When Evil Lurks: recensione del film di Demián Rugna

Un horror rurale strampalato, crudele e suggestivo. Le possessioni demoniache come nessuno mai le ha raccontate, che nascono qui nel cinema argentino più grezzo e indipendente, rileggendo Cronenberg, Yuzna e Kotcheff. In sala dal 18 luglio.

Che il cinema argentino fosse incredibilmente vitale, coraggioso e talvolta folle lo sapevamo da tempo. Basti pensare a titoli più o meno recenti come Storie pazzesche di Damián Szifrón, Il Clan di Pablo Trapero, Il cittadino Illustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat e L’amante dell’astronauta di Marco Berger. Film istintivi, autoriali e fortemente personali. Si può dire lo stesso anche dell’horror semi indipendente When Evil Lurks di Demián Rugna, presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival nel 2023 e distribuito in seguito sulla sempre più nota piattaforma di genere Shudder. When Evil Lurks è in sala da giovedì 18 luglio, distribuzione a cura di Blue Swan Entertainment.

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Uno sgangherato e sanguinoso racconto rurale

Il quarto lungometraggio da regista di Demián Rugna non intende affatto celare la propria natura, come molto cinema horror recente invece tende a fare. Lo dimostra la sequenza d’apertura, ambientata nella notte afosa di un mondo rurale che già si è lasciato faticosamente alle spalle tutto ciò che prima è stato e che mai più sarà. Spari nel buio, due fratelli a caccia e un corpo orrendamente mutilato e abbandonato a sé stesso, nella terra arida e selvaggia di un’Argentina rurale irriconoscibile e cupissima.

Demoni e possessioni sono infatti all’ordine del giorno e non vi è più alcuna paura, se non quella relativa ad un eventuale contagio, o altrimenti alla potenziale diffusione del male. Le religioni sono svanite e l’unica preoccupazione dello stato è quella di un’eventuale epidemia di possessioni demoniache. Dunque cosa potrebbe esserci di meglio se non la creazione di figure ad hoc specializzate nel ricacciare quel male là dove deve stare? Eppure i cosiddetti “pulitori” non sembrano essere così efficaci. Ma a sostituirli fortunatamente, per chi ancora resta in vita senza portare su di sé alcuna macchia, ci sono due fratelli Pedro (Ezequiel Rodriguez) e Jaime Yazurlo (Demián Salomon), che furiosi di rabbia non vogliono far altro che riportare la pace e il silenzio in quelle terre, ma a quale prezzo?

Nonostante l’impianto narrativo di When Evil Lurks non brilli quasi mai, né di inventiva, né di originalità, la dimensione probabilmente più efficace di questo cinema così puramente indipendente, grezzo e molto spesso sgangherato, risiede nella scelta piuttosto atipica di collocazione spaziale del racconto. Cioè questo piccolo mondo rurale che è un po’ terra di nessuno e un po’ terra del male. La legge è l’ultimo problema di chi a quest’ultimo sopravvive, poiché ciascuno si fa giustizia da sé. Perfino di fronte a spaventose mutazioni fisiche e potenziali scenari di possessione, che tutto contengono, eccetto che la certezza.

La ruralità del film di Rugna è al tempo stesso arida e glaciale, eccessivamente illuminata e poco dopo sprofondata nel buio più cupo e disperato. Un po’ come l’Australia di Mad Max Saga e così della letteratura (e cinema) di Jane Harper e John Hillcoat. Modellare i luoghi permettendo alla paura di serpeggiarvi incontrastata, dapprima silenziosa e inavvertita e poi sempre più tonante e caotica. Qualcosa che raramente riesce, qualcosa che Rugna centra, avendo compreso appieno la fonte originaria della paura. Quest’ultima infatti non coincide mai con la società, né tantomeno con l’individuo, piuttosto con la terra, quella che ingenuamente crediamo silenziosa e incontaminata e che di fatto è culla di un maligno nerissimo e spietato, capace di colpire e aderire a donne, uomini e bambini, senza fermarsi di fronte a nulla.

When Evil Lurks: valutazione e conclusione

Il modello cinematografico cui appartiene When Evil Lurks di Demián Rugna è quello dell’horror teso e disperato, che per nessuna ragione sceglie di rinunciare alla sua identità etnica e così ad un’estetica autoriale, pur rispettando con grande precisione, forse perfino troppa, i canoni del genere che meglio e più di qualsiasi altro lo definiscono. Eppure il film di Rugna lo sappiamo bene, è molto più di un horror sulle possessioni demoniache. È infatti una riflessione piuttosto amara sul legame spezzato (e mai ritrovato) interno alla famiglia. Quel nido che una volta lasciato non torna più, conducendo in breve tempo l’individuo, tanto alla solitudine, quanto alla follia, trascinandolo a fondo in un vortice senza fine di incubi, violenza e morte.

Sia chiaro, niente di ciò che When Evil Lurks racconta è metaforico, al contrario, Rugna estremizzando concetti, elementi e visioni di già visto, che rapidamente potremmo classificare come semplici cliché, permette loro di mutare, così da divenire definitivamente bizzarri, atipici e incredibilmente divertenti, pur sempre secondo un gusto del grezzo e del sadismo visivo incuriosito e mai impigrito, né tantomeno impoverito dalle convenzioni sulle quali il genere horror molto spesso sceglie di restare adagiato, senza volersi rialzare più.

C’è il body horror di David Cronenberg e Brian Yuzna e il racconto folk, selvaggio e spietato di Ted Kotcheff in questo strampalato horror argentino che dopo essere passato per il Bruxelles International Fantastic Film Festival ed altrettante importanti vetrine festivaliere è finalmente giunto fino a noi. Fate attenzione a questo film. Colpisce duro senza fare sconti a nessuno. Ci sono corpi orrendamente mutati e mutilati, allucinazioni orrorifiche destabilizzanti e brutali e così esplosioni di violenza incontrollata. Ancora una volta cinema argentino, ancora una volta sconfinata passione per ciò che è atipico e in definitiva fortemente coraggioso.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Sonoro - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Emozione - 2.5

2.5