Vittoria: recensione del film

Un inno all'amore e alla genitorialità, Vittoria di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman è al cinema dal 3 ottobre 2024, distribuito dalla Teodora Film.

Vittoria è la storia vera di Jasmine e Rino, interpretati da Marilena Amato e Gennaro Scarica, non solo attori, ma anche soggetti reali della storia raccontata nel film. I registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman scelgono attori non professionisti per il loro terzo film, terzo prodotto girato a Torre Annunziata. Vittoria, prodotto dalla Zoe Films, dalla Sacher Film, in collaborazione con Rai Cinema, Ladoc e Scarabeo Entertainment, in particolare da Lorenzo Cioffi, Giorgio Giampà e Nanni Moretti, è il racconto di un’adozione, del desiderio di una madre di 3 figli maschi, di avere una figlia femmina, e di scegliere l’adozione. Una donna pronta a tutto per realizzare questo sogno, mossa dalla determinazione, e dall’amore. Vittoria è al cinema dal 3 ottobre 2024, distribuito dalla Teodora Film.

Vittoria fa piangere e sognare: un inno all’amore e al senso di maternità

Vittoria - cinematographe.it

Vittoria è un film commovente, carico di umanità e cristallizzato in una realtà che è quella di Torre Annunziata, che da sfondo si trasforma in un’immagine diversa, sensibile e poetica di una città situata nella parte più interna del golfo di Napoli: da una parte il Vesuvio, dall’altra il mare. Quest’atmosfera elegiaca, romantica e suggestiva di un territorio sempre più teatro di film e serie televisive, acquista qui la connotazione che lo lega all’intero spirito del film. La vocazione, simile alla vera e propria ispirazione, che solo con profondo istinto materno si può tradurre, arriva dall’interno: è oltre il desiderio, oltre la volontà, oltre la necessità. L’amore che filtra e poi esplode dirompente dagli occhi della protagonista Jasmine è qualcosa che ha l’esigenza di essere trasmesso, offerto e donato a chi ne ha più bisogno.

Il sogno di essere madre della protagonista si coglie in ogni gesto e momento, in ogni parola e in ognuna delle difficoltà con cui lei e il personaggio di Rino si interfacciano. Dalla burocrazia ai requisiti, fino alle spese che occorrono. Che l’adozione sia un processo estremamente lungo e difficile e che l’intero percorso sia denso di ostacoli, è qualcosa di noto, ma vederlo e percepirlo attraverso 2 persone che l’hanno realmente vissuto ha un impatto differente. La scelta dei registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman non poteva che essere più indovinata, perché tra ricordo e consapevolezza, le due figure protagoniste sono un mix ineccepibilmente equilibrato di semplicità, dolcezza, spontaneità ed energia. Vittoria fa entrare dentro la famiglia, dentro il lavoro e all’interno dell’unione di una coppia che si ama, che ama i propri figli e la propria vita, ma alla cui unica donna manca qualcosa.

Essere genitori

Vittoria

La maternità inespressa nei confronti di una figlia femmina è il punto di arrivo della strada di Jasmine come donna, come essere umano e come madre. Il film sceglie di non indagare da dove derivi o perché sia improvvisa, ma ragiona, con fermezza e delicatezza, senza giudicare, sul senso stesso dell’adozione. Nel film i dialoghi citano frasi come “il figlio è di chi lo cresce, non di chi lo fa” oppure “abbiamo già 3 figli nostri”, o anche “questi bambini non sono mai stati abbracciati” che fanno luce e aprono scenari su tutto quel mondo che è dietro la scelta e i successivi tentativi di adottare. Vittoria appassiona nella forte empatia che si sente con ogni membro della famiglia di Jasmine, dove ognuno ha il proprio ruolo e dove tematiche come comprensione, sostegno e il concetto di “venirsi incontro” diventano parte integrante di una decisione dettata solo e unicamente dall’amore. Perché per Jasmine e Rino è proprio così.

Vittoria: valutazione e conclusione

Vittoria

Entusiasmante nella personalità e nel rapporto che lega tutta la famiglia di Jasmine, in particolare la relazione che la lega al marito. Dapprima titubante e che poi si convince e comprende quanto anche lui voglia e sia disposto a dare calore e accogliere chi avere dei genitori non sa cosa significhi. Le tematiche di Vittoria sono molteplici, ma è indubbio che ci sia un chiaro messaggio verso chi desidera adottare e anche un invito a non mollare. Con una tecnica documentaristica, che senza artifici di regia o un occhio di riguardo al montaggio o alla sceneggiatura, vede la fotografia e la macchina da presa entrare nella casa, nel luogo di lavoro, nell’orfanotrofio, riprendendo occhi che si guardano e si parlano. L’uso delle luci mira proprio a sottolineare il realismo, non sono della trama, ma anche relativamente all’uso della lingua, alla rappresentazione naturale della location e, primaria, alla genuinità delle emozioni e l’immediatezza dei sentimenti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.3