Vita da gatto: recensione del film di Guillame Maidatchevsky
Con Vita da gatto il regista Guillame Maidatchevsky si allontana dalla sua poetica, realizzando un film emozionante e carico di tenerezza.
Vita da gatto è il nuovo film di Guillame Maidatchevsky, da sempre interessato a tematiche ambientali e alla rappresentazione delle specie più diverse di animali. Distanziandosi sia dalle specie selvatiche che da paesaggi che questa volta sono sfondo e non protagonisti, Vita da gatto è un film più intimo e che analizza tanto l’essere umano quanto gli animali, in questo caso un gatto. Con una giovanissima straordinaria Capucine Sainson-Fabresse, un gatto delizioso e una serie di personaggi secondari che rendono l’assetto narrativo equilibrato e compatto, Vita da gatto arriverà in sala il 18 aprile 2024.
Vita da gatto è un concentrato di emozioni
Guillame Maidatchevsky torna a concentrarsi sugli animali, scegliendo questa volta la specie dei felini, focalizzando l’attenzione su un gatto e spostando l’ambientazione in una città. La spettacolarità che aveva contraddistinto i precedenti lavori come Kina e Yuk alla scoperta del mondo o Alio – Un’avventura tra i ghiacci, dove oltre a trattare di animali selvatici come le volpi artiche, i lupi, le renne o gli orsi, qui cede il passo al racconto intimista, scegliendo una tipologia di animale che è sempre più comunemente associato all’idea di animale domestico. Ma al tempo stesso decide di narrare un trasferimento, che nel film è il vero punto di svolta del racconto, che porta la piccola Clémence e l’adorabile Rroû a vivere a contatto con una natura che non ha davvero nulla a che vedere con la vita tranquilla e cittadina che offriva loro Parigi. Se sullo sfondo la tematica sembra abbracciare il processo di crescita di una bambina che si ritrova a dover affrontare dolorosi cambiamenti, anche l’evoluzione di Rroû va di pari passo.
Se Clémence dovrà capire e accettare che il mondo degli adulti ha, per i suoi giovanissimi occhi, un modo di operare e ragionare che appare veramente assurdo, Rroû si ritrova a scoprire la sua natura più selvatica, da un lato predatrice, dall’altro simbolo primario di indipendenza. Ciò che Maidatchevsky realizza è un qualcosa lontano dalla maggior parte dei suoi prodotti, che punta sull’animo umano, sulla connessione che si crea tra essere umano e animale, riuscendo a rappresentare entrambi con la giusta attenzione e senza essere eccessivamente sentimentale o languido. Vita da gatto non abbandona quella sensazione di vuoto e solitudine che, senza preavviso, Clémence si trova ad affrontare e cioè la separazione dei suoi genitori. Emozioni e turbamenti che in parte somigliano all’allontanamento di Rroû quando scopre un mondo del tutto nuovo, dove incontra altre specie di animali, dove si trasformano rumori, odori e paesaggi, dove niente assomiglia a tutto ciò che conosceva.
La natura felina
Se il personaggio di Clémence sa cosa troverà nella sua casa in campagna, per Rroû è tutto da scoprire. Lo si segue così attraverso un film che parla di scoperta e assimilazione anche di abilità, modalità e attitudine a un ambiente pieno di insidie, ma anche ricco di meraviglie nascoste. Scegliere un gatto e presentarlo tanto affettuoso quanto predatore si rivela una scelta ineguagliabile; se ne vede così l’indole territoriale, a volte diffidente, in cerca dapprima di cibo e protezione e sviluppando poi nel tempo con l’essere umano un vero e proprio rapporto di affezione. La dolcezza e la tenerezza felina, unica e particolare, Vita da gatto la lega, con veridicità, al bisogno del gatto di libertà, all’istintiva comprensione di riuscire a sopravvivere anche contando solo su se stesso. Maidatchevsky mostra così lo sfaccettato interessante temperamento di un gatto, spostandolo tra due mondi molto diversi, non cadendo così nelle stereotipo o rappresentando l’animale in questione come dipendente dall’essere umano. Perché, trattandosi inoltre di un felino, il rischio di darne un’immagine erronea raccontandone solo i lati affettivi e romantici era sicuramente presente.
Vita da gatto: valutazione e conclusione
Vita da gatto è contraddistinto da una forte aderenza alla realtà, da un rapporto tra essere umano e animale che acquista veridicità e che supera innumerevoli ostacoli. Un film per tutti che non sfugge anche a un’indagine più psicologica di ciò che la protagonista deve affrontare: cambiamenti o difficoltà che possono essere più complessei o più quotidiani e che anche grazie alla presenza di Rroû e alla consapevolezza di non poter controllare tutto, potrà cercare di accogliere tutte quelle novità alle quali non era pronta. Vita da gatto è un film sicuramente molto dolce, con un gatto meraviglioso e una protagonista adorabile, ma che si pone anche un obiettivo complesso: suscitare un riflessione sull’apparenza spesso ingannevole e i conseguenti giudizi affrettati che si danno su persone, situazioni o animali; un messaggio che interessa tanto gli animali in questione quanto gli esseri umani e che rende il film un ottimo prodotto per tutti.
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