Wrong Turn – Il bosco ha fame: recensione del film diretto da Rob Schmidt
Wrong Turn – Il bosco ha fame è un film di Rob Schmidt del 2003 con Eliza Dushku e Desmond Harrington.
La macchina da presa inquadra fin da subito il massimo protagonista della pellicola, una radura boscosa apparentemente tranquilla e silente che accoglie due scalatori alle prese con un tête-à-tête su di un lastrone roccioso; il ragazzo riesce a salire per primo, beato e fiero della sua impresa prende in giro la ragazza che è più lenta e meno capace. Dopo qualche secondo di silenzio si percepiscono dei rumori sordi e dopo poco la ragazza, inerme, assiste al volo del corpo del ragazzo, senza vita, giù per la roccia.
Capisce che qualcosa vuole uccidere anche lei quando la corda, alla quale è appesa, la tira verso l’alto ad un ritmo fortissimo, ma lei riesce a cadere sul terreno a scappare furtivamente verso la macchina. Ad attenderla c’è del filo spinato che la intrappola e la ricongiunge con il suo destino.
Queste sono le premesse di Wrong Turn, un modo per salutare lo spettatore e dargli il benvenuto nel bosco delle ninfe mutilate.
Cambio di scena e di quei due sfortunati scalatori non rimane che un distorto segnale radio che ne annuncia la scomparsa, poiché l’ascoltatore disattento è Chris Flynn, studente di medicina in viaggio che si trova bloccato a causa di un incidente in rotta per un prestigioso colloquio di lavoro, il desiderio è tanto che attendere non è la scelta adatta; tanta la fretta che si inventa un percorso rurale tra le viuzze di quel bosco tanto gioviale, percorso consigliato da un oscuro e sdentato gestore di una pompa di benzina.
Durante un altro momento di disattenzione si scontra contro un auto abbandonata in mezzo alla strada e i proprietari, visibilmente irritati ma non troppo, gli spiegano che qualcuno ha fatto in modo di bloccargli le ruote sistemando del filo spinato lungo la corsia: Jessie, Francine, Evan, Carly e Scott sono in gita con l’intento di svagarsi ma in quel non luogo possono solo fare affidamento a qualche spinello di consolazione.
Ignari di tutto, i quattro ragazzi si imbattono in un casolare abbandonato e ad un parcheggio di auto che somiglia ad una demolizione
Quattro di loro prendo l’iniziativa e vagano alla ricerca di una casa e di un telefono mentre due di loro restano a controllare le auto, ebbene le ninfe deformi del bosco, esseri di cui ancora non si ha un immagine precisa, fanno sparire prima Evan, facendolo a pezzi e poi lei, che atterrita e sola, prova a cercarlo andando incontro ad una scure.
Ignari di tutto, i quattro ragazzi si imbattono in un casolare abbandonato e ad un parcheggio di auto che somiglia ad una demolizione, entrano cercando un telefono ma il sito è troppo buio, riescono a mala pena a distinguere le pareti. Incuneandosi nelle stanze cominciano a comprendere che quella casa è abitata sì ma da cadaveri, da pezzi, da membra disgiunte che vagano come dei cimeli o appositamente chiusi in barattoli, quasi come dei resti di cibo, e sono ovunque, in bagno, nella vasca, nel frigo.
Una macchina si avvicina alla casa, un furgone giallo sgangherato e dal quale escono tre esseri informi e grugnenti, i ragazzi si apprestano a nascondersi essendo impossibilitati a scappare e comprendono visibilmente che i tre ominidi sono realmente deformi, per lo meno affetti da malformazioni e non solo fisiche considerato il loro habitat. Hanno preso Francine, con violenza inaudita la servono sul tavolo e ne amputano una gamba per mangiarla tra suoni sanguinolenti e macabri.
Le scene di Wrong Turn sono oscure, volutamente improntate sul lato sonoro, ma allo stesso modo piene di suspense e il lato gore non è troppo enfatizzato
Le scene sono oscure, volutamente improntate sul lato sonoro, ma allo stesso modo piene di suspense e il lato gore non è troppo enfatizzato, tant’è che la narrazione del casolare prosegue con i tre esseri che si abbandonano ad un sonno post spuntino cannibalico e i ragazzi in preda al panico che tentano di fuggire via in silenzio.
Da qui partono le vere scene di fuga all’ultimo respiro, con inseguimenti, colpi di fucile e di freccia tra gli alberi, torrette di emergenza con radio mal funzionanti, fuoco che divampa e la notte che scherma ogni senso ed esalta la paura.
Giorni seguenti uno sceriffo partito per indagare e seguire le tracce della tragedia, si imbatte in un casolare devastato e distrutto dalle fiamme; tra legna arsa e corpi monchi viene sorpreso da alcune presenze. L’incubo potrebbe non essere terminato.
Wrong Turn è un godibile horror on the road che si rifà un po’ al capolavoro di Craven
Wrong Turn è un godibile horror on the road che si rifà un po’ al capolavoro di Craven oppure a Un tranquillo weekend di paura, Don’t Go in the Woods e Just Before Dawn, dinamiche simili, contesti simili ma che comunque mantiene una sua autonomia, un proprio respiro, ricordiamoci che il produttore è Stan Winston, decisamente un maestro degli effetti speciali avendo alle spalle una carriera che vede nel suo olimpo Batman il ritorno, Jurassic Park, Titanic, Aliens – Scontro finale, Terminator e molti altri anche più recenti.
La regia è molto abile nel tratteggiare gli attimi di tensione e di paura con movimenti di camera burrascosi e decisi, mentre gli attori oscillano tra lo scream furibondo, soprattutto le donne quasi un cliché imprescindibile, e il monosillabo in ripetizione del “siamo spacciati” e “scappiamo”, mentre l’ambientazione è davvero suggestiva, protagonista reale fin dall’inizio e capace di suggerire cosa capiterà agli ignari ed inermi protagonisti che dalla loro portano a casa una recitazione sufficiente ma non eccelsa.