Cinematographe.it presenta Vox Lux di Brady Corbet
Alla sua seconda opera Brady Corbet si fronteggia nuovamente con l'analisi della crescita di un'icona, avendo per protagonista Natalie Portman.
Brady Corbet torna alla sua seconda regia passando, un’altra volta, per Venezia. Era stato il fiore all’occhiello della sezione Orizzonti nel 2015, in cui vinse con il suo The Childhood of a Leader – L’infanzia di un capo sia il premio alla miglior regia che il Leone del futuro per la miglior opera prima. E, proprio nel futuro di Corbet, la Mostra diretta da Alberto Barbera riservava un’ulteriore accoglienza, benché più altalenante del suo eccitante esordio. Passando nella sezione ufficiale e concorrendo, così, al riconoscimento più ambito nell’edizione del Festival di Venezia del 2018, il giovane regista dirige la straordinaria Natalie Portman per il nuovo Vox Lux, affiancandole un cast di rilievo tra cui spiccano il collega Jude Law, l’aspirante stella Raffey Cassidy – diventata nota per aver fatto parte della famiglia “maledetta” de Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos – e Stacy Martin. Seppur il debutto del secondo lungometraggio dell’autore sia avvenuto in terra italiana, si è dovuto aspettare un intero anno prima di poter accogliere Vox Lux nelle nostre sale, con l’uscita nei nostri (pochi) cinema il 12 settembre.
Il box office di Vox Lux
Certamente il nome di Natalie Portman può aver fatto gola a buona parte del pubblico – e dei cinefili –, ma la risonanza che Vox Lux ha avuto e il riscontro al box office non hanno che dimostrato un andamento piuttosto modesto per quel cinema che, solitamente, fa buona presenza ad un festival. Complici delle recensioni non uniformemente entusiastiche e un calo della comunicazione dovuto al passaggio così distante rispetto alla prima mondiale, la seconda opera di Brady Corbet ha incassato al box office italiano – nella settimana prima del 16 settembre – 20.517 euro, con una media di circa 2.565 euro in otto sale. Incasso che lo ha posizionato al diciottesimo posto nella classifica del box office italiano e che nel resto del mondo lo ha portato ad una cifra di 1.334.798 dollari, di certo un passo in avanti rispetto ai 245.546 dollari del precedente The Childhood of a Leader – L’infanzia di un capo.
Da attore ad autore: il passaggio da regista di Brady Corbet
Ma il passo in avanti che Vox Lux fa negli incassi corrisponde anche ad una visione che si pone perfettamente in assonanza con il gusto del neofita Brady Corbet, aggiungendo materiale da approfondire alla sua poetica, già ben marcata nel suo primo film e a cui il secondo lavoro con Natalie Portman fa da cassa di risonanza. Nella nuova carriera di Corbet, che nasce attore nel 2003 con Thirteen – 13 anni e prosegue con titoli di sempre maggiore importanza come Funny Game (2007) di Michael Haneke, Melancholia (2011) di Lars von Trier e Sils Maria (2014) di Olivier Assayas, il nuovo autore analizza con lente di ingrandimento e strumenti da chirurgo il processo di formazione di figure influenti nella società che rappresenta.
Indagini approfondite sui processi di nascita, crescita e sviluppo di determinate personalità, dai capi di Stato alle popstar, che Corbet affronta con spirito iconoclasta, distruggendoli soltanto per poterne mostrare la natura allo spettatore, penetrando nella loro vita fin proprio dagli inizi, per vedere come e cosa li ha condotti al loro ascendente. Vox Lux, infatti, partendo dai primordi e dalle cause che hanno condotto la protagonista Celeste al suo successo, ne studia il potere su di lei esercitato e, di riverso, portato nella sua musica e nella cultura che l’ha resa un’icona. Un personaggio forgiato dalla società e della società portatore di valori e disfunzionalità che, come ne L’infanzia di un capo, si rispecchiano nel succedersi di persone e eventi, ri-interpretati anche dai medesimi attori.
L’anima da popstar di Natalie Portman in Vox Lux
Natalie Portman non solo brilla della sua solita luce, ma a sostegno delle sue qualità arriva un look che la immerge nella messinscena della musica, nell’accecante strada del successo musicale che riflette le proprie conseguenze tanto nella sua vita privata quanto nella prospettiva che il mondo ha della cantante. L’attrice canta e si destreggia nell’euforia del palcoscenico adibito a concerto, prestandosi ad un’intera ultima parte fatta di hit e di una lunga esibizione, che la mette sotto la luce dei riflettori in una veste – argentea e accecante – inedita, sulle note del brano scritto dalla cantautrice Sia dal titolo Wrapped Up. Un’esecuzione che ripropone l’infinito cambio di pelle di cui la Portman è capace, mai stata così isterica, infantile e fragilmente instabile come nella sua Celeste Montgomery di Vox Lux.
La poetica di Brady Corbet e la nuova voce saggistica del cinema
Nella precisa coerenza del proprio stile narrativo, Brady Corbet cresce ulteriormente con la sua seconda opera e dimostra all’universo cinematografico di aver acquistato un vero cavallo di razza, un promettente autore che, come pochi altri, palesa un’idea di cinema quanto mai congrua tra un’operazione e l’altra. Un nuovo acquisto per un’arte che si eleva, con i lavori di Corbet, a saggio critico, mescolando alla compostezza e maestria della gestione dell’apparato tecnico una già personalissima firma, che lega al visuale uno spettro dell’introspezione tanto scientifica quanto umana, per un’osservazione tale che speriamo possa riproporre come marchio autentico della sua filmografia.