A casa con i suoi: la colonna sonora del film con Sarah Jessica Parker e Matthew McConaughey
Tra pop, reggae e soul scopriamo la colonna sonora di A casa con i suoi, commedia romantica con Sarah Jessica Parker e Matthew McConaughey
Gli ingredienti per una perfetta commedia romantica? Sarah Jessica Parker, Matthew McConaughey (prima che decidesse di diventare un attore impegnato), la gioia degli equivoci e una colonna sonora pop, frizzante e che tenga il ritmo degli eventi. A casa con i suoi (il cui titolo originale è Failure to Launch) è un film del 2006 diretto da Tom Dey (Pallottole cinesi) e quegli ingredienti li ha proprio tutti.
La pellicola racconta la storia di Tