Tutto il mio folle amore: le location del film di Gabriele Salvatores
Il regista italiano torna alle origini, con un road movie in cui l’importante non è la destinazione, ma il viaggio stesso. Ma quali paesi attraversano Willy e Vincent? Scopriamolo insieme.
Il road movie è un grande classico del cinema, e se in Italia c’è qualcuno che ama particolarmente questo genere è Gabriele Salvatores, che ne ha fatto un vero e proprio marchio di fabbrica. Non sorprende quindi il ritorno alle origini del regista con Tutto il mio folle amore, pellicola del 2019 liberamente ispirata al romanzo Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas, la storia di un padre, di un figlio autistico, e del lungo viaggio in moto in Sud America.
Salvatores prende spunto da questa vicenda profondamente toccante per raccontare con delicatezza, profondità e una vena d’allegria la storia di Vincent (la rivelazione Giulio Pranno), un 16enne autistico immerso in un mondo tutto suo, in cui non riescono ad entrare nemmeno sua madre Elena (Valeria Golino) e il padre adottivo Mario (Diego Abatantuono). La vita di tutti, ma soprattutto di Vincent, è sconvolta dal ritorno di Willy (Claudio Santamaria), il padre naturale del ragazzo, che aveva abbandonato la famiglia per seguire la sua strampalata carriera di cantante. Vincent, incuriosito, si nasconde nel furgone di Willy: da qui inizierà un lungo viaggio con rocambolesche avventure che li porteranno ad avvicinarsi, conoscersi e a volersi bene in maniera istintiva.
Se il libro da cui prende spunto la storia era ambientato nell’America del Sud, Salvatores trapianta l’ambientazione di Tutto il mio folle amore in scenari a noi più noti, partendo dalla sua amata Trieste per poi lanciare i suoi protagonisti tra la brulla bellezza dei Balcani.
Tutto il mio folle amore: il fascino di Trieste, la “piccola Vienna sul mare”
Misteriosa e magica, suggestiva ed elegante, Trieste ha un fascino tutto suo, che ha stregato Gabriele Salvatores: ancora una volta il regista sceglie la bella città di frontiera, perfetta per raccontare il confine – reale e metaforico – che i due protagonisti superano insieme. E quale luogo si prestava meglio di Trieste, con il suo affascinante mix culturale? Se vi trovato a passeggiare tra le sue vie, assicuratevi di ammirare il mare Adriatico che bagna un paesaggio carsico di rara bellezza, su cui si affaccia maestoso il Castello di Miramare, orgogliosamente arroccato sulla punta del promontorio di Grignano. Attraversata la strada, poi, immergetevi nell’abbraccio dei palazzi che racchiudono Piazza Unità d’Italia, cuore vivo di Trieste e la piazza aperta sul mare più grande d’Europa. Disposti uno accanto all’altro si susseguono, sotto gli occhi stupefatti del visitatore, il Palazzo della Luogotenenza austriaca sede della Prefettura, Palazzo Stratti con il famoso Caffè degli Specchi, Palazzo Modello, sede del Municipio, Palazzo Pitteri (il più antico della piazza), l’albergo in Palazzo Vanoli e il Palazzo della Regione, da sempre di proprietà della compagnia di navigazione Lloyd Triestino.
Per chi è interessato a scoprire la città nelle sue mete più curiose, il suggerimento è di visitare il Faro della Vittoria, un monumento pieno di simboli e perfetto per vedere Trieste da un punto di vista diverso dal solito, e di dedicare qualche ora a visitare i suoi caffè storici, amati da scrittori e poeti come Svevo, Saba e Stendhal e ancora testimoni di un’epoca perduta. Pensosa, schiva e riservata, Trieste è proprio come Vincent: a un approccio superficiale può risultare un rebus incomprensibile, quasi ostico, ma per chi s’impegna a scoprirla dischiude una bellezza che tocca il cuore.
