Parthenope dove è stato girato? Itinerario tra le location del film
Parthenope, il film di Paolo Sorrentino con Celeste Della Porta protagonista, è una poesia d’immagini dalla bellezza mozzafiato; una corsa infinita che ci porta a esplorare le meraviglie di Napoli (ma anche Capri e Genova) che qui si coagula nell’essenza di una donna che nasce nelle acque del mare, di un uomo che in quelle stesse acque muore, dell’amore che ivi si consuma.
Ancora una volta Sorrentino attorciglia le sue origini alla macchina da presa, tira in ballo pregi e difetti della Città, ne evoca il miracolo (che tanto ha fatto discutere) e adagio ci trascina, tra le vie, le ville, gli scorci, di una terra che sembra eterea, estrapolata dalla scenografia di un film, eppure è tangibile, reale!
Paolo Sorrentino ci prende per mano e ci fa conoscere una località cangiante, fatta di mille anime e centomila volti; una meraviglia incredibile, da attraversare a piedi, in barca, volendo anche solo col pensiero.
Dove nasce Parthenope? Le location del film di Paolo Sorrentino, tra ville e palazzi di Napoli
Il film ci porta nel 1950, anno in cui nasce, tra le acque del Golfo di Napoli, Parthenope, secondogenita dei coniugi Di Sangro. Il parto nel Mediterraneo, alla presenza dei familiari e degli amici – nonché del padrino della ragazza (Achille Lauro, a cui presta il volto Alfonso Santagata), che ne suggerirà il nome – strizza l’occhio al mito legato all’origine della città di Napoli, sorta sull’isolotto di Megaride (dove si trova Castel dell’Ovo), laddove si trovava il sepolcro della giovane sirena Parthenope.
Parlando delle location reali usate per questa scena, il nome di Achille Lauro riecheggia nella presenza di una famosa villa presente nella zona di Posillipo e nota perlopiù alla gente del luogo col nome di Villa Lauro, ma anche come Villa Rocca Matilde. Questa duplice nomenclatura è dovuta a due dei proprietari un tempo proprietari della dimora, che si erge su tre piani (l’armatore, politico, editore e dirigente sportivo italiano è stato l’ultimo a risiedere in loco, nel periodo del secondo dopoguerra, mentre il nome Matilde corrisponde a quello della primogenita di Louisa Dillon, la quale ha vissuto in questa struttura seicentesca dopo il cancelliere Orazio d’Acunzo e l’ambasciatore austriaco Karl Gotthard von Firmian).
In questa location d’altri tempi, che si precipita a picco sul mare, la protagonista di Parthenope e gli altri personaggi del film si muovono come dentro un mondo incantato, mostrandoci l’ampia sala affrescata provvista di finestre così grandi da consentirci una suggestiva vista sul Vesuvio, nonché il porticciolo artificiale privato (dove potrebbe essere stata girata la scena in cui la ragazza fa l’amore, ma anche quella del parto) e un parco con elementi neoclassici, quali colonne, tempietti e sedute.
Palazzo Donn’Anna tra i luoghi in cui è stato girato Parthenope
Probabilmente la scena in cui Maggie (Silvia Degrandi) dà alla luce la figlia è stata girata nei pressi del seicentesco Palazzo Donn’Anna che, diceva Lamberto Lambertini, “non è una rovina: è soltanto incompiuto!”. In questa dimora, disegnata dall’architetto Cosimo Fanzago secondo i canoni del barocco napoletano per volontà di Anna Carafa, nobildonna consorte del viceré Ramiro Núñez de Guzmán, sono ambientate gran parte delle scene che vediamo nel film. Provvisto di due ingressi, di cui uno sul mare, Palazzo Donn’Anna si trova in via Posillipo e non è visitabile al pubblico, essendo diviso tra vari proprietari che ivi hanno residenza privata.
Il suo parziale deperimento, amplificato dalle carezze salate del mare, gli conferisce un fascino particolare e ci fa risalire alle motivazioni del suo status, da rintracciare nella morte di donn’Anna, avvenuta durante un’insurrezione popolare che portò anche alla fuga del marito.
