Andiamo a quel paese dove è stato girato? Le location del film
Andiamo a quel paese dove è stato girato? Segui il nostro itinerario e scopri tutte le location del film di Ficarra e Picone
Chissà quante volte siete stati mandati “a quel paese”, per un’opinione diversa, una frase di troppo, un’atteggiamento sbagliato o per pura goliardia, chiedendovi magari quale direzione intraprendere per arrivare nella suddetta località. Insomma, “quel paese” è il luogo in cui tutti mandano o vengono mandati ma che nessuno ha mai visto, almeno fino a qualche tempo fa, quando i comici Ficarra e Picone decisero di impallinarlo nella cartina geografica, ponendolo a sud della Sicilia.
Stiamo ovviamente parlando delle location di Andiamo a quel paese, la commedia diretta da Salvatore Ficarra e Valentino Picone, che si sono occupati anche della sceneggiatura insieme a Fabrizio Testini, Edoardo De Angelis, Devor De Pascalis. Dove è stato girato il film? Quali sono le location reali che albergano nella fantasiosa messa in scena?
Per raggiungerlo i protagonisti partono da Palermo – la scena del trasloco è stata girata a Siracusa – e attraversano una poetica lingua di asfalto che si disperde tra la vegetazione dorata e i muri a secco, facendo troneggiare qua e là qualche albero dalla folta chioma verde. Quella strada curvosa è una delle uscite (o entrate) di Ispica (in provincia di Ragusa), meno battuta rispetto a quella principale per questioni di comodità. Da lì Valentino e Salvatore raggiungono finalmente il paese protagonista a cui viene affibbiato nella pellicola il nome inventato di Monteforte (ispirato al paese in provincia di Messina, Monforte San Giorgio), mentre nella realtà è Rosolini, una graziosa cittadina sita nella provincia di Siracusa in cui la presenza dell’uomo ha lasciato cicatrici di bellezza che si concretizzano nell’esistenza di chiese bizantine, villaggi preistorici, ipogei paleocristiani, castelli e palazzi nobiliari. Resti di epoche che si perdono nella notte dei tempi ma che sopravvivono nonostante la modernità, tra le vie strette e molto simili a miniature da presepe che si agglomerano nel centro storico e gli spazi ampi che l’uomo ha invaso per esigenza del progresso. Proprio qui, nella Città del Carrubo e del Sacro Cuore, un tempo feudo della contea di Noto, si sono svolte le riprese Andiamo a quel paese.
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La meravigliosa Piazza Garibaldi ha fornito lo scenario principale del film, fungendo nientemeno da ciò che rappresenta ancora oggi, cioè un salotto a cielo aperto in cui la cittadina si ritrova, accessoriato dei servizi basilari a ogni comunità odierna: bar, posta, banca e chiaramente un luogo di culto cattolico che è in questo caso la Chiesa Madre, posta al centro tra le piazze gemelle, separate da Corso Savoia.
La Chiesa, consacrata a San Giuseppe, è stata progettata nel 1873 dall’architetto Giambattista Pennavaria per poi essere modificata da nel 1880 su un progetto dell’architetto Luigi Gugliotta e del geometra Carmelo Leggio. Il suo impianto risale però al ‘700, quando Francesco Moncada (principe di Lardaria, che fondò Rosolini nel 1713 insieme alla moglie Eleonora Platamone) incaricò l’architetto siracusano Pompeo Picherali di stilarne il progetto.
La struttura, in stile neoclassico, si presenta maestosa ed elegante, dominata ai lati dalle statue di San Pietro e San Paolo. Al suo interno è invece divisa in tre navate con pianta a croce latina e custodisce una serie di sculture, tele dipinte (come Il Battesimo di Gesù di Gregorio Scalia), bassorilievi, un prezioso organo ottocentesco, la statua del patrono della città San Luigi Gonzaga e una reliquia del santo.
Curiosità: Fu il popolo ad accelerare il processo di costruzione della Chiesa Madre, tanto che i carrettieri trasportarono gratuitamente i blocchi di calcare estratti dalla cava Scalarangio.
Esternamente la Chiesa Madre, una delle più belle del sud della provincia, è attorniata da una serie di palazzi come il caratteristico Palazzo dell’Orologio e il Palazzo Cartia. Sempre qui si trova la vecchia sede del Comune di Rosolini, in cui si svolge il matrimonio tra Valentino e zia Lucia.
