Vinicio Capossela – Nel Paese dei Coppoloni: recensione

«Chi siete? A chi appartenete? Cosa andate cercando?». Queste sono le domande che Vinicio Capossela srotola come un fil rouge, o un leitmotiv, nel suo film Vinicio Capossela – Nel Paese dei Coppoloni, diretto da Stefano Obino, prodotto da laeffe in associazione con PMG e LaCupa e distribuito da Nexo Digital, il 19 e 20 gennaio. Domande già assorbite dal lettore de Il Paese dei Coppoloni, libro pubblicato l’anno scorso dall’artista e ora divenuto un film, che fa così da ponte verso il nuovo disco, “Canzoni della Cupa”, che uscirà il prossimo marzo, un vero e proprio giacimento di culture.

Un viaggio onirico e musicale per ri-conoscere: Vinicio Capossela – Nel Paese dei Coppoloni

Capossela indossa i panni pesanti, stravaganti, affabili e amorevoli del narratore-viandante, figura eterna e misteriosa, attenta e genuina, esploratore e al tempo stesso guida nelle «terre dell’osso» dell’Alta Irpinia, «tra trivelle petrolifere e case abbandonate, pale eoliche e vecchie ferrovie, boschi, animali selvatici e paesaggi incontaminati». Un viaggio onirico, incredibilmente poetico, ma vero e d’impatto, alla ricerca di musica e musicanti, di canti transumati: perché la musica è quel linguaggio universale che sa descrivere il particolare, sa scavare nel profondo di genti, luoghi, abitudini, miti. Proprio i miti dai quali spesso Capossela organizza il suo racconto, come per il fiume taurino cantato da Ovidio, miti che in luoghi come questi si capisce non essere qualcosa di arcaico, da ricordare o tramandare, ma «una dimensione altra che ci accompagna continuamente e non è separabile dalle nostre vite», come spiega l’artista, quindi non qualcosa da ri-scoprire, ma ri-conoscere. Le figure che il viandante incontra appartengono a un presente che la maggior parte di noi si lascia alle spalle, in luoghi ed elementi che posseggono ancora una voce, se ci fermiamo ad ascoltarli. E quello che fa Vinicio Capossela nel suo Paese dei Coppoloni – un Paese che può apparire incrostato nelle rughe del tempo ma che invece è ancora reale, perché «da qualche parte deve essere, dato che a partire dal titolo, in questo film – documentario ci stiamo andando» – è ri-conoscere questi suoni, canti, voci, dialetti, da accompagnare insieme alla sua musica, suoni diegetici che incontrano esibizioni e sono incorniciati dalle nuove canzoni dell’album in uscita, frutto di lunghi anni di ricerca, che già nel film trovano la loro calda ‘tana’ perfetta, dando un’intensità e una sincerità disarmanti.

Vinicio Capossela – Nel Paese dei Coppoloni è un film, un documentario visivo che sfiora la ricerca dell’etnografia visuale, un’esperienza in cui il tempo sembra fermarsi, in cui ci troviamo immersi in una fotografia superba ‘da film’, ma che è la realtà, dura ed eclatante, popolata da persone – per lo più anziani – con i loro soprannomi (perché, ci dice Capossela, «quello che ho sempre amato di più della cultura popolare paesana è proprio il riscrivere il mondo in una maniera diversa»), il loro dialetto, i loro canti di chiesa impiastricciati di latino. Ci sono gli animali, come i cani che girovagano nei campi o quelli che popolano i boschi di notte e ti fanno trovare quelli che hai in te: perché è anche questo l’uomo, un guazzabuglio di animali, ognuno con il proprio verso, il proprio suono, la propria voce. Un passo dopo l’altro, l’occhio e l’orecchio del narratore-viandante ci trasporta nei paesaggi e nelle espressioni della terra, «che è il vero basso continuo di tutto». Una terra che per Capossela acquista il significato di una parola tedesca, che non esiste in italiano: Heimat. Heimat non è solo la patria (per quella c’è la parola tedesca Vaterland che ha un concetto ideologicamente più forte e pericoloso), è qualcosa di materno, è «il sentimento in cui ci si sente “a casa”; ma è una casa da cui ci si è separati, ed è dunque perduta. Il concetto spaziale tende a spostarsi sul piano temporale». Vinicio Capossela – Nel Paese dei Coppoloni diventa proprio per questo un racconto che ha del meraviglioso, perché è l’unico luogo temporale che può contenere l’infanzia del mondo del mito. Un racconto che, attraverso la sua lingua e i suoi canti transumati, attraverso le parole del poeta-cantore Vinicio, permette di essere raccontato e ri-conosciuto: perché «i canti sempre percorrono la terra e cambiano pelle e lingua, ma non il moto dell’anima che li ha generati».

Lasciate fermare il tempo per un’esperienza gnoseologica e nostalgica con Vinicio Capossela – Nel Paese dei Coppoloni, al cinema il 19 e 20 gennaio 2016. Trovate qui l’elenco delle sale in cui sarà distribuito da Nexo Digital.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.1
Sceneggiatura - 3.3
Fotografia - 3.8
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3.2

3.5

Voto Finale