Tra gli altri palazzi nobiliari che si avvistano in Parthenope vi è anche Villa di Grotta Marina, di cui non si vede che l’esterno. Oggi dimora privata e atelier dell’artista Nicola Rivelli, questo edificio che si erge su una solida base in tufo giallo, è un intreccio di archi e colonne che si affacciano sul mare. Il suo aspetto attuale è abbastanza differente rispetto al XVII secolo, quando era adibita a residenza del principe Colubrano, che qui ospitò Maria Anna d’Asburgo, la sorella di Federico IV, prima dell’incontro col suo futuro consorte, Ferdinando III.
In un ipotetico itinerario sulle tracce delle location di Parthenope queste ville sono tutte rintracciabili lungo la centrale via Posillipo, che parte da largo Sermoneta, quindi a Margellina, dove è stata girata, tra le grotte, una scena del film di Sorrentino. Ma la macchina da presa scivola insieme al nostro sguardo anche sul Lungomare di Mergellina, offrendoci una delle viste più belle su Napoli e sul Vesuvio e a fare, in questo spaccato, anche un tuffo nel passato, con l’antico camion utilizzato per la disinfestazione durante l’epidemia di colera.
Rimanendo ancora nel cuore di Napoli, il film mette in scena anche via Caracciolo con la Rotonda Diaz, mostrandoci altresì l’iconica Galleria Umberto e la centralissima Via San Carlo. Si tratta del centro della città e, se vi trovate da queste parti per visitare il capoluogo campano, passerete di qui anche senza volerlo e in ogni scorcio ritroverete sicuramente una diapositiva tratta da Parthenope.
Seguendo i passi della vita da adulta della ragazza, è inevitabile rivivere alcune situazioni di quegli anni, come le contestazioni giovanili, e addentrarsi insieme a lei tra le aule delle storica e prestigiosa Università Federico II di Napoli, tra le più antiche università pubbliche del mondo (per essere più precisi, è la prima università laica d’Europa), fondata nel 1224 da Federico II di Svevia.
Tra i quartieri che si avvistano nella pellicola fa capolino anche borgo Santa Lucia, la cui storia è attraversata da innumerevoli mutamenti. In questo rione, oggi divenuto un elegante quartiere residenziale, il generale romano Lucio Licinio Lucullo fece costruire la sua maestosa villa, di cui è possibile vederne i resti. Proprio in questo punto, secondo la leggenda, pare abbia trascorso gli ultimi giorni di vita Romolo Augusto, l’ultimo imperatore di Roma. Rimanendo indietro nel tempo, altre curiosità si infiltrano in questi spazi della città. Pare infatti che nelle vicine grotte platamonie, dove si tenevano riti magici, siano ambientate alcune scene del Satyricon di Petronio.
La Certosa di San Martino e il Duomo di Napoli
Non manca una tappa presso la Certosa di San Martino, dove si trova l’antica e fastosa carrozza all’interno della quale Parthenope viaggia, ma non solo. Se vi recate a Napoli e avete del tempo, questo luogo è tra quelli che vale la pena visitare, poiché è un tripudio di cultura cattolica e arte barocca, nel segno dell’architetto Cosimo Fanzago, al quale nel ‘600 fu dato l’incarico di apportare modifiche all’edificio (fondato nel 1325 e inizialmente caratterizzato da un severo stile gotico, di cui ne resta parzialmente traccia), conferendogli quella sensualità realistica che si esprime in volumi, effetti cromatici e composizioni stilizzate.
Al di sotto della Certosa (che ormai da tempo non ospita più l’ordine dei certosini), scavata nella collina del Vomero, è ancora possibile vedere i sotterranei in stile gotico, mentre al piano superiore si estendono la Chiesa principale, i chiostri, il cimitero con una balaustra adornata con ossa e teschi, l’antica farmacia e il Museo nazionale in cui sono custodite, tra le altre cose, anche le opere di Artemisia Gentileschi e una scultura del Bernini.
Lasciamo per ultimo il Duomo di Napoli, che acquista un’enfasi particolare per via delle scene ambientate al suo interno e per ciò che rappresenta per il popolo napoletano. All’interno dell’edificio in stile gotico è custodito il Tesoro di San Gennaro, che Parthenope indossa in una scena in cui si presenta al cardinale Tesorone (Peppe Lanzetta) vestita da papessa.
Il miracolo di San Gennaro, nel film di Sorrentino, sfiora il blasfemo e fa discutere.