Andiamo a quel paese – i bar e le botteghe in cui è stato girato il film
Ma distogliamo per un attimo l’attenzione da Piazza Garibaldi per percorrere la già citata via di Corso Savoia. Per effettuare le riprese di Andiamo a quel paese i due comici siciliani hanno cambiato i sensi di marcia e usato il tratto di strada che solitamente non è percorribile dalle auto, cosicché, lasciandoci alle spalle il portone d’ingresso dalla Chiesa Madre ci troviamo alla sinistra il bar in cui i paesani passano tempo bevendo birra e giocando a carte. Si tratta del Bar Centrale! Proseguendo su questa via potrete notare diversi edifici dalle raffinate decorazioni e molti esercizi commerciali ormai chiusi a causa di un trend che ha pian piano comportato lo spostamento del centro commerciale in altre vie altrettanto centrali come Via Sipione (in cui si trova anche l’omonimo palazzo), ma c’è una bottega che ancora resiste e che appare nel film, quella del barbiere, in cui Nino Frassica fa letteralmente “pelo e contropelo” a tutti gli abitanti della città.
La casa di Salvatore e Donatella (alias centro anziani abusivo) in Andiamo a quel paese
Proseguendo ancora di qualche metro troverete il Palazzo Savarino, che funge da dimora per Salvo, Donatella, la piccola Adele e tutto l’intero complesso di anziani che, affacciandosi dal balcone, lasciano trasparire la decadente bellezza del borgo. Nonostante possa apparire trasandato, il palazzo in stile liberty rappresenta un pezzo di storia di Rosolini e nasconde tra le pietre e il cemento un racconto tutt’ora suggestivo. Il Palazzo è allocato in un quartiere nato nel tardo medioevo in cui i signori di Rosolini edificarono la loro rocca, successivamente trasformata in castello dai principi Platamone. Se vi addentrate oltre il piccolo arco che vedete al termine della strada potete ritrovarvi magicamente intrappolati in un altro tempo: un esiguo spazio della città che sembra essere rimasto perfettamente in linea col passato.
Anche i vicoli che Andiamo a quel paese non ha immortalato sono location da vedere
Sempre in questa zona si trovava un luogo di culto ipogeo risalente al IV-V secolo d.C. in cui venne successivamente eretta una basilica. Se vi addentrate tra quei vicoli noterete una piccola statuetta: la Madonnina del Buon Consiglio, a cui i residenti non fanno mai mancare dei fiori. Sempre in quell’area si trova il vecchio castello dei Platamone o, meglio, ciò che ne resta. Attualmente la struttura è proprietà della famiglia Nobile, che l’ha adibita a palmento. Si badi bene che quanto descritto in queste ultime righe non è stato ripreso da Ficarra e Picone in Andiamo a quel paese, quindi vi toccherà recarvi a Rosolini se volete scoprirlo!
Andiamo a quel paese dove è stato girato? La Chiesa SS. Crocifisso
Ma ritorniamo in Via Sipione e ripercorriamo nuovamente le vie immortalate nella commedia del duo siculo per scoprire un’altra bellezza: la Chiesa SS. Crocifisso, risalente al 1700 e detta tale per via del miracoloso ritrovamento avvenuto presso l’eremo di Croce Santa (Cava Lazzaro). Il suo aspetto cambiò radicalmente nel 1930, quando fu deciso di demolire la struttura preesistente per conferirgli un aspetto più moderno.
A detta di molti la Chiesa così come appare adesso è molto più bella, ma si sa che la gente si abitua presto alle novità! In ogni caso se c’è una cosa che colpisce di questo luogo di culto sono quegli archetti decorativi posti sulla facciata e quei dettagli architettonici che la lasciano in bilico tra lo stile liberty e quello gotico medievale (che fiorisce soprattutto nelle guglie campanarie), oltre alla sensazione che riesce a donare, come di una culla artistica intenta a dondolare chi sa carpire quella sua flebile magia.
Si deve ammettere che l’interno di Chiesa SS. Crocifisso, in calcare giallino a conci sagomati (che pur custodisce, oltre alla Croce Santa del 1533, un effigie del 1400 e una scultura raffigurante La Deposizione di Cristo, di Biagio Poidomani) non stupisce tanto quanto l’esterno, ma gli spazi angusti sanno dare una sensazione di familiarità che non si avverte altrove. A proseguire gli slanci e i riccioli architettonici provvede la piazza antistante (rimodernata negli anni ’90) nella quale i due protagonisti si agitano, litigando come sempre su ciò che è giusto fare.
Piazza Masaniello è un’altra location in cui è stato girato Andiamo a quel paese
Il suo nome dialettale è molto più romantico: piazza San Cherchiri. Alle spalle della Chiesa Madre e di Piazza Garibaldi, questo spiazzo è dominato dalla settecentesca Fontana dei Tritoni, raffigurante la creatura mitologica mentre regge in mano una brocca, dalla quale fuoriesce l’acqua. La fontana è ispirata a quella sita a Roma, mentre la piazza è intitolata a Masaniello, l’eroe napoletano che si ribellò al governo spagnolo.
Sempre qui si trova lo storico Bar Taormina, usato per le riprese sia interne che esterne, in cui vi consigliamo di andare a fare colazione, ovviamente con una bella granita!
Un’altra piazza che si vede nel film e che si trova all’incrocio con via Roma (via che poi ci porta verso la piazza centrale) e Via Eloro è la moderna Piazza dei Caduti, dedicata ai caduti durante i conflitti mondiali.
E sempre in questi quartieri un assillante Salvatore insegue Valentino, lasciando intravedere l’ingresso della Chiesa Cuore Immacolato di Maria, costruita per volere dei Francescani nei primi anni del 1700 e inizialmente consacrata a San Francesco d’Assisi. I sali e scendi dei due mettono al centro dell’attenzione Via San Francesco, che prosegue dritta verso la facciata barocca della struttura.
Tra gli altri scorci che affiorano nella commedia troviamo la scuola elementare Bellini, lascito del periodo fascista. In questo complesso scolastico, sito in una delle vie centrali della città, sono state rinvenute e subito occultate anni addietro, su una delle pareti esterne, alcune figure rappresentanti il busto del Duce.
Andiamo a quel paese trova in Parco Forza un’altra favolosa e caratteristica location
Le riprese in cui Valentino e Roberta (Fatima Trotta) parlano e passeggiano ci danno modo di scoprire l’incanto brullo della natura che ricopre quest’area della Sicilia sud orientale. È forse difficile capire quali sono le cave e le rocce che si avvicendano nella pellicola ma quelle che fanno da sfondo al film di Ficarra e Picone sono certamente riconducili al Parco Archeologico di Cava Ispica (a circa un quarto d’ora da Rosolini). Un percorso che si snoda tra gole e ciuffi vegetali e grotte che testimoniano l’insediamento umano fin dall’epoca preistorica tra le quali si distinguono la necropoli di Baravitalla e la catacomba della Larderia (databile tra il IV e V secolo d.C). Sempre a Cava Ispica si trova una delle più antiche chiese cattoliche degli Iblei, la Chiesa di San Pancrati, del VI secolo e una serie di affreschi con scritte greche custoditi presso la Grotta dei Santi.
Uno scenario inenarrabile e spettacolare dal quale fuoriesce la vita che da sempre ha demarcato queste zone, lasciando tracce ricche di misteri e tesori inestimabili.
Il Castello di Donnafugata tra le location di Andiamo a quel paese
L’ultima scena, infine, è stata girata presso il Castello di Donnafugata, dalle finestre si intravedono i meravigliosi giardini che hanno stregato gli spettatori nel capolavoro di Matteo Garrone, Il Racconto dei Racconti (leggi qui per saperne di più).
Mancherà certo qualcosa in questo itinerario, magari qualche via di cui non ricordiamo il nome o qualche edificio che i nostri occhi si sono ormai abituati a vedere e al quale non abbiamo fatto caso. Che questa nostra piccola incertezza sia un invito, specialmente quando qualcuno vi manda a quel paese, a fare i bagagli e a venire a Rosolini, questo paesino ai piedi dei Monti Iblei è davvero ricco di bellezze nascoste, dolci alle mandorle, arancini, ristoranti e pizzerie in cui degustare il meglio della tradizione culinaria sicula; è ricco di vita e ringrazierete chi vi c’ha mandato!