Welcome Home (2019): recensione del film con Riccardo Scamarcio

Un thriller senza infamia né lode, con un cast veramente sprecato e in grado di depotenziare le premesse già deboli del soggetto.

Nel tentativo di riaccendere la tensione fisica del loro rapporto, Bryan (Aaron Paul) e Cassie (Emily Ratajkowski) prendono in affitto una lussureggiante villa nella campagna italiana tramite il sito web “Welcome Home”. Un passato burrascoso li sconvolgerà a livello psico-fisico e Federico (Riccardo Scamarcio), vicino di casa interessato alla disfatta della coppia, comincerà a sfruttare la gelosia di Bryan per mettere i due fidanzati l’una contro l’altra.
Welcome Home, uscito lo scorso 11 Luglio nelle sale, propone un’idea di base lontana dall’essere accattivante. La regia e il cast impiegato non riesce a valorizzare nulla di ciò che avviene su schermo e si viene trascinati a fatica verso una risoluzione di conti fallace, quasi come se fosse stata improvvisata al momento.

Welcome Home: in cerca di un’identità che non verrà mai alla luce

welcome home, cinematographe.it

Il film, scritto da David Levinson e diretto da George Ratliff, non ricerca mai delle svolte in grado di ravvivare il controllo e la gestione di un cast totalmente fuori luogo, che non convince né come coppia in crisi né come vittime di un sadico uomo pronto a tutto per mettere a repentaglio i loro equilibri. Una volta presentata la splendida location, il comune italiano di Todi situato in Umbria, l’elemento horror dovrebbe prevalere sul girato distorcendo la bellezza del luogo. La sottile linea fra approccio soft-porno e thriller rosa si appiattisce sempre di più, non facendo (si spera volutamente) comprendere la vera natura del film.

Questa soluzione non decifrabile diventa frustrante nel momento in cui si protrae nel tempo della narrazione un’ambiguità forzata e quasi improvvisata nel renderla eccessivamente drammatica. In questo modo vengono depotenziati gli aspetti tecnici legati all’esaltazione della location e alla direzione dei personaggi di punta di Welcome Home. Solo tre interpreti per la quasi totalità delle riprese che non interagiscono al meglio fra loro e non collaborano per offrire al regista degli spunti utili all’economia di un film già spento nel prologo.

Un cast assolutamente non convincente rovina la resa finale

welcome home, cinematographe.it

La coppia formata da Aaron Paul e Emily Ratajkowski non regge in nessun modo le già traballanti basi che formano lo scheletro della trama proposta. L’interesse amoroso che va via via affievolendosi per poi ritrovare la scintilla grazie ad una minaccia esterna è un espediente ripetuto all’inverosimile in molti thriller di stampo erotico. Le performance che esibiscono in Welcome Home appiattiscono di netto la messa in scena claudicante e fuori tempo massimo in termini di resa cinematografica. La supermodella statunitense non è portata ad interpretare un ruolo sofferto, una donna che ha vissuto un passato di abusi sessuali ed è portata a scendere a compromessi con la sua psiche disfatta.

Aaron Paul, come sua spalla, vaga da una stanza all’altra nella magione a Todi, chiedendosi probabilmente il motivo per cui ha deciso di prendere parte a questa pellicola. Non si impegna ad essere incisivo e a lasciare un segno visibile durante la visione, complice la poca esperienza dietro la macchina da presa di George Ratliff, limitato dal budget contenuto e poco incline a diversificare i ritmi dell’intesa fra gli attori sviluppata in corso d’opera. Un risultato davvero sconfortante, se pensiamo al potenziale che avrebbe da offrire l’attore pluri premiato agli Emmy Awards per la serie cult Breaking Bad. In aggiunta a questi rilevanti problemi di stesura e resa scenica, interviene Riccardo Scamarcio; il suo Federico è parte di una scacchiera mal posta, che ci conduce in un finale che reinterpreta in todo la sua figura di sinistro individuo dalle macabre intenzioni. Un titolo fondamentalmente sbagliato, condotto da mani non sicure e da un cast d’insieme fuori controllo. Molto male.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 1.5
Emozione - 1.5

1.8