10 casting alternativi in 10 film iconici, da Indiana Jones a Ritorno al futuro
Il Multiverso al cinema come non l'avete mai visto: da Clint Eastwood agitato, non mescolato, ai secchi no di Al Pacino e Sean Connery: 10 film iconici riscritti dai volti che avrebbero potuto fare la storia.
Le credenziali neorealiste di Cary Grant lasciano a desiderare. Ma lo sapete che ha rischiato ugualmente di essere il protagonista di Ladri di biciclette? Proprio così: David O. Selznick, il produttore di Via col vento, si innamora della sceneggiatura e propone a Vittorio De Sica di finanziare il film, a condizione che Grant sia il protagonista. De Sica rifiuta, il resto è storia. Il fatto è che la vita è una sequenza di scelte e conseguenze, ognuna delle quali ci indirizza verso il nostro futuro, eliminando universi di possibilità alternative. Un tema, questo, sempre più decisivo per il cinema commerciale americano. Pensate a The Flash, il film di Andy Muschietti in sala dal 15 giugno 2023. E considerate l’immagine qui sotto, tratta dal film. Due versioni dello stesso personaggio, Flash, e un’incarnazione di Batman. Forse il più amato, Michael Keaton, il più incisivo. Ma non l’unico e il solo. Timeline riscritte, realtà alternative, Multiverso. Chiamatelo come volete.
Multiverso Cinema o, se volete, semplice “what if”: 10 casting alternativi in 10 film iconici
Qui si chiama Multiverso Cinema. Il gioco è semplice: 10 classici, 10 ruoli iconici, 10 interpretazioni (e dimensioni) alternative. L’impatto sul personaggio dell’attore o l’attrice è lasciato all’immaginazione di chi legge. Ogni paragrafo spiegherà le ragioni che hanno impedito il concretizzarsi di questa possibilità qui da noi. Perché, non dubitate, da qualche parte nella sconfinata ragnatela del Multiverso, Cary Grant gira per Roma alla disperata ricerca di una bicicletta. Viene voglia di vederlo, questo abominio neorealista/hollywoodiano. Con tanta curiosità e un vago senso di stupore. Buona lettura.
1. I predatori dell’arca perduta (1981): Tom Selleck è Indiana Jones
Nonostante il grande successo di Magnum P.I. – cult assoluto del poliziesco anni ’80 con il suo mix di azione, umorismo e gusto per un intrattenimento leggero ma di qualità – la carriera di Tom Selleck è ugualmente segnata dall’ombra di un gigantesco “what if”. Una serie TV di successo non basta, quando avresti potuto lasciare la tua impronta su uno dei ruoli più importanti della storia del cinema. Come confermato dallo stesso Selleck, Steven Spielberg e George Lucas avevano pensato a lui per I predatori dell’arca perduta, il primo film della serie di Indiana Jones. Addirittura, pare, prima di rivolgersi a Harrison Ford. Perché non se ne è fatto niente? Tom Selleck non ha mai confermato o smentito la ricostruzione, ma l’ipotesi più accreditata parla di ostacoli contrattuali e di problemi di sovrapposizione tra i piani di lavorazione del film e della serie.
2. La dolce vita (1960): Paul Newman è Marcello Rubini
“Marcello, come here!” e se te lo dice Anita Ekberg è la classica proposta che non si può rifiutare. Solo che in questo caso, invece di Marcello Mastroianni… a farle compagnia c’è Paul Newman! Prima di cedere il film alla coppia Peppino Amato e Angelo Rizzoli, interrompendo una fruttuosa collaborazione cominciata con La strada e proseguita con Le notti di Cabiria – due Oscar su due – Dino De Laurentiis è stato il produttore de La dolce vita. Tra i motivi di attrito con Federico Fellini, seri al punto da spingere la coppia al divorzio creativo, dubbi sulla sceneggiatura e polemiche sul cast. De Laurentiis lo voleva internazionale, di qui il suggerimento di Newman protagonista, soluzione che Fellini rifiuta. Pur stimando enormemente l’americano, per il suo film pensa a un fascino, una bellezza, un talento d’attore più accessibile, meno prestigioso. Dino saluta il suo Fefè, nella leggenda (e nella Fontana di Trevi) ci entra Marcello Mastroianni.
3. Diabolik (1968): Catherine Deneuve è Eva Kant
Il primo Diabolik lo dirige Mario Bava nel 1968. Produce, anche qui, Dino De Laurentiis. La genesi del progetto è una carrellata di sliding doors. All’inizio il regista è Tonino Cervi, Bava subentra poi, immaginando un film sulla falsariga e i toni, cupissimi e amorali, dei primi fumetti; non se ne fa niente. L’idea successiva è una storia in due parti, anticipando la Marvel di decenni; l’insuccesso al botteghino e i rapporti tesi con il produttore pregiudicheranno tutto. Quanto al cast, per il protagonista si ricordano le candidature di Jean Sorel e Alain Delon – sarà John Philip Law – mentre per la parte di Eva Kant c’è Catherine Deneuve, che fa addirittura in tempo a girare alcune scene prima di abbandonare il set. Il motivo? Scarso feeling con il regista e il rifiuto di spogliarsi in scena, a quanto pare. La sostituirà Marisa Mell. Per la Deneuve, arriva il momento dedicarsi al film di una vita, Bella di giorno.
4. Il Signore degli Anelli (2001 – 2003): Sean Connery è Gandalf
Il mio nome è Gandalf… no, non funziona. Restando nella metafora, i produttori della trilogia del Signore degli Anelli erano letteralmente disposti a coprire d’oro Sean Connery, pur di convicerlo ad accettare la parte di Gandalf: il 15% sugli incassi (tanti soldi, fidatevi) e un cachet di decine di milioni di dollari. Ma l’attore scozzese non ha voluto sentire ragioni; a quanto pare, non riusciva a capire la sceneggiatura! Per un professionista dall’appeal non così leggendario, una scelta del genere avrebbe significato un grosso danno alla carriera (e al portafoglio). Ma quando sei James Bond, fai spallucce e te ne freghi, il carisma è intatto. Sarebbe stato un Gandalf magnifico, ma Peter Jackson, il fantasma di J.R.R. Tolkien e milioni di fan in tutto il mondo possono consolarsi con la perfetta interpretazione di Ian McKellen.
5. Superman Lives (1999 circa): Nicolas Cage è Superman
Superman Lives non dovrebbe neanche trovarsi in questa lista, per due buone ragioni, ma chi se ne importa. La prima è la più ovvia: il film non è mai stato girato. Fermato a un paio di settimane dall’inizio delle riprese, primavera 1998. Una bella crudeltà. Seconda ragione: il protagonista c’era già, contento del ruolo e senza alcuna responsabilità nel naufragio produttivo. Nicolas Cage, che è un grande fan dei fumetti e un ancor più grande estimatore del personaggio, era entusiasta all’idea di interpretare Superman nel film diretto da Tim Burton, su sceneggiatura anche di Kevin Smith. Spiega mr. Cage che la Warner si spaventò a tal punto per l’insuccesso di Mars Attacks! (1996), sempre Burton, da convincersi a staccare la spina, nonostante i soldi già spesi per i costumi e i set. Per farsi un’idea di cosa abbia perso il cinema, basta la foto.
6. Marnie (1964): Grace Kelly è Marnie
La favola, vista da fuori, sembrava davvero una favola – attrice giovane, brava e bella sposa un vero Principe e trascorre il resto della sua vita in un paradiso del jet set fiscamente conciliante – può darsi che dietro le quinte le cose fossero un po’ diverse, ma non è questo il punto. Il punto è che la Principessa Grace, nei primi anni anni ’60, era pronta al ritorno sulle scene. Diretta da Alfred Hitchcock, che per lei aveva pensato all’adattamento del romanzo di Winston Graham Marnie, thriller psicanalitico su una giovane donna, frigida e cleptomane. Il film lo girerà Tippi Hedren, già con Hitchcock ne Gli uccelli e che su questo set accuserà il regista di comportamenti orribili. Quanto a Grace Kelly, una parola ufficiale circa la sua uscita dal progetto (inizialmente pareva cosa fatta) non è mai arrivata. L’opposizione del marito, il Principe Ranieri? Convenienza politica, in un periodo di frizioni tra la Francia di De Gaulle e il Principato di Monaco? L’opposizione bacchettona dei monegaschi? La ridda delle speculazioni, a distanza di anni, è ancora aperta.
