Viking Destiny: recensione del film con Anna Demetriou e Terence Stamp
Un prodotto di genere usa e getta, pallida imitazione di serie tv come Game of Thrones e Vikings, in cui l'unica nota positiva è l'interpretazione di Anna Demetriou.
Viking Destiny è un film fantasy del 2018 scritto e diretto da David L.G. Hughes, con protagonisti la debuttante Anna Demetriou, Terence Stamp, Paul Freeman, Murray McArthur, Martyn Ford, Will Mellor e Victoria Broom. In gran parte del mondo, il film è stato distribuito direttamente in Home Video, mentre in Italia è approdato in prima TV su Sky Cinema.
La principessa vichinga Helle (Anna Demetriou), è costretta a fuggire dal proprio regno, in quanto principale indiziata per l’assassinio di suo padre, nonostante sia innocente. Ad aiutarla in questa fuga disperata è il dio Odino (Terence Stamp), che si mostra a Helle dandole preziosi suggerimenti per la sua sopravvivenza. Attraverso l’esperienza acquisita nel corso della sua avventura nella natura selvaggia, Helle sarà pronta per riconquistare ciò che le è stato ingiustamente sottratto.
Viking Destiny: una pallida imitazione di show come Game of Thrones e Vikings
Fin dai primi minuti, è chiaro anche allo spettatore meno smaliziato che Viking Destiny non è altro che un prodotto low budget privo della minima aspirazione, se non quella di attrarre il pubblico temporaneamente orfano di show televisivi di successo come Game of Thrones e Vikings. Gli approfondimenti sulle gesta dei guerrieri norreni e la caratterizzazione dei personaggi secondari lasciano così il posto a un mediocre prodotto di genere, che per la povertà di idee, di mezzi e di sguardo sembra provenire direttamente dalla tv generalista di inizio anni ’90, ovvero prima che la cosiddetta golden age della seralità televisiva arrivasse a scombussolare la nostra fruizione delle produzioni audiovisive.
L’esile e non propriamente originale trama, alla base di tradimento e complotto, fallimento e risalita, non è altro che un collante a una serie di modeste battaglie, inframezzate da sequenze rurali non sempre significative ai fini della trama e dalle apparizioni di personaggi secondari, come quelli di Timo Nieminen e Terence Stamp, che si fanno notare rispettivamente soltanto per qualche scena cruenta e per esagerati aforismi come “Un giorno di dolore è più lungo di un anno di gioia” o “Il sonno è il cugino della morte”, più vicini al ridicolo involontario che a un’efficace costruzione della tensione narrativa.
Viking Destiny: un prodotto di genere usa e getta, reso meno sgradevole dalla solida performance di Anna Demetriou
A salvare Viking Destiny dallo sfacelo totale e dagli abissi della propria sceneggiatura è soprattutto la sorprendente protagonista Anna Demetriou, che sfrutta il ruolo cucito su misura per lei, rivelandosi un’eroina decisamente meritevole e stravincendo il confronto con interpreti ben più quotati come Terence Stamp e Paul Freeman, entrambi visibilmente in imbarazzo e desiderosi soltanto di timbrare il cartellino e incassare l’assegno a fine produzione. Non totalmente da disprezzare la fotografia di Sara Deane e la regia di David L.G. Hughes, che, pur manifestando tutti i tipici limiti dei prodotti televisivi di terza fascia, come l’artificiosità dell’immagine o la povertà della scenografia, riescono a non scivolare nel baratro, traendo il meglio dalle location naturali e rimanendo nei limiti della dignità per quanto riguarda trucco e costumi.
In conclusione, Viking Destiny si dimostra niente di più che un mediocre film fantasy usa e getta, incapace di andare al di là di qualche strizzata d’occhio ai capisaldi del genere e di una trama già vista e rivista in produzioni di questo tipo. Ci restano così solo una pallida imitazione delle atmosfere che hanno fatto la fortuna di questo genere e la positiva performance di Anna Demetriou, che speriamo di vedere al più presto coinvolta in produzioni più ricche e ambiziose.