Viva l’Italia: recensione del film di Massimiliano Bruno

Viva l’Italia, una commedia che parla dell’attualità del nostro Paese alternando comicità e riflessione, con alti e bassi.

Viva l’Italia è un film commedia del 2012 diretto da Massimiliano Bruno, che n’è anche co-sceneggiatore assieme ad Edoardo Maria Falcone, ed interpretato da un ricco cast tra cui spiccano Michele Placido, Raoul Bova, Alessandro Gassmann, Ambra Angiolini, Edoardo Leo e Rocco Papaleo. È il secondo film da regista per Massimiliano Bruno, già sceneggiatore tra gli altri di Notte prima degli esami e Maschi contro femmine, dopo Nessuno mi può giudicare.

Viva l’Italia è incentrato sulla storia di un politico che perde ogni freno inibitore

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Il film ha come protagonista Michele Spagnolo, un importante politico italiano leader del partito Viva l’Italia, che milita negli ambienti politici da oltre trent’anni ed ha sempre approfittato del suo ruolo apicale per coltivare i suoi interessi personali e sistemare i suoi tre figli attraverso raccomandazioni. Valerio è direttore del personale di una azienda ma risulta privo di ogni capacità manageriale e di voglia di lavorare, Riccardo è responsabile di un reparto ospedaliero di geriatria in difficoltà per numeri e qualità della struttura, Susanna è un’attrice di fiction televisive senza talento e con problemi di dizione che ottiene le parti solo grazie al fatto d’essere la figlia di un influente politico.

Il senatore ha però un ictus, mentre si trova con l’amante, che gli fa perdere ogni freno inibitore rendendogli impossibile mentire. Inizia dunque a dire tutto quello che gli passa per la testa divenendo imprevedibile e pericoloso per sé stesso, il suo partito e la sua famiglia. Sono quindi proprio i figli, che mal si sopportano tra di loro, ad intervenire per cercar di salvare la situazione, riuscendo così a rinsaldare il rapporto familiare e a raddrizzare le loro vite, scoprendo al tempo stesso da parte di Michele un nuovo modo di rapportarsi con la verità e con chi gli sta attorno.

Viva l’Italia offre spunti importanti sulla nostra società, alternando divertimento e serietà

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Quella di Massimiliano Bruno è una commedia amara che punta il dito verso i vizi del nostro Paese ed in particolare verso certe storture del sistema politico italiano. Lo fa con una storia che parte con un taglio volto alla risata ma che si fa sempre più riflessiva con il progredire della narrazione. Il film ha inizialmente infatti un tono particolarmente leggero costruito su una serie di gag fin troppo scanzonate che calcano molto sulla comicità delle situazioni presentate, per poi invece sviluppare un ragionamento su quelli che sono i luoghi comuni attraverso cui viene spesso rappresentata la nostra nazione e soprattutto la nostra classe dirigente. Ne emerge così un’opera che si ispira fortemente alla tradizione della commedia all’italiana, fatta di sorrisi ma anche di spunti di riflessione e analisi sociale, riuscendovi in parte.

È interessante ed originale lo spunto per il quale la vicenda viene sviluppata a partire dalla lettura di alcuni articoli della nostra Costituzione che permettono di focalizzarsi sui comportamenti del politico Michele Spagnolo e raccontare al contempo gli aspetti controversi del nostro Paese. La storia infatti è una denuncia da parte del regista dell’incapacità della politica di affrontare i reali bisogni dell’Italia e della corruzione morale e materiale degli esponenti politici odierni dediti a sotterfugi e favoritismi a discapito del bene collettivo. L’esito finale è però altalenante: pur risultando complessivamente piacevole e funzionando dal punto di vista del ritmo narrativo, non si  può non notare il fatto che il racconto dei luoghi comuni diventi esso stesso vittima di un certo qualunquismo sbrigativo che non permette al film di scavare adeguatamente nel suo intento di denuncia.

Il film di Massimo Bruno utilizza la commedia per veicolare contenuti socio-politici significativiviva l'italia cinematographe.it

Il fatto di unire al lato politico il racconto di una famiglia disgregata e la lacerazione dei rapporti umani è un punto di forza del film, inoltre l’utilizzo della commedia come mezzo per veicolare messaggi impegnati e contenuti che parlino della nostra attualità è sicuramente una scelta vincente per poter raggiungere il grande pubblico. Tuttavia il limite dell’operazione di Bruno sta nel desiderio di voler dire troppo e di cercare d’essere sempre accattivante e consolatorio, non riuscendo a mettere a fuoco adeguatamente tutti gli elementi messi in gioco. C’è un encomiabile intento di fondo che però riesce ad avere un compimento solo in parte soddisfacente. Si evidenziano le storture della nostra società, dalla malasanità al precariato, dalla decadenza del mondo dello spettacolo all’indifferenza sociale, fino alla corruzione presente nel mondo dell’edilizia con uno sguardo a quanto accaduto nel terremoto dell’Aquila, tuttavia il passaggio dal lato più comico a quello più riflessivo risulta troppo brusco. Per quanto ci sia un certo equilibrio tra risata e serietà, il salto da una dimensione all’altra manca parzialmente di armonia e la riflessione che viene posta sulla classe politica, fulcro del film, pur essendo necessaria scade in una certa misura in un populismo un po’ grossolano.

Il lavoro del regista di Nessuno mi può giudicare, ha un suo punto di forza nelle interpretazioni attoriali, in particolare Michele Placido dà vita a una performance brillante ed ispirata, accompagnato da un buon cast di contorno dove forse solo Rocco Papaleo risulta in parte troppo macchiettistico. Inoltre gode di una variegata colonna sonora costruita molto bene sui contenuti della storia, presentando brani moderni e d’epoca attingendo tra i migliori esponenti della musica italiana autoriale e non. Complessivamente dunque Viva l’Italia è un lavoro che ha una sua dimensione interessante nel panorama del cinema nazionale e riesce a parlarci del nostro Paese con un riso amaro. Il film pecca però quando cerca di strafare, caricando la narrazione di troppi contenuti senza riuscire a dare sempre il necessario spessore e cercando eccessivamente una forma di compiacenza popolare. Non vengono dunque evitati alcuni eccessi di una retorica qualunquista che compromette in parte il risultato finale, il quale risulta gradevole e in vari momenti interessante ma – forse volutamente – semplicistico.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 2

3