On the road attraverso i Balcani
Misteriosi, accoglienti e in qualche modo malinconici, i Balcani sono la cornice perfetta per il viaggio di Willy e Vincent, e i territori brulli con le distanze impossibili, il mare e le comunità di nomadi, i paesi minuscoli e i night decadenti diventano le esperienze che servono ai due per trovare quel legame che non hanno mai avuto. Le regioni dei Balcani, infatti, si prestano particolarmente a un road trip in macchina, con il vento che scompiglia i capelli come a Vincent, che sfreccia per la prima volta in moto: scoprire la Slovenia, per esempio, è una sorpresa continua. Grande come una regione italiana, questa nazione si presta a un viaggio itinerante, dove ogni tappa è una nuova scoperta. Tra le destinazioni imperdibili per un road trip in Slovenia non possono mancare Lubiana, la deliziosa capitale, il romantico Lago di Bled, la destinazione più turistica del Paese, il villaggio multicolore di Priano, affascinante con il suo centro storico medievale perfettamente conservato, e Lasko, dove si trova il birrificio più antico della Slovenia: una meta ideale per seguire le orme di Vincent, che in viaggio con suo padre, tra le varie avventure che vive, assaggia la birra per la prima volta.
Anche la Croazia non è da meno: Vincent la attraversa per raggiungere il matrimonio dove si deve esibire il padre, Elena e Mario la percorrono per andare a riprendere il figlio fuggito. Un turista che si trova a viaggiarci, invece, ha l’imbarazzo della scelta. La stella della nazione è Dubrovnik, bella da togliere il respiro, ricca di storia e raffinata, con i suoi hotel a cinque stelle e ristoranti di alta classe, ma se preferite sentirvi come i nostri protagonisti dedicatele solo qualche giorno, per scoprire poi anche al resto della regione in cui si trova, la Dalmazia. È la parte più autentica della Croazia e quella che ricorda di più le atmosfere di Tutto il mio folle amore, con la sua costa frastagliata e brulla, i minuscoli villaggi di pescatori e un mare dalle acque lucenti che fa venire voglia di rimanere in viaggio per sempre. Proprio come Willy, che vorrebbe rimanere per sempre on the road con Vincent. Perché insieme, il mondo è un po’ meno crudele.
Consigli per i buongustai: ecco cosa mangiare in viaggio tra le location di Tutto il mio folle amore
Chi viaggia lo sa: il cibo è parte integrante dell’esperienza di scoperta di un luogo nuovo, e il modo migliore per entrare davvero in contatto con le tradizioni locali. Trieste, la Croazia e la Slovenia, pur differenziandosi in molti aspetti, risentono dal punto di vista culinario della vicinanza reciproca, e non è un caso trovare elementi comuni nelle cucine tradizionali di ciascuna delle tre località. Le zuppe, per esempio, si trovano in tutte e tre le culture, così come il gulash, delizioso spezzatino di carne di manzo che deriva dagli influssi ungheres: in Croazia si chiama pasticada, ed è tipico proprio della Dalmazia. Ma esistono anche delle pietanze che sono assolutamente tipiche e uniche di ogni località: se siete a Trieste dove assaggiare gli gnocchi alla triestina, proposti in diverse varianti da tutti i ristoranti della città. Preparati rigorosamente a mano, possono essere di pane e venire serviti insieme al gulash, oppure riempiti con un dolce ripieno di crema di susine. Essendo Trieste sul mare, non può mancare ovviamente il pesce: le ricette più tipiche sono i sardoni in savòr alla triestina, infarinati e fritti dopo essere stati pescati in giornata, e le canocie, ovvero gli scampi serviti insieme a un intingolo preparato con pepe, pan grattato, sale e vino bianco.
Un viaggio in Slovenia, invece, non può essere completo senza aver gustato le patate, di cui la nazione è il regno incontrastato. Si possono trovare come semplici contorni, sottoforma di porridge o come ingrediente base dei kocovi krapi, ravioli di patate ripieni di polenta, formaggio e frutta secca: qualsiasi preparazione assaggerete, sarà indimenticabile. Carne e pesce si alternano in modo uguale in Croazia, perfetta espressione della duplice anima della nazione, che si divide tra costa ed entroterra. Tra i piatti locali più diffusi si trovano ricche grigliate di carne mista accompagnate dai raznjici, gustosi spiedini a base di carne suina, e dagli immancabili cvapi, polpettine di carne insaporita con cipolla, e gustose grigliate di pesce a base di pesci pregiati (branzini, orate, dentici), calamari, scampi e gamberi. I re dei dolci, invece, sono le Fritule, popolare dessert dalla forma rotonda che viene preparato con farina, uvetta, grappa locale e scorza di limone. Da leccarsi i baffi.
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