7. Star Wars (1977-2015): Al Pacino è Han Solo
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, c’è stata la concreta possibilità che Al Pacino vestisse i panni della più adorabile, eroica, canaglia della storia del cinema. Proprio a lui George Lucas aveva pensato per la parte di Han Solo, prima di assegnarla a Harrison Ford, davvero l’uomo che sfrutta le defezioni altrui per costruirsi una carriera (vedi Tom Selleck). Ce lo racconta lo stesso attore americano il perché di questa clamorosa rinuncia: al culmine della carriera, letteralmente sommerso di proposte e copioni, non ha saputo cogliere il potenziale monumentale del film. Forse troppo stanco e di successo per provarci. Sean Connery docet, la grandezza protegge dagli errori di valutazione. Che il no a Star Wars non ne abbia intaccato il prestigio neanche un po’, testimonia al di là di tutto del valore di Al Pacino. Michael Corleone e Tony Montana? Bastano e avanzano.
8. Colazione da Tiffany (1961): Marilyn Monroe è Holly Golightly
La caratterizzazione di Holly Golightly nel romanzo è molto diversa dal tipo di personaggio incarnato con inimitabile grazia da Audrey Hepburn nel film del 1961 diretto da Blake Edwards. A Truman Capote non piaceva Colazione da Tiffany, faticava a trovare punti di convergenza tra l’adattamento cinematografico e lo spirito del suo libro. Che era, in effetti, più aspro e realistico della deformazione poetica offerta dal film, classico intramontabile della commedia romantica. Capote avvertì come una pugnalata alle spalle l’ingaggio della Hepburn, avendo suggerito alla produzione il nome della sua amica Marilyn Monroe, confidando nel talento e in una certa sintonia di background tra attrice e personaggio. A un anno dalla scomparsa, Marilyn avrebbe potuto impreziosire la sua corona cinematografica con l’ennesimo gioiello. Il risultato sarebbe stato un film molto diverso da quello di Edwards, ugualmente meraviglioso.
9. Vivi e lascia morire (1973): Clint Eastwood è James Bond
Si potrebbe fare un Multiverso su misura di 007. Non ci credete? Ian Fleming, negli anni ’50, pensa a David Niven e James Mason, anche se nel 1960 scrive a Hitchcock proponendo l’adattamento di Thunderball con Richard Burton. I produttori, Albert Broccoli e Harry Saltzman, contattano Cary Grant che accetta ma per un solo film. Terence Stamp viene scartato perchè propone di vestire Bond da geisha, Burt Reynolds rifiuta e poi si pente, John Gavin entra in politica, Dick Van Dyke non sa imitare l’accento bristish… questo fino al 1970 circa, ci sono altri quarant’anni sulla falsariga.
La storia del contatto tra Eastwood e la coppia Broccoli-Saltzman è questa: Connery abbandona due volte. La prima nel 1967, sostituito da George Lazenby ma per un solo film. Di nuovo nel 1971, stavolta per sempre. Serve un nuovo attore per Vivi e lascia morire e la produzione pensa, per consolidare l’appeal commerciale, a un Bond americano. Ma Clint Eastwood, che dalla Trilogia del dollaro a Harry “la carogna” Callaghan viaggia di ruolo iconico in ruolo iconico, rifiuta. Perchè? Pensava che il personaggio appartenesse a Connery. Preferiva il cinema realistico. E riteneva più consono che a interpretarlo fosse un inglese.
10. Ritorno al futuro (1985): Eric Stoltz è Marty McFly
Siamo andati molto, molto vicini a vedere Eric Stoltz interpetare Marty McFly e se non è successo è perché… non è chiaro al 100% il motivo, ma c’è un’ipotesi credibile. Dei casting alternativi, il più famoso e dibattuto degli ultimi quarant’anni. Non si tratta solo di capire le ragioni della defezione di Stoltz, ma anche della ricerca inesauribile di prove – controcampi per cui non servivano rifacimenti, foto di scena (vedi sopra) – relative al suo passaggio nel film. La storia è questa: Robert Zemeckis ha un protagonista in mente per Ritorno al futuro e il suo nome è Michael J. Fox. Che però è impegnato sul set di Casa Keaton, la sit-com del momento, per cui è difficile combinare il suo ingaggio. Si passa quindi all’alterntiva: Eric Stoltz, che gira per circa sei settimane prima di essere sostituito. Secondo Zemeckis, il “suo” Marty mancava dell’ironia necessaria, forzando troppo il versante drammatico del personaggio. Cambio in corsa, è il turno Michael J. Fox che si divide tra due set, coltiva arretrati di sonno e si consegna alla leggenda.