primi minuti di Very Good Girls, abbiamo la chiara sensazione di trovarci di fronte a un film di rara piattezza e di disarmante banalità, in cui tematiche e personaggi vengono messi in scena senza il minimo approfondimento o una costruzione narrativa degna di questo nome. Difficile infatti capire quale fosse l’intento di Naomi Foner, al suo esordio dietro la macchina da presa. Un coming-of-age tutto al femminile? Un ritratto dei primi approcci al sesso ai nostri giorni? Un più semplice e scontato triangolo amoroso adolescenziale? Non lo sappiamo e probabilmente non lo sapremo mai, ma possiamo dire in tutta onestà che poche volte ci siamo trovati di fronte a un tale spreco di risorse e di validi interpreti.
Un’inconsistente Dakota Fanning e una Elizabeth Olsen platealmente fuori parte nel ruolo di adolescente danno vita a un teen drama del tutto amorfo e privo di spessore, che ondeggia senza costrutto fra toni e atmosfere diverse, senza mai trovare una propria strada. Dopo i primi ammiccanti minuti, intrisi di una sconfortante superficialità (“Stiamo per andare al college e siamo ancora vergini. Dobbiamo superare questo problema del cazzo”) e girati con un’insostenibile fotografia da videoclip, capace di banalizzare anche le superlative location di Brooklyn e Coney Island, veniamo infatti trascinati in un tedioso e insignificante dramma adolescenziale, maldestramente stemperato con il ritratto di due famiglie atipiche, inutili sia dal punto di vista dell’approfondimento sociologico sia da quello del mero intrattenimento. Davanti ai nostri occhi sfila allora una parata di star, tutte visibilmente in imbarazzo, impossibilitate a tratteggiare in pochi secondi su schermo dei personaggi minimamente credibili o interessanti.
Very Good Girls precipita nella più disarmante pochezza insieme alle protagoniste Dakota Fanning ed Elizabeth Olsen
Giunta a un vicolo cieco narrativo, Very Good Girls mostra finalmente la sua vera natura, prendendo la comoda strada del triangolo amoroso. Il risultato è catastrofico: quella che potrebbe essere una storia prevedibile e già vista e rivista, ma almeno frizzante e godibile, diventa una successione di sfibranti dialoghi e luoghi comuni, resa ancora più insostenibile dalle sconcertanti performance di Dakota Fanning ed Elizabeth Olsen. La prima cerca vanamente di camuffare la propria scarsa espressività in tormento interiore, non riuscendo a scalfire neanche la superficie del presunto conflitto di un personaggio in bilico fra problemi familiari e senso di colpa per un amore condiviso. La seconda tenta goffamente di mascherare la propria maturità rispetto al suo personaggio cimentandosi in un campionario di smorfie ed espressioni gergali che la rendono, se possibile, ancora meno credibile.
In tutto questo non c’è il minimo approfondimento né di un argomento complesso come i primi approcci al sesso né un dignitoso arco narrativo delle due protagoniste, che nonostante innamoramenti, drammi e rapporti rotti e poi ricomposti, rimangono sostanzialmente immutate dal principio alla fine. Lo stesso conflitto fra le due protagoniste per la loro comune cotta, che dovrebbe essere il fulcro di Very Good Girls, viene risolto con un’inaccettabile faciloneria, che travalica il confine del ridicolo involontario in un finale all’insegna di tarallucci e vino, che annulla anche quel flebile accenno di introspezione dei personaggi mostrato in precedenza. Le ragazze di Very Good Girls non sono né buone, né afflitte, né alla scoperta della loro sessualità; sono solo vuote maschere di un’imperdonabile pochezza di idee e contenuti, che nulla lasciano allo spettatore, se non la sensazione di aver assistito a un imperdonabile spreco di tempo e risorse.
Very Good Girls: un film fallimentare che non rende giustizia alle tematiche affrontate
Tirando le conclusioni, Very Good Girls è un film di cui, per una volta, non rimpiangiamo il mancato passaggio nelle nostre sale. Un progetto mal concepito e peggio realizzato, con una sceneggiatura priva di qualsiasi spunto originale e una messa in scena scolastica in ogni sua componente, che non rende giustizia né ai propri celebrati interpreti né agli importanti temi che cerca vanamente di affrontare. Secondo il celebre sito Box Office Mojo, fra i più autorevoli per quanto riguarda gli incassi al botteghino, a fronte di un budget imprecisato, Very Good Girls ha incassato poco meno di 7000 dollari. Nel caso in cui sia vero, per quanto ci riguarda sono anche troppi.