I 10 film italiani più belli del 2015
Il 2015 volge al termine e le festività natalizie sono alle porte, è il momento giusto per fare il punto sul cinema italiano, quello di casa nostra. I 10 film italiani dell’anno. Sì, ci sono! L’industria cinematografica italiana è in profonda crisi, anche di identità, ormai da qualche anno, ma qualche “gioiellino” di qualità c’è, eccome. Non saranno stati “grandi” successi di botteghino (e su questo bisogna lavorare bene nel 2016, perché il pubblico inizia a rifrequentare le sale…), però meritano di essere visti, ricordati e acquistati. Magari per un bel pacchetto sotto l’albero di Natale!
Da Maraviglioso Boccaccio a Non essere cattivo: 10 film italiani del 2015 assolutamnete da ricordare, tra titoli ancora al cinema o già usciti in dvd, pellicole pluripremiate o già dimenticate
10) Maraviglioso Boccaccio di Paolo e Vittorio Taviani. Nel film basato sul Decameron di Giovanni Boccaccio, i maestri italiani raccontano una storia contemporanea: la peste odierna che invasa la società. Punto di partenza la migliore letteratura che tutto il mondo ci invidia. Un’ode nostalgica al tempo che fu, al cinema che fu…
9) Noi e la Giulia di Edoardo Leo. Tratto dal romanzo Giulia 1300 e altri miracoli di Fabio Bartolomei, il film di Leo non fa alcuna promessa allo spettatore se non quella di divertire, in modo romantico, sempre sulla scia di un passato che non torna più e della necessità di prendere la vita in mano, a pugni stretti, creando nuove possibilità. “Nasciamo con le mani piene, per questo da neonati stringiamo i pugni, perché abbiamo i doni più meravigliosi che possiamo desiderare: l’innocenza, la curiosità, la voglia di vivere!”.
8) Vergine Giurata di Laura Bispuri. Presentato alla Berlinale 2015, è uno dei film più premiati dell’anno con protagonista Alba Rohrwacher. È una piacevolissima e intimissima opera prima, tratta dall’omonimo libro di Elvira Dones. La storia di un riscatto sociale, politico e umano attraverso due terre lontane tra loro e non solo geograficamente: l’Albania e gli Usa. “Grazie per avermi accolta quando non ero niente”.
7) Il nome del figlio di Francesca Archibugi. Una cena e uno scherzo bastano a creare scompiglio anche nelle “migliori” famiglie. Una commedia sulle troppe verità nascoste, sulle parole non dette. Magnifico remake del francese Le prénome (Cena tra amici, 2012). Con una Micaela Ramazzotti azzeccatissima nel ruolo romanesco da svampita… “Come diceva Checov: ogni giorno è bene prendere della vita qualcosa che non abbia né trama né fine”.
6) Banana di Andrea Jublin. Un film tragicomico sulla felicità e l’infanzia. L’innocenza e la vita. Una partita di pallone come metafora dell’esistenza, come filosofia del divenire e del crescere. Tutti siamo stati bambini, tutti lo siamo ancora. Un piccolo film italiano per sognare ancora. “Cos’è per me la felicità? Io penso che la felicità è quando ti vai a prendere quello che c’è di grande nella vita anche se devi superare tantissimi ostacoli e difficoltà. Una cosa molto importante di essere felici sono le persone speciali, solo che a volte le persone non sanno di essere speciali per noi e allora bisognerebbe dirglielo senza paura”.
5) Per amor vostro di Giuseppe M. Gaudino. 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, sezione Concorso. Valeria Golino è la Coppa Volpi. Riconoscimento inevitabile, dovuto alla perfetta interpretazione, alla perfetta regia e alla perfetta scrittura, che ha osato, ha giocato, ha colorato e ha vinto.
4) Pecore in erba di Alberto Caviglia. Un giovane che sceglie come opera prima un mockumentary. Esperimentare delle volte funziona! Caviglia mescola tra loro elementi di totale finzione con personaggi conosciuti dalla collettività da Fazio a Freccero, da Mentana a De Bortoli, da Elio a Sgarbi. La magia: lo spettatore diventa il complice del giovane Zuliani, del genio Zuliani.
3) Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio. Anche questo è un titolo del Concorso di Venezia 72. Due film in uno, due epoche in una sola, due modus vivendi in una stesa società. Un film che vince già in partenza per la colonna sonora: non solo la partitura originale del maestro Crivelli, ma anche brani della tradizione popolare italiana come Torna a Sorrento e canzoni della Prima Guerra Mondiale. Più di tutte entra nella testa e nel cuore il brano, ripetuto due volte, dei Metallica Nothing Else Matters nella versione classica dei belgi Scala & Kolacny Brothers.
2) La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi. Un ottimo film italiano, di gusto, di buona regia e ottima scrittura. Valerio Mastandrea è il protagonista. Un ruolo cucito su di lui, tra l’uomo adulto e responsabile e il bambino che sogna ancora di cambiare il mondo. Presentato al Torino Film Festival 2015. “Sono fiero del mio lavoro. Convinco dirigenti irresponsabili a mollare. Gente che al massimo può organizzare un torneo di palaystation…. sono cavallette…. io li faccio fuori”.
1) Non essere cattivo di Claudio Caligari. Film postumo del regista di Amore tossico. Titolo che, anche se per poco, ha rappresentato l’Italia nella corsa verso le nomination agli Oscar come Miglior Film di lingua straniera. È un film crudo, viscerale e dominante. Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, è un “momento” di vergogna per il cinema italiano che troppo spesso lascia da parte i bravi del mestiere per favorire altri, e dei bravi se ne ricorda quando è troppo tardi. Non siate cattivi, è il testamento di Caligari. “La cocaina frizzantina ha un suo perché”.