BFI 2019 – Wounds: recensione del film con Armie Hammer e Dakota Johnson
La nostra recensione di Wounds, film horror con Armie Hammer e Dakota Johnson che esplora le ossessioni tra tensione e salti sulla poltrona.
Presentato in anteprima al London Film Festival 2019, Wounds è il film scritto e diretto da Babak Anvari che vedremo prossimamente su Netflix. Armie Hammer e Dakota Johnson sono i protagonisti di un horror psicologico a tratti surreale, i quali vengono trascinati in breve tempo in una spirale di terrore apparentemente inspiegabile.
Will è un barista e lavora in un pub che ogni sera si trasforma in un crocevia di persone di vario tipo: ubriachi, pazzi, coppie passionali e semplici lavoratori che vogliono passare le ultime ore della giornata sorseggiando un drink. Una sera però si presenta al bancone un adolescente che ordina da bere per lui e i suoi amici e, dopo pochi minuti, nel pub scoppia una rissa che degenera in breve tempo. A fine turno Will torna a casa e si accorge che uno dei ragazzi ha dimenticato il cellulare al pub.
Non riesce a dormire e, quando il display si illumina non resiste, e comincia a leggere i messaggi che arrivano su Whatsapp. “C’è qualcosa qui con me, Aiuto!” scrive qualcuno nel cuore della notte. Forse è solo uno scherzo, o forse no. Dalla mattina seguente però cominciano ad accadere strane cose e Will non è più lo stesso; trascina nel suo delirio anche la fidanzata Carrie e una cara amica (Zazie Beetz) che frequenta abitualmente il pub. Scarafaggi appaiono improvvisamente in ogni dove come presagi di sventura. Seguono rumori, versi indecifrabili e inquietanti allucinazioni.
Wounds: tra ossessioni e salti sulla poltrona
Wounds è uno di quei film che prepara costantemente lo spettatore a qualcosa che sembra non arrivare mai. La sceneggiatura si perde nel corso della narrazione, senza spiegare le premesse che in un primo momento sembrano intriganti e originali. Infatti, se nella prima parte il film riesce a creare la giusta tensione e ad alimentare la curiosità, poi perde di vista la logica e diventa un inutile susseguirsi di effetti sorpresa e salti sulla poltrona, senza un obiettivo preciso. Attingendo al soprannaturale, Wounds si nutre di una sensazione di disagio che avvolge i protagonisti.
Will cade vittima di un’ossessione per cui non riesce a distinguere più la realtà dall’immaginazione, e anche la sua vita privata ne risente. Il suo rapporto con Carrie si sgretola senza che lui se ne accorga e quest’ultima comincia ad avere paura fino a ritrovarsi ipnotizzata davanti al computer acceso sull’immagine fissa di una caverna nera e statica.
“Le persone sembrano così normali da fuori, ma dentro sono solo vermi” sussurra una delle voci che tormentano Will e l’atmosfera ricorda subito film come The Ring o Dark Water. Come nel celebre quadro di Edward Hopper, Nighthawks (I Nottambuli), i personaggi sembrano sospesi nel tempo e nello spazio, seduti in un pub in qualche luogo indefinito, mentre il mondo esterno li ignora e non si preoccupa dell’incubo che si sta impossessando delle loro vite, fino a consumarli. Tuttavia al film manca una guida creativa competente e l’effetto finale è un cerchio che non si chiude.
Il ritmo ripetitivo incide sul coinvolgimento dello spettatore che dopo la prima metà potrebbe facilmente annoiarsi. Il regista riesce comunque a confezionare alcune scene di impatto visivo come l’invasione di insetti nel finale o alcuni momenti brutali degni di un appassionato di cinema horror. Hammer e Johnson funzionano molto bene e donano al film una naturale sensualità, ma la loro partecipazione non basta per rendere Wounds un film imperdibile.