Fino all’ultimo battito dove è stata girata? Le location della fiction Rai
Fino all’ultimo battito, fiction diretta da Cinzia Th Torrini in onda su Rai 1 dal 23 settembre 2021 e anche su Rai Play, è prima di tutto un dramma medico. Di conseguenza buona parte delle sue ambientazioni hanno a che fare con gli interni di strutture ospedaliere di vario genere. In alcuni frangenti, la finzione e l’attualità si sono mescolate in maniera problematica; basti pensare alle riprese svoltesi all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, che in quel momento ospitava pazienti affetti da Covid-19.
Ma nel raccontare le vicende di Diego (Marco Bocci), brillante cardiochirurgo che fa un patto col diavolo Cosimo Patruno (Fortunato Cerlino) pur di salvare la vita al figlio malato, l’occhio della macchina da presa si allarga per trascinare nel racconto alcuni degli sfondi più interessanti della “casa” geografica della serie. La Puglia è da anni uno dei luoghi del cuore del cinema e della televisione italiana. Fiore all’occhiello del turismo interno ed esterno, anche in tempo di pandemia le sue spiagge e le sue città d’arte sono mete gettonatissime. Fino all’ultimo battito non fa eccezione, e nel fare opera di selezione di alcuni dei luoghi prediletti dalla serie, vediamo un po’ dove ci porterà.
Fino all’ultimo battito è stata girata anche a Lecce: romana, rinascimentale ma soprattutto barocca
Se Fino all’ultimo battito sceglie location leccesi settoriali, in primis l’ospedale Vito Fazzi e il Vecchio ospedale di Poggiardo, non ignora certo tutto quello che sta intorno. Capolouogo dell’omonima provincia, 90.000 abitanti circa, Lecce passa sotto il nome di “Firenze del Sud” per le bellezze incastonate nel suo piccolo ma ricchissimo centro storico. Dalle antiche origini romane al trionfo barocco, la città detiene lo scettro di città d’arte per eccellenza del Meridione italiano.
Barocco è la parola chiave: barocco leccese, per essere più precisi. Conseguenza dell’impulso architettonico in epoca Regno di Napoli, in particolare per lo sviluppo delle facciate ottenute lavorando la cosiddetta pietra leccese, materiale calcareo dall’agile modellazione e caldo nei toni. La basilica di Santa Croce è uno degli esempi più noti. C’è poi il Duomo, altrimenti detto Cattedrale di Maria SS. Assunta, un campanile e due facciate, una sobria l’altra lussureggiante. Per il periodo pre-barocco va ricordato il castello di Carlo V, edificato nel XVI secolo a protezione della città e oggi sede di manifestazioni culturali. E l’Anfiteatro Romano situato in piazza Sant’Oronzo, la piazza principale della città, che nel nome omaggia e ricorda il santo patrono.
Molfetta tra la Banchina, lo stadio e il centro storico
Quasi sessantamila abitanti in provincia (e a nord) di Bari, località costiera dalla storia antichissima, Molfetta è “usata” molto da Fino all’ultimo battito. Gli sfondi sono la Banchina di San Domenico, camminamento sul mare frequentemente usato per concerti e ritrovi collettivi, lo stadio Paolo Poli e il centro storico. Di particolare rilevanza per l’offerta storica e paesaggistica della città sono il Pulo, dolina carsica al cui interno sono stati rinvenuti resti strumentali risalenti all’epoca neolitica e resti umani dell’età della pietra e del bronzo. E Il Duomo di San Corrado, tre cupole per la più imponente manifestazione dell’arte romanica pugliese, un bel contrasto con il barocco salentino.
Polignano a Mare: nel blu dipinto di blu, tra le location di Fino all’ultimo battito
Facciamo un gioco. Pensate alla cerchia delle vostre conoscenze e parentele, e cercate di ricordare se almeno una di loro, mamma, papà, fratello, sorella, amici, fidanzati/e, voi stessi, chi volete, è stata a Polignano a Mare negli ultimi due/ tre anni circa. Francamente sembra impossibile pensare a una risposta negativa. Una delle mete più ambite, nella regione più ambita dai turisti di tutta Italia. Sarà per questo che Fino all’ultimo battito ha eletto Polignano a Mare a location della serie? Probabile.
Un pugno di abitanti per un paesino a picco sul mare, città metropolitana di Bari poco a nord di Monopoli, raggiungibile in treno, bus, auto e persino aereo. Case piccole e bianche, mare azzurro e verde, Bandiera Blu dal 2008, vicoli angusti e calorosamente accoglienti. Un titolo di paragrafo da carcerazione preventiva per la sua banalità, ma come si fa a parlare di Polignano senza citare il cittadino illustre Domenico Modugno? C’è anche una statua molto famosa dedicata alla leggenda della canzone italiana, tra le attrattive del posto. Parlando di spiagge, va ricordata la più famosa e suggestiva, la Lama Monachile. Piccola calotta dalla spiaggia di ciottoli e stretta da alte scogliere sormontate dalle caratteristiche abitazioni, capolavoro di sinergia architettonica uomo-natura.
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Cosa vale la pena di mangiare quando si mangia in Puglia
Orecchiette alle cime di rapa. E dopo questa sconvolgente rivelazione… in realtà, il giro degli ambienti di Fino all’ultimo battito proseguirebbe a Bari, Monopoli, Cosenza e molto altro ancora. Ma si può raccontare un luogo non soltanto cogliendone l’evidenza, rievocando un paesaggio, la suggestione di uno scorcio. Si può capire un posto afferrandone lo spirito. Il cibo è una preziosissima porta dell’anima, e la Puglia di anima ne ha ampie scorte.
Il piatto tipico si conosce, si apprezza, non ha bisogno di ulteriori approfondimenti. Vale la pena segnalare qualche prelibatezza meno conosciuta. Come le Castagnelle baresi, dolcetti natalizi ottenuti con mandorle tostate, tritate e cacao amaro (la castagna c’è solo nel nome). Dalla stessa zona viene fuori la famosa Focaccia barese, riprodotta in tutta la regione con qualche aggiustamento. Icona dello street-food locale, condita con sale, olio, olive baresane e pomodoro. Nasce invece a Martina Franca, e da qui si estende a macchia d’olio, la Bombetta pugliese. Un piccolo involtino di carne ripieno di formaggio, sale, pepe, spezie, questo nella configurazione classica perché poi esistono anche delle varianti.
Focalizzandoci sulla tradizione salentina, merita una speciale menzione lo Scapece. Si tratta di pesce fritto marinato in strati di pangrattato, aceto, aglio, menta, zafferano. Per finire, il piatto leccese per eccellenza, Ciceri e tria. Pasta e ceci, di questo si tratta. Pappardelle tagliate a forma di rombo, una parte cotta in maniera standard, la restante in olio bollente.