Weree: recensione del corto di Tal Amiran, presentato al Sole Luna Doc 2024
L'arte come forma di rappresentazione degli stati d'animo di un artista in fuga: la recensione di Weree, di Tal Amiran.
Fuggito dalla guerra civile in Libano, Johnson Weree è oggi un rinomato artista però senza fissa dimora. Il cortometraggio Weree, che il regista Tal Amiran ha presentato alla rassegna internazionale Sole Luna Doc 2024, racconta la storia di un rifugiato di guerra e della sua incessante sopravvivenza e incrollabile Fede. Attualmente Weree cerca asilo in Olanda, dove vive senza documenti e senza un posto in cui vivere. Si sposta di volta in volta per dipingere, disegnare e presentare i suoi quadri. Tormentato dagli orrori del suo passato, l’uomo esterna ciò che prova attraverso dipinti colorati di soggetti ultraterreni, mentre rimane in attesa di un futuro più luminoso e speranzoso. La forza della sua arte sta nella rappresentazione drammatica dei soggetti.
Weree di Tal Amiran: il potere dell’arte come salvezza e speranza
“Ho sentito delle voci che mi dicevano di cominciare a dipingere. Perché piangere?” La solitudine pervade l’esistenza di Weree, che racconta in prima persona come nacque quando sua madre aveva solo quattordici anni. Non c’era nessuno vicino a lui in ospedale. E nessuno pensava ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. La storia di Johnson Weree è tragica fin dalla sua infanzia, costellata da drammi e tristezza, e soprattutto abbandono. Sua madre se ne andò quando lui aveva quattro anni, e lui venne cresciuto da sua nonna – che per lui diventò una vera e propria figura genitoriale.
“Non sapevo che la guerra sarebbe arrivata. E’ semplicemente accaduta.” Weree ricorda quasi con estrema e glaciale facilità e in modo dettagliato cos’è accaduto quand’è scoppiata la guerra in Libano, cercando di dare una spiegazione sul perché si combatte, ci sono crimini, e le persone si uccidono tra loro. Mentre racconta, l’artista continua a dipingere in maniera inesorabile, quasi come non volesse lasciare nulla al caso: non bisogna dimenticare, ma c’è la necessità di ricordare gli orrori della guerra. “Se vuoi salvarti la vita, devi andartene.” Ed è ciò che Weree ha fatto quando era piccolo. “Devo andarmene. Ma dove?” Un dipinto di lui da bambino appare sullo schermo: lo vediamo su una barca, apparentemente felice, ma dentro di sé incapace di comprendere la ragione del perché ha lasciato il suo paese.
Weree è arrivato in Olanda a fine 1998, senza alcun documento. Ha provato a chiedere asilo, ma gliel’hanno sempre negato. Lo hanno trattato al pari di un criminale, mettendogli le catene addosso, finendo per essere rilegato in una sorta di prigione. Oggi Johnson Weree cerca di dare un senso a quello che gli è successo, e sa solamente che Dio può dargli una risposta, incoraggiandolo a dipingere le sue sensazioni e i suoi ricordi attraverso l’arte. Nonostante sia un artista rinomato con un nome ormai famoso in tutta l’Europa (le sue opere sono state esposte anche in collezioni private). “Forse Dio mi ha creato così. Per sopravvivere. Dio mi ha dato l’arte, e anche se me ne dimentico, Lui me lo ricorda.”
La storia di Johnson Weree è quella di un rifugiato di guerra che, nonostante le avversità, nonostante non abbia un posto nel mondo, né una “Terra Promessa”, non ha mai smesso di affidarsi alla sua Fede incrollabile come unica ancora di salvezza. Il corto di Amiran offre allo spettatore un’esperienza sensoriale a 360 gradi: non solo visiva, ma ci sforza ad immaginare, attraverso le parole di Weree, come vivono oggi i rifugiati di guerra e gli orrori che hanno vissuto.
Weree: valutazione e conclusione
Il cortometraggio di Tal Amiran è un’esperienza visiva da assaporare dall’inizio alla fine. L’uso della prima persona, con l’artista stesso che racconta la sua storia, è un’espediente narrativo funzionante: lo spettatore diventa partecipe della sua tragedia, e riesce ad essere maggiormente coinvolto attraverso la sua arte. I drammi della sua esistenza, dalla nascita all’abbandono di sua madre fino alla migrazione in Olanda a causa della guerra in Libano, ogni dipinto di Johnson Weree è un ricordo da guardare con attenzione.