Akira Kurosawa: film, carriera e stile del grande maestro giapponese
Il 23 marzo 1910 nasceva a Tokyo Akira Kurosawa, regista giapponese e maestro del cinema internazionale.
Un maestro del cinema dalla vita particolare, proveniente da una famiglia di samurai, con una tradizione militare e aperta alla cultura occidentale.
Sin da giovane sviluppò una passione per il cinema, grazie al fratello che svolgeva l’attività di benshi, narratore al pubblico dei film muti. Accanto a questa passione, anche l’amore per la letteratura, in particolare quella di Shakespeare e della sua poetica.
All’età di 26 anni, terminati gli studi, andò a lavorare per una grande azienda di cinema in Giappone, svolgendo attività di aiuto regista e potendo mettere in pratica i suoi studi e le sue ricerche.
Akira Kurosawa: la produzione cinematografica del maestro del cinema giapponese
Nei suoi primi lavori da regista si sente molto forte l’eco della seconda guerra mondiale appena scoppiata e dei suoi orrori. Infatti nel primo film Sanshiro Sugata, incentrato sul judo e sulle gesta di un grande campione, si respira lo spirito nazionalista del regista e del Giappone di quell’epoca. Una sua commedia in costume ancora in fase di produzione venne persino sequestrata dai militari che occupavano il territorio perché troppo patriottica.
Il suo successo internazionale iniziò qualche anno più tardi con L’angelo ubriaco e Il Cane randagio.
Nel 1950 arriva Rashmore, il capolavoro assoluto che gli permise di vincere un Oscar come miglior film straniero e il Leone d’Oro a Venezia.
Qui a fare da protagonista c’è la storia di uno stupro e di un omicidio in Giappone che viene raccontata da diversi punti di vista. Una storia che regala al regista un meritato passaggio nell’Occidente e nel suo mondo cinematografico.
Nel 1976 arriva anche il secondo Oscar come miglior film straniero per Dersu Uzala – Il piccolo uomo delle grandi pianure che conferma il successo internazionale del regista e che soprattutto va a compensare uno sfortunato periodo senza produzioni che lo spinse al tentativo di suicidio.
Akira Kurosawa: le influenze nel cinema Occidentale
Grazie ai suoi riconoscimenti nei più importanti festival del Cinema Occidentale, la sua produzione ha potuto raggiungere i maggiori registi italiani e americani influenzando e ispirando alcune principali opere, una su tutte Per un pugno di dollari di Sergio Leone.
Negli anni ’90 al termine della sua carriera, poté anche beneficiare di una collaborazione con Steven Spielberg e George Lucas che gli fornirono gli effetti speciali di Sogni, il suo ultimo lavoro.
Akira Kurosawa morì nel 1993 dopo un Oscar alla carriera ricevuto tre anni prima, che andò ad incoronare l’opera di un maestro del cinema che riuscì, con i suoi film strettamente legati al Giappone e alla tradizione giapponese, a ispirare i registi di tutto il mondo. Fondamentale fu il suo stile di regia semplice, ma sempre all’avanguardia, come la tecnica di ripresa dei movimenti dei suoi personaggi, armoniosi e ritmici, che viene studiata ancora oggi anche in raffronto con i film d’azione più contemporanei. L’utilizzo di diverse videocamere permetteva inoltre di dare una visuale più ampia della scena, con i protagonisti generalmente in lontananza, ripresi in primo piano grazie all’utilizzo del teleobiettivo.
Akira Kurosawa: le radici nella tradizione giapponese e un’apertura alla cultura occidentale
Sicuramente rilevante in tutta la sua produzione fu la sua passione per l’arte e la letteratura. Le letture e gli studi dei testi di Shakespeare hanno influenzato il suo lavoro e portato alla creazione di alcuni dei suoi titoli più importanti. Qui, la grandezza di un regista in grado di mescolare la cultura di una Nazione ricca di tradizioni e disciplina con i grandi testi della letteratura internazionale e uno sguardo verso il cinema del resto del mondo.
Uno script che il regista aveva accantonato nella sua carriera verrà con molte probabilità alla luce in un film prodotto da due case cinematografiche cinesi. Si tratta di The Mask of The Black Death, ispirato all’omonima opera di Edgar Allan Poe e dimostra, ancora una volta, l’incredibile tratto contemporaneo di questo regista e le sue influenze nel cinema di tutto il mondo.