Bif&st 2021 – Wild Men – Fuga dalla civiltà: recensione del film di Thomas Daneskov
L'opera seconda del regista danese ha letteralmente conquistato il pubblico della kermesse pugliese, laddove il film è stato presentato nel concorso della sezione Panorama Internazionale.
Se c’è un ingrediente che non manca mai nel cinema scandinavo, che ha fatto la fortuna di tantissime pellicole partorire in quell’area geografica, è l’originalità. Si tratta di un serbatoio inesauribile di storie e personaggi che ha dato vita a opere che hanno lasciato il segno o che sono destinate a lasciarlo come nel caso di Wild Men, opera seconda di Thomas Daneskov, presentata nel concorso Panorama Internazionale del 12° Bif&st dopo l’anteprima alla passata edizione del Tribeca.
Wild Men – Fuga dalla civiltà è nelle sale da giovedì 20 ottobre con ARTHOUSE, nuovo progetto editoriale di I Wonder Pictures dedicato al cinema d’essai in collaborazione con Valmyn.
Wild Men: un’opera originale sopra le righe e fuori dai recinti canonici
Già dal plot si intuisce quanto sopra le righe e fuori dai recinti canonici siano la vicenda narrata e le figure che lo animano, a cominciare dal protagonista Martin, un uomo che nel disperato tentativo di superare la crisi di mezza età decide di fuggire dalla sua famiglia per vivere sulle montagne e nei boschi norvegesi come un autentico vichingo. Caccia e raccolta come facevano i suoi antenati migliaia di anni fa diventano l’unica fonte di sussistenza. I suoi piani vengono però interrotti dall’incontro casuale con un fuggitivo di nome Musa. Incontro, questo, che diventa per entrambi l’occasione per intraprendere un assurdo viaggio tra i fiordi della Norvegia, con alle calcagna la polizia locale, due spietati trafficanti di droga e la sua stessa famiglia.
Wild Men – Fuga dalla civiltà è un concentrato di black-comedy e dramma umano, in cui i due estremi si mescolano senza soluzione di continuità
Il film del regista danese è un concentrato di black-comedy e dramma umano, in cui i due estremi si mescolano senza soluzione di continuità per affrontare con i toni leggeri una serie di temi universali al fine i fare scaturire più di uno spunto di riflessione. E in questo i cineasti scandinavi sono sempre stati dei maestri. Ma andando a stringere la morale di questa favola nera dei giorni nostri è fin troppo chiara: spogliarsi di tutto e mettere da parte tecnologie e comfort contemporanei per capire realmente di cosa si ha bisogno. Il Martin di Wild Men, interpretato dal divo di casa Rasmus Bjerg, si tramuta nel capitolo on the road di un romanzo di formazione in età adulta che dispensa risate a buon mercato e spunti sui quali è giusto e doveroso soffermarsi.
Un film dai tocchi coeniani, a tratti irresistibile e irrefrenabile
Semplice e lineare, immediato e senza fronzoli, Wild Men fa facilmente breccia nel cuore dello spettatore di turno, consegnandogli un film dai tocchi coeniani, a tratti irresistibile e irrefrenabile quando decide di utilizzare lo humour e il politicamente scorretto come “armi improprie” di divertimento di massa. Armi che siamo sicuri serviranno a conquistare anche il pubblico italiano quando il film di Daneskov, dopo questa prima apparizione pubblica in terra pugliese, uscirà nelle sale nostrane nei prossimi mesi con I Wonder Pictures.