Il Primo Re dove è stato girato? 5 posti da visitare nel Lazio tra mistero e natura
Un viaggio tra le location de Il Primo Re, per scoprire il Lazio più misterioso e selvaggio.
Il Primo Re, ultimo film di Matteo Rovere (Veloce come il vento, Gli Sfiorati), ci porta nei paesaggi selvaggi del Lazio incontaminato che fa da sfondo al 753 a.C., anno a cui viene fatta risalire la genesi del mito narrato, quello di Romolo e Remo e della nascita di Roma.
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Il gigantesco balzo che Rovere compie a ritroso nel tempo giustifica, pertanto, la scelta di immergere le atmosfere de Il Primo Re nelle terre verginali e intatte di paludi e foreste, boschi tipicamente mediterranei e corsi d’acqua ora impetuosi, ora claustrali, ma anche le loro foci e sponde brade, saline, zone sulfuree e montagne rocciose. Tutto questo contribuisce, senza ombra di dubbio, a far delle ambientazioni de Il Primo Re qualcosa di strettamente connesso all’urgenza di raccontare una storia che necessita, prima di tutto, della natura primigenia e inesplorata in cui è inserita affinché l’uomo, protagonista della leggenda, venga posto dinanzi ai conflitti più profondi derivanti dai suoi primordiali istinti.
Itinerari nel Lazio più misterioso e selvaggio, sulle tracce de Il Primo Re di Matteo Rovere
I monti Simbruini
Gran parte del film è ambientato all’interno del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini. Si tratta nientemeno che di trentamila ettari di territorio protetto, emblema della regione del Lazio e dei suoi appennini: tra le cime, che arrivano a sfiorare i duemila metri di altezza, la vegetazione è prevalentemente costituita da ampissimi pianori e faggete, costellate di numerosi corsi d’acqua, cascate, laghetti e piccole sorgenti. Non a caso il termine “Simbruini” ha la sua etimologia nel latino “sub imbribus“, che può essere tradotto come “sotto le piogge”. I monti Simbruini sono una località turistica di estremo fascino adatta tanto a chi cerca l’avventura e l’escursione quanto a chi predilige, invece, studiare le tante testimonianze storico-artistiche di prezioso valore (risalenti anche a duemila anni fa), di cui i piccoli centri abitati all’interno del Parco sono custodi. Gli itinerari possibili per chi vorrebbe esplorare questo gioiello verde sono diversi, a seconda del mezzo prescelto: disponibili a piedi, a cavallo e persino in bicicletta.
Il monte Cavo e la via Sacra
Il monte Cavo è la seconda montagna per altezza dei Colli Albani, ed è definito “Vulcano laziale” un po’ a causa della sua peculiare forma, un po’ per le sue reali origini: il monte, infatti, non è che un residuo conico di scorie vulcaniche situato all’interno di Rocca di Papa, nel Parco regionale dei Castelli Romani.
Oggetto di fascinazione per numerosi scrittori e poeti che ne hanno decantato la bellezza (è a questo monte che Luigi Pirandello dedica il suo componimento L’esclusa), i versanti del Vulcano laziale sono interamente ricoperti di faggi, querce e castagni che si estendono lungo ampissime e fitte zone boscose. Il monte Cavo è un ottimo punto panoramico da cui è possibile avere la visuale su alcune località circostanti e su distese d’acqua, fra cui il Lago di Nemi (e il sottostante Lago di Albano) e il Mar Tirreno, ma anche i Monti Tiburtini, la simbolica cima del Monte Soratte, i Monti Sabatini e Cimini e, infine ma non per ultime, le isole Ponziane a sud. Il monte Cavo fu considerato una montagna sacra da parte dei popoli preromani del Lazio e dai Romani stessi, poiché ospitava il tempio Iuppiter Latiaris. Il tempio fu un’importante meta di pellegrinaggio per i popoli latini, che dall’Urbe seguivano un percorso lungo oltre 30 chilometri, detto Via Sacra.
Il Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili
Come i Simbruini, i monti Lucretili costituiscono un’area protetta di estremo valore per la regione del Lazio, ed è un territorio delimitato dai confini dell’area di caccia di due Aquila reale nidificanti che volteggiano nel cielo di queste montagne. Boschi, macchie e praterie fanno da habitat per svariate specie protette che vivono indisturbate lungo questa breve catena montuosa, definita anche “Gruppo del Monte Gennaro”. Itinerari di tipo turistico e di tipo escursionistico, per esperti (con o senza attrezzatura) e non, fanno parte delle attrattive di questa zona verde della regione, e sono molteplici i percorsi che si snodano su terreni di vario tipo e livello.
Il Parco di Veio, il Monte Ceraso e l’Isola Farnese
Tra le ambientazioni de Il Primo Re figura anche il Monte Ceraso, vetta che si erge sul Parco regionale di Veio, delimitato a est dalla via Flaminia e a ovest dalla via Cassia. Veio come la città etrusca da cui il parco prende il nome, residui di una lontana civiltà che ci ha lasciato una zona funeraria (da cui resta accessibile la tomba delle anatre) e la successiva villa romana di Campetti, le cui rovine archeologiche ricoprono una zona di oltre diecimila metri quadrati, oltre alla Mola di Isola Farnese, un mulino risalente ai primi anni del Novecento e il suo cosiddetto Fosso della Mola. All’interno di quest’area verde è possibile ammirare anche il vulcano di Sacrofano e il fosso Piordo, una peculiare cascatella che si trova proprio nei pressi del mulino novecentesco.
I paesaggi del Parco Nazionale del Circeo
Uno dei più rari e incontaminati esempi di foresta planiziaria nel Lazio, ossia di foresta estesa su territorio pianeggiante, è considerata la Selva di Circe, che si estende per circa tremila ettari e custodisce due “piscine”: Piscina della Gattuccia e Piscina delle Bagnature. Ovviamente per “piscina” non s’intende altro che una palude formatasi in modo totalmente naturale, per accumulo di acqua piovana e affioramento delle falde. Oltre alle piscine, tra i paesaggi tipici della Selva ricordiamo le Lestre, tra cui la Lestra della Coscia, zone dove un tempo gli abitanti costruivano i loro villaggi di capanne (elemento ricorrente e centrale nel film).
Anche questa foresta, ecosistema talmente vario e ricco da essersi guadagnato il patrocinato dell’Unesco, è visitabile e quasi interamente percorribile tramite sentieri e percorsi pedonali oppure ciclabili.
Oltre all’area boscosa, nelle scene finali de Il Primo Re fa la sua comparsa il suggestivo Lago dei Monaci, il più piccolo dei laghi costieri del Circeo, immediatamente a sud del Lago di Fogliano. La distesa d’acqua dolce è famosa per essere punto di scalo e ristoro di uccelli migratori di vario tipo.