Woman of the Hour: recensione del film Netflix di e con Anna Kendrick

La recensione del film sulla storia vera del serial killer Rodney Alcala che segna il debutto alla regia di Anna Kendrick. Su Netflix dal 18 ottobre 2024.

Che Anna Kendrick fosse un’attrice di primissimo livello è ampiamente risaputo, tante sono infatti le performance con e attraverso le quali ha potuto dare dimostrazione della sue indubbie qualità, a cominciare dalla versatilità che le ha permesso di spaziare tra generi e registri diversi. Che la stessa, nel cui curriculum figurano anche ruoli da produttrice esecutiva in progetti per il piccolo e grande schermo, fosse anche una bravissima regista lo scopriamo invece solo ora che il suo debutto dietro la macchina da presa dal titolo Woman of the Hour è stato reso disponibile su Netflix lo scorso 18 ottobre 2024.

Woman of the Hour è un’opera prima efficace e convincente tanto nella struttura narrativa quanto  nella confezione

Woman of the Hour cinematographe.it

La pellicola in questione, che l’ha vista impegnata pure davanti la cinepresa come co-protagonista, sulla carta non era per nulla semplice da realizzare. Il coefficiente di difficoltà infatti era piuttosto elevato per i non pochi fattori di rischio e delle potenziali complicazioni insiti nel copione e nella vicenda in esso narrata. Fattori, questi, che avrebbero richiesto un’esperienza superiore rispetto a quella messa a disposizione da un’esordiente, ma che invece la Kendrick ha saputo portare a termine in maniera egregia, dimostrando una sicurezza e una lucidità tipiche di una veterana. Il ché ha permesso al risultato di presentarsi allo spettatore di turno, compreso l’abbonato alla piattaforma a stella e strisce, come un’opera prima efficace e convincente tanto nella struttura narrativa quanto  nella confezione, con quest’ultima arricchita da una lodevole cura fotografica, nei costumi e nell’ambientazione. Cura che ci sentiamo di estendere alle interpretazioni di Daniel Zovatto e della stessa Kendrick.

Woman of the Hour è di fatto e nei fatti una forte denuncia nei confronti della misoginia nell’America degli anni Settanta

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Sceneggiato da Ian McDonald, il film è un inquietante thriller dalla tensione a tratti palpitante ambientato nella Los Angeles di fine anni Settanta tratto da un’ incredibile e controversa storia vera, quella dell’incontro realmente avvenuto nel 1978 tra un’aspirante attrice di nome Cheryl Bradshaw e il femminicida Rodney Alcala (il numero degli omicidi a lui attribuito potrebbe sfiorare i 130 casi, dalla California fino a New York) durante la registrazione di una delle puntate del celebre programma tv, The Dating Game, ossia la versione americana de Il gioco delle coppie. Episodio, quello appena citato, che rappresenta il nodo cruciale e punto di intersezione nel quale convergono i tre piani narrativi lungo i quali si dipana il racconto: il percorso umano e professionale della Bradshaw, l’ondata di delitti perpetrati dal serial-killer di origini messicane e la ricostruisce dell’incontro tra Cheryl e Rodney durante la registrazione della suddetta puntata. I tre piani si alternano dando forma e sostanza a un palleggio insistito davvero ben congegnato, che permette alla timeline di stratificarsi e di svilupparsi attraverso i punti di vista e le prospettive di alcuni dei protagonisti di questa assurda e sconvolgente ennesima pagina nera della Storia americana. Ed è dall’unione di questi che si materializzano sullo schermo quelle che nemmeno troppo tra le righe sono le motivazioni che hanno spinto le persone coinvolte nel progetto a realizzarlo. Woman of the Hour è di fatto e nei fatti per come sono stati riportati una forte denuncia contro la spiccata misoginia di quegli anni e al contempo un atto di accusa nei confronti di una società in cui un assassino poteva muoversi indisturbato, andando perfino in televisione. Una società che aveva ignorato le ripetute segnalazioni alla polizia delle tante donne a lui miracolosamente scampate. Sta qui l’elemento in più e il principale motivo d’interesse nei confronti di un film che sulle questioni appena evidenziate ha molto da dire.

Woman of the Hour: valutazione e conclusione

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Anna Kendrick debutta dietro la macchina da presa con un inquietante e solido thriller ambientato negli anni Settanta che rievoca la storia vera del serial killer Rodney Alcala. Con e attraverso di esso, caratterizzato tra l’altro da una confezione e da una scrittura degne di nota, il film si presenta al pubblico come un’efficace analisi della misoginia dell’epoca. Il tutto impreziosito da interpretazioni, tra cui quelle della neo regista e di Daniel Zovatto, di grande spessore.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

4.1

Tags: Netflix