RomaFF14 – Your Honor: recensione del film di Andres Puustusmaa

Recensione de Your Honor (2019) di Andres Puustusmaa; un malriuscito legal drama dal richiamo Hitchcockiano e fortemente rievocatore nell'impianto narrativo del Wenders primissima maniera, ma dallo sviluppo superficiale e svogliato.

Tra le pellicole più interessanti tra quelle “minori” al momento dell’annuncio della Festa del Cinema di Roma 2019 c’era certamente Your Honor (2019) di Andres Puustusmaa con protagonisti Mait Malmsten e Mart Avandi, descritto come un legal drama dalle sfumature esistenziali. In realtà la pellicola del regista estone nasconde un evidente problema di messa a fuoco narrativa, che le impedisce di svilupparsi appieno, restando così nell’anonimato generale.

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Eppure le premesse erano delle migliori, Your Honor infatti racconta di un giudice senza nome, un uomo che rappresenta la legge severa e inflessibile nell’aula di giustizia. Eppure, la sua vita privata è un disastro assoluto, una causa persa. Dopo aver condannato una donna a una lunga reclusione, il giudice inizia a essere tallonato dal fratello di lei, che vuole convincerlo a cambiare idea sul verdetto. Ma il giudice resta irremovibile, la sentenza è definitiva. Tra i due uomini si scatena una guerra che porta il giudice a compiere uno scellerato atto criminoso.

Incapace di confessare la sua colpa, scappa in Finlandia. Qui inizia il suo viaggio. Un viaggio di ritorno, per cercare di rimediare alla sua precedente decisione.

Your Honor: una narrazione impasticciata e superficiale

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Attraverso una fotografia dal bianco e nero poetico, Your Honor porta in scena le ombre e i silenzi di un giudice, un integerrimo uomo di legge – rievocante in parte i personaggi dalla dubbia moralità di Peter Lorre – le cui sequenze introduttive delineano da subito la duplice natura del personaggio protagonista. In aula infatti il giudice è un uomo corretto, risoluto, che applica la legge alla lettera; nel privato si dimostra invece un uomo in crisi, incapace di mantenere un rapporto sano ed equilibrato con la moglie che non compare mai lungo la narrazione, ma la cui presenza aleggia nel silenzio della casa.

La narrazione si sviluppa e cresce attraverso una struttura che nel delineare un conflitto tra natura interna e società esterna in loco al personaggio, farà emergere i valori “d’onore” alla base del sottotesto narrativo. Il conflitto scenico – infatti – ci viene dato non tanto da una minaccia esterna – come la sequenza d’apertura lascerebbe presagire – quanto piuttosto interno tra la natura di uomo d’onore del giudice e l’atto criminoso che determina il turning point Hitchcockiano alla base del racconto.

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Determinando così uno sviluppo dal ritmo netto e repentino – scandito da svolte narrative improbabili e incontri altamente surreali e fuori contesto – che finisce tuttavia con il non far evolvere adeguatamente il protagonista. La sua fuga verso la Finlandia infatti, non è mossa tanto dalla legge quanto dalle conseguenze che patirebbe un uomo di legge nell’aver compiuto un simile atto e che la sceneggiatura di Puustusmaa mostra scenicamente ponendo l’accento sul senso di colpa e le continue visioni del protagonista.

Un qualcosa che Puustusmaa realizza attraverso una regia fin troppo pulita e scolastica, fatta di campi e controcampi, piani medi e campi lunghi per esplorare l’ambiente narrativo, e di primi e primissimi piani per cogliere appieno le emozioni di un racconto che parte da premesse da legal, per poi delineare un dramma esistenziale di tutt’altra epoca cinematografica, ma senza quella cura dei ritmi.

Your Honor: un racconto Wenders primissima maniera da dimenticare in fretta

Your Honor cinematographe.it

Il racconto di Puustusmaaa parte da premesse narrative interessanti e suggestive – quasi Hitchcockiane  – e in parte rievocatrici del Wenders primissima maniera de Prima del calcio di rigore (1972) da una visione registica non indifferente insomma, per poi perdersi in un racconto frettoloso, senza alcun mordente.

Your Honor è infatti dotato di uno sviluppo il cui unico “pregio” è quello di mostrarci la totale assenza di una qualunque preparazione in fase di scrittura, per un lavoro semi-amatoriale nella realizzazione, ben mascherato da una cornice elegante e da un bianco e nero raffinato.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 1.5
Sonoro - 1.5
Emozione - 1

1.5