Bif&st 2022 – Vous ne desirez que moi: recensione del film di Claire Simon
In anteprima al Bif&st 2022 la pellicola nella quale la cineasta francese racconta la complessa relazione sentimentale tra Yann Andréa e Marguerite Duras.
Quelle che Claire Simon disegna sulla tela dello schermo con la cinepresa da quando, giovanissima esordiente, ha preso per la prima volta tra le mani una Super8 per poi diventare nel corso dei trent’anni e passa di attività la straordinaria e pluridecorata artista che noi tutti conosciamo, sono vere e proprie “geografie umane” come lei stessa ama definire le opere che firma. Vous ne desirez que moi, presentato in anteprima italiana al 13° Bif&st dopo la première mondiale al 69° Festival di San Sebastian, è solo l’ultimo e più recente tassello di una filmografia nella quale realtà e finzione si intrecciano senza soluzione di continuità in un equilibrio perfetto. Come? Semplicemente mescolando le due componenti senza che l’una fagociti o prenda mai il sopravvento sull’altra, contaminandosi e integrandosi a vicenda. Un procedimento difficilissimo sulla carta, un gioco di equilibrismo del quale sono capaci in pochi e tra quei pochi c’è lei.
Vous ne desirez que moi: un “palcoscenico sociale” in cui la recitazione sfuma nella realtà e le persone si trasformano in personaggi
Anche questa volta la regista, londinese di nascita e francese di adozione, non tradisce la sua poetica e rimette l’’essere umano, i legami e le emozioni al centro di un’opera che si presta come un “palcoscenico sociale” in cui la recitazione sfuma nella realtà e le persone si trasformano in personaggi e viceversa. Attraverso questo processo alchemico, la Simon racconta, con la complicità del libro autobiografico Je voudrais parler de Duras in cui Yann Andréa raccoglie l’intervista a cui si è volontariamente sottoposto per spiegare e spiegarsi la natura del forte legame che lo univa a Marguerite Duras, della quale era stato da studente prima un ardente ammiratore e poi amante nonostante i trentotto anni di differenza, lo status e la sua omosessualità. Questi non hanno impedito alla coppia di stare insieme e coltivare una relazione durata moltissime stagioni, relazione però complessa e di complessa sottomissione nei confronti della scrittrice e regista francese.
Clair Simon parte dalle pagine di un libro per ricostruire minuziosamente gli incontri tra Yann Andréa e la giornalista Michèle Manceaux
A raccogliere questa testimonianza in una serie di incontri andati in scena nel dicembre del 1982 nel salotto della casa dove la coppia si era rinchiusa negli ultimi anni di vita di lei, la giornalista Michèle Manceaux. Grazie ai nastri originali e alle pagine del libro, la Simon ricostruisce minuziosamente questo incontro. Quel materiale si trasforma nella sceneggiatura e nel fitto scambio a due tra la Manceaux e Andréa, interpretati rispettivamente da due attori del calibro di Emmanuelle Devos e Swann Arlaud. In un botta e risposta senza filtri, il secondo si apre completamente nel tentativo di esprimere a parole l’intensità del suo amore. Da parte sua, l’autrice filma in punta di matita quanto accaduto in quegli incontri, tratteggiando con la macchina da presa il profilo caratteriale del protagonista, che emerge mano a mano che la giornalista rivolge a lui delle domande, anche quelle più delicate e personali. E dietro a tutto questo, l’onnipresenza della Duras, una donna a volte così brillante e sensibile, altre volte spietata e meschina. È lei il baricentro su e intorno al quale si snodano i discorsi, ciononostante la Simon la lascia fuori campo, concentrando l’attenzione sul vissuto del suo compagno e sulla natura del loro rapporto.
Alla ricostruzione fittizia dell’intervista, Clair Simon alterna sapientemente materiali d’archivio
L’impianto teatrale tipico di un dramma da camera restituisce l’intimità e la verità di quei momenti, ma anche la sacralità e il carico di emozioni che quel dialogo a due ha consegnato alla storia. A questa messinscena che serve per ricostruire in maniera fittizia l’intervista, un po’ come Ron Howard aveva fatto per il suo Frost/Nixon, la Simon alterna materiali d’archivio che mostrano la Duras in situazioni pubbliche e private. Ciò che si ottiene del mix di fiction e repertorio permette allo spettatore di capire quanto fosse torbida questa unione, ma anche quanto fosse vera. Ed è questo il grande merito di Vous ne desirez que moi, un film che ad oggi purtroppo non ha ancora una distribuzione italiana. Il ché ci rammarica moltissimo anche se siamo consapevoli del fatto che opere come queste, definite ostiche poiché richiedono una certa attenzione, pazienza e coinvolgimento da parte del fruitore, difficilmente incontrano i gusti del grande pubblico. Ecco perché abbiamo colto al balzo l’opportunità di poterla vedere sul grande schermo in una cornice suggestiva come quella del Teatro Petruzzelli, perché allo stato delle cose quella offerta dalla kermesse pugliese potrebbe essere la sola e unica proiezione tra i confini nostrani.