Chi m’ha visto: dove è stato girato? Le location del film con Beppe Fiorello
Viaggio alla scoperta della Puglia raccontata nel film Chi m’ha visto, la commedia di Alessandro Pondi, con Beppe Fiorello e Pierfrancesco Favino
Dopo aver visto in anteprima Chi m’ha visto, il film di Alessandro Pondi al cinema dal 28 settembre, ci è venuto spontaneo chiederci: dove è stato girato?
Ci sono infatti location mozzafiato nella commedia che ruota attorno all’esilarante coppia formata da Beppe Fiorello e Pierfrancesco Favino che, inserendosi nella migliore tradizione della commedia all’italiana, va oltre le gag e le situazioni macchiettistiche per riflettere su temi importanti come il rapporto che intercorre oggi tra identità e successo, unito al bisogno di apparire, indipendentemente dal talento e dalla passione del singolo. Tutti argomenti che costituiscono la spina dorsale di un’opera che presenta altri punti di forza: infatti non può non saltare subito all’occhio come a farla da padrone, vero e proprio protagonista a fianco dei personaggi, sia soprattutto il paesaggio frastagliato dell’entroterra pugliese che ha ospitato le riprese del film.
Dove è stato girato Chi m’ha visto? Itinerario nelle location del film
Chi m’ha visto è stato girato in Puglia. È in questa regione, infatti, tra Ginosa, Mottola, Castellaneta, Bari e Conversano, che si gioca la storia di Martino (Beppe Fiorello), bravo chitarrista stufo di essere sempre all’ombra dei grandi divi della musica leggera italiana, senza il dovuto riconoscimento per il proprio talento. In seguito alla grande delusione per essere un “perfetto sconosciuto” agli occhi del pubblico, Martino decide di salire sul treno che dalla stazione di Bari lo riporterà nell’assolata Ginosa, piccolo paese dell’entroterra pugliese, in cui tutto sembra ripetersi sempre uguale da tempo immemore. Un luogo addormentato, al punto che non sorprende, tra le prelibatezze tipiche di questa località, un dolce chiamato “dormento”, specialità ginosina che deve il nome alla lenta levitazione, di almeno 15 ore. È qui, nel cuore della Puglia, che il chitarrista, con l’aiuto del migliore amico Peppino (Favino) decide di organizzare il piano che lo porterà al successo: organizzare la propria sparizione per poter finalmente attirare l’attenzione su di sé.
Fin dalle prime scene, il pubblico ha così l’occasione di ammirare il centro storico di Ginosa: di fronte alla Torre Orologio, che, nell’omonima piazza, segna il lento scorrere del tempo all’interno del paese, fa la conoscenza per la prima volta di Peppino, personaggio indolente e alla continua ricerca di espedienti, che da sotto il suo cappello di paglia, in pose che ricordano il giovane Clint Eastwood nei western di Sergio Leone, squadra tutti i (pochi) nuovi arrivati. Costeggia la piazza la Chiesa Madre di Ginosa, edificata nel Cinquecento per omaggiare la Madonna del Rosario. Una struttura circondata da abitazioni tradizionali, resa ancora più straordinaria dal fatto di trovarsi ai piedi di quelle formazioni di roccia calcarea note come “gravine”.
Incidendo la roccia calcarea come profondi canyon infatti, le gravine nascono nella preistoria della Puglia per ospitare fiumi che arrivavano fino al mare del golfo di Taranto. Vi sono conservate le tracce di antichissimi insediamenti, che rimandano fino al paleolitico, con grotte, chiese rupestri, cripte, santuari e un ecosistema che protegge rari esemplari di flora e di fauna, come in una bolla fuori dal tempo. Tra le più estese ed interessanti, insieme a quella di Laterza, di Castellaneta, di Mottola, di Massafra, di Palagianello, c’è ovviamente la gravina di Ginosa, che costituisce l’esempio più evidente dell’incontro tra uomo e ambiente, tra valori ambientali e paesaggistici e valori archeologici e culturali.
In Chi m’ha visto gran parte delle riprese si svolgono a Ginosa, piccolo paese dell’entroterra pugliese circondato da tre km di gravina verde e incontaminata
È in questo suggestivo scenario tipico delle Murge pugliesi che Martino trova il vecchio casale abbandonato della storia, il rifugio perfetto per mettere in atto la propria sparizione ed è lo stesso in cui, inoltre, si svolge una delle scene più suggestive del film, quella in cui il chitarrista dà prova del proprio talento, suonando la chitarra in un rapimento estatico che lo porta a immaginare una folla urlante, venuta fin lì solo per lui. E invece, finita la canzone, Martino apre gli occhi e si ritrova da solo, circondato, come in un abbraccio protettivo, da 3 km di gravina verde e incontaminata che avvolgono lui e la città di Ginosa.
Un territorio così ricco di storia e di suggestioni naturali non poteva, tra l’altro, non attirare su di sé l’attenzione di registi e produttori. Lo stesso incredibile scenario è stato infatti scelto nel lontano 1964 da Pierpaolo Pasolini, che qui girò molte scene del Vangelo Secondo Matteo, ambientato anche a Matera, e per esigenze cinematografiche fece addirittura esplodere un’abitazione, causando il crollo di una parete di roccia. Sempre a Ginosa, inoltre, nel 2015, sono state girate scene di ben due film: Il Manoscritto, per la regia di Alberto Rondalli, con Alessandro Haber, Alessio Boni e Flavio Bucci e Tulips, della regista premio Oscar Marleen Gorris.
Coinvolgendo non solo Ginosa, ma anche, specie nelle riprese panoramiche all’inizio del film, le vicine Mottola, Castellaneta e Conversano, nota per il suo “oro rosso”, la più vasta collezione varietale di ciliegio dell’Italia meridionale, Chi m’ha visto ha, tra gli altri, il pregio di rappresentare un’altra opportunità importante di crescita per il territorio, in termini di valorizzazione del patrimonio storico di cui in Italia si continua a sentire un disperato bisogno.
Cosa mangiare?
Oltre che per le location, la Puglia è famosa anche per la buona cucina. Insieme ai già citati dormenti di Ginosa, tra i prodotti che dovete assolutamente assaggiare non mancano di certo le orecchiette, il primo piatto tipico di questa regione (quelle alle cime di rapa, in particolare, sono una specialità barese); le gustosissime bombette pugliesi, mentre se siete amanti del formaggio, il Pallone di Gravina, che deve il nome proprio alla zona delle gravine nell’Alta Murgia, fa al caso vostro. Se poi siete liberi di girare, non fatevi sfuggire anche il dolce pasticciotto, tipico della zona salentina e, tra i presidi Slow Food, il Caciocavallo podolico del Gargano.