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A Capri, dove è stato girato Parhenope
Ci allontaniamo dalla città per recarci nella famosa isola di Capri, raggiungibile col traghetto.
Parthenope, dicevamo in principio, è un viaggio nella vita di una ragazza che diviene donna, un elogio della sua bellezza interiore ed estetica, della sua saggezza e delle domande che la conducono a evolversi umanamente e a non arrestarsi dinnanzi a nulla, a essere anche sfacciata.
Se il Golfo di Napoli rappresenta per certi versi la culla della fanciulla (nelle ville che abbiamo citato Parthenope nasce, fa l’amore, scopre il potere del suo fascino sulle persone a lei vicine) man mano che ci allontaniamo da questi luoghi ci accingiamo a una progressione della ragazza, che trova una chiave di volta nella vacanza a Capri con Sandrino (Dario Aita) e col fratello Raimondo (Daniele Rienzo). In tali circostanze la fotografia di Daria D’Antonio disegna su pellicola le suggestive vie che si disperdono nei Giardini di Augusto, legati da un aneddoto a un’altra location del film, l’hotel Quisisana di Capri, in cui i tre giovani si imbucano durante la loro vacanza. Questi due luoghi sono infatti collegati dalla via Krupp, fatta costruire dall’industriale tedesco Friedrich Alfred Krupp, appassionato di biologia, il quale voleva avere un accesso più comodo ai Giardini.
La via, dunque, parte da Marina Piccola e si inerpica fino alla zona della Certosa di San Giacomo e dei Giardini di Augusto (all’interno dei quali è custodito anche un monumento dedicato a Lenin, che visse a Capri nel 1908), caratterizzati da una serie di terrazze fiorite e da una spettacolare vista sui Faraglioni di Capri, gli stessi che fanno da sfondo a numerose scene del film, compresa la morte di Raimondo.
Tornando all’hotel citato in precedenza, ne vediamo bene le due piscine e scorgiamo anche una delle suite di questa struttura alberghiera attiva fin dal 1845 e tra le cui stanze hanno trovato rifugio divi e scrittori, come il John Cheever di Gary Oldman, idolo di Parthenope, che non vuole rubargli neanche un secondo di giovinezza, motivo per cui preferirà fare la sua solita passeggiata in solitaria, facendo entrare di diritto tra le location della pellicola via Tragara, con le sue mattonelle smaltate.
Quella sera Parhenope finirà a letto con Sandrino, ma ciò che precede il loro incontro intimo sfiora l’incesto e sembra sempre sull’orlo di farci precipitare in un ménage à trois.
Molti degli scorci che si affannano tra una carezza e uno sguardo d’intesa hanno come set Anacapri, la parte più intima di Capri, in cui si trovano il Monte Solaro, la Grotta Azzurra e il Faro di Punta Carena, che avvistiamo nella pellicola insieme a una grezza e suggestiva piscina sita all’interno di un parco privato, in zona Riva Verde.
Napoli dentro Genova
In alcuni istanti della narrazione appare chiaro dove ci troviamo: a Spaccanapoli, la caratteristica via che taglia in due la città e che va dai Quartieri Spagnoli a Forcella.
Ci sono cortili caratteristici, illuminati da bacinelle in plastica che si calano dai balconi.
Ma talvolta l’essenza di una città la si coglie al meglio quando ci si trova a gironzolare dentro un’altra. E quest’altra, nel caso specifico, è Genova, i cui vicoli ricordano parecchio quelli della città partenopea, un po’ come la musica, il porto, quel disgregarsi disordinato che stringe tra mare e monti chi le attraversa, insieme a quel carteggio di tradizioni e storie lungo secoli (basti pensare al sugo alla genovese, tipico di Napoli).
Tra le autenticità che Sorrentino ha importato in Parthenope vi è anche la Nave Azzurra usata dai tifosi napoletani e posta in una delle scene di chiusura del film.
Non possiamo che ultimare con qualche consiglio culinario. E se è vero che a Genova fanno capolino pesto e focacce, a Napoli i consigli si sprecano, dalla pizza alle sfogliatelle fino alla zuppa di cozze, che ci sentiamo di citare semplicemente perché a citare i frutti di mare è la stessa protagonista interpretata da Celeste Della Porta, che però gentilmente le rifiuta.