Andrea Camilleri, viaggiatore seriale e inusuale

Andrea Camilleri è uno scrittore seriale. Uno dei pochi in Italia che lascia a bocca aperta il lettore e lo spettatore. Un uomo dalla vivacità intellettuale spiazzante. Coinvolgente e spiritoso più di molte altre giovani penne e menti. Camilleri, ospite sempre gradito della festa del libri e della letteratura, Libri Come, ha raccontato le città della sua vita, offrendone uno sguardo informale e antropologico, perché come dice lui stesso “è l’uomo la parte più interessante”.

Le città del cuore del papà del Commissario Montalbano

Andrea Camilleri ha trascorso tutta la vita tra arte e cultura, incontrando e conoscendo personaggi importanti e determinanti del 900 italiano. Tutto ha avuto inizio quando appena vent’enne, nel ’49, arriva a Roma per studiare recitazione e regia all’Accademia d’Arte drammatica fondata e allora presieduta da Silvio D’Amico. Sono gli anni di “Roma Città Aperta, del film ma anche di un’apertura magica verso il prossimo. Una Roma molto diversa da quella di oggi, troppo decaduta”. Andrea Camilleri ha dato vita al “figlio maschio” proprio a Roma, non dimenticando mai le sue origini, la sua gente, la sua Sicilia. È il papà e il creatore di Salvo Montalbano (interpretato da Luca Zingaretti), il commissario più amato dagli italiani e tornato in tv a fine febbraio con due nuovi episodi: Una faccenda delicata e La piramide di fango. Il Commissario Montalbano è la serie tricolore dei record – prodotta dalla Palomar di Carlo Degli Esposti -, per ascolti (più di 10 milioni di spettatori) e per paesi conquistati (ben 65, dagli Stati Uniti d’America all’Australia.

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Il Camilleri de Il Commissario Montalbano è conosciuto e assai noto. Mentre il Camilleri uomo, curioso e divertente è forse ancora da scoprire del tutto. Intervistato da Marino Sinibaldi, direttore di Radio3 e ideatore della rassegna Libri Come, ha offerto un’immagine inconsueta del mondo e di alcune città, quelle che per un motivo di lavoro, di famiglia o letterario, lo hanno spinto alla scoperta e alla sorpresa. Come dice lo stesso Andrea Camilleri, “è bello guardare la città con gli occhi di un altro”. Se Roma resta il punto fermo e la sua seconda casa, il Cairo “lo tiene in pugno” senza se e senza ma. Più volte in Egitto per lavoro, Camilleri è stato conquistato da una città e da un popolo povero, poverissimo. “Forse in un’altra vita sono stato un cammelliere”, scherza lo scrittore siciliano, che sente più vicina a se una città come Cairo e non Parigi, “che mi ha deluso”. Deluso perché sin troppo descritta nel dettaglio in tanti libri letti, e quindi poco possibile da scoprire. Da qui la scelta di Camilleri di non andare alla scoperta delle città, ma delle persone. E a stupirlo più di tutti sono stati gli abitanti di Dublino, quelli veri e puri e non solo i personaggi dei Dubliners di Joyce. “Sono persone allegre e calorose, sono persone come me: meridionali piacevoli da frequentare”.

Andrea Camilleri non è un uomo “di mondo”. Ha viaggiato tanto, ma solo per lavoro. Non si è mai spostato da casa sua per altri motivi. E se lo ha fatto, è stato per un viaggio “sensoriale”, attraverso le pagine e i racconti di donne e uomini che hanno lasciato un segno nella letteratura mondiale.