Yannick, la rivincita dello spettatore: recensione del film di Dupieux
Yannick, la rivincita dello spettatore: la tragicommedia premiata al 76esimo Festival di Locarno e presentato al Torino Film Festival
La teatralità, l’equilibrio tra attenzione, noia e sorpresa, l’abbattimento delle distanze tra il sopra e il sotto, il davanti e il di fronte. Yannick, la rivincita dello spettatore è un film di 60 minuti di pura critica cinematografica! Tre pareti che fissano il centro di un palco che trova una sua identità esclusivamente nella naturale e necessaria proiezione in una affollata e a volte asettica platea.
La visione critica di un cinema indifferente ad una precisa scrittura cinematografica
Yannick la rivincita dello spettatore, appare come la vittoria dello spettatore ma altro non è che la catarsi emotiva che si ribella ad un angusto “gioco delle parti” e mal sopporta la mediocrità semplicistica elevata ad “opera d’arte”.
È esattamente il caso del protagonista Yannick interpretato da un eccellente Rafhael Quenard: la sua voce irrompe e rompe un usuale e scontato equilibrio; interrompe lo spettacolo e capovolge un ordine fatto da regole imposte, nel tentativo di modificare l’ordine degli addendi entrando sulla scena di un piccolo teatro della periferia parigina. I dialoghi sono velocissimi, botta e risposta che non permettono di perdersi in quel flusso narrativo che comunque centra il punto. In scena le sorti di un tradimento: un marito deluso dalla moglie, una moglie stanca e delusa anche lei. Storia monotona e monotòna!
Il terrorismo dell’attenzione per supplicare una profondità sociale della comunicazione cinematografica
Quentin Dupieux abbandona la sostanza surrealista dei suoi precedenti lavori e propone, con piglio critico, una meta-narrazione che dà spazio alla ricerca di un senso, di una logica che possa rispondere a domande di significato su una vita a cui sembra mancare sia il senso che la logica. Un egocentrismo artistico che non accetta giudizi da parte di chi, il pubblico, si siede sulla poltrona da soggetto giudicante.
Yannick, volubile e folle, si ribella alla mediocrità e impone se stesso per sfuggire ad etichette e luoghi comuni. Sostituisce la banalità con la genialità!
Va oltre e propone, pistola in mano ma senza drammi, un vero coup de théâtre, un cambiamento di rotta. Chi sia l’ostaggio di Yannick non è chiaro; forse i tre attori, forse il pubblico, forse lui stesso, spettatore stanco e protagonista. Il regista è in sala? No! Ecco il punto in cui cambia tutta la dinamica della storia, il lavoro, l’arte può divenire qualcosa di meccanico? No!
Yannick, la rivincita dello spettatore, condanna il business cinematografico, attraverso una riflessione tragicomica: l’importanza comunicativa del cinema.
Yannick, la rivincita dello spettatore: valutazione e conclusione
Yannick, la rivincita dello spettatore è un lavoro completamente autoriale di Quentin Dupieux.
Non c’è un “canovaccio” da seguire, almeno così pare; sembra una recitazione che si crea d’istante in istante, la velocità, il tempo di pausa, formalizzano, nell’insieme, una concezione artistica di ricerca. E in questo Raphael Querard si misura in un’interpretazione straordinaria che ampia ulteriormente la dimensione di un film come questo. L’uso del palco, di un teatro al cinema è un paradosso che funziona, recentemente rappresentato anche nell’Experience Zola di Gianluca Matarrese (2023).
È un procedimento che interpreta il dovere di un regista e di un autore, Quentin Dupieux, che accorda e amalgama estetica e sperimentazione, ne capovolge i soliti cliché e spalanca le porte ad un flusso di energia nuova, impegnata, dirompente, aperta a nuovi registri dentro i quali, il cinema contemporaneo, deve confrontarsi.
Vincitore del Premio Europa Cinemas Label come Miglior film europeo al 76esimo Locarno Film Festival e presentato in anteprima nella sezione Fuori Concorso al 41esimo Torino Film Festival, Yannick, la rivincita dello spettatore di Quentin Dupieux, distribuito da I Wonder Pictures, in tutti i cinema dal 18 gennaio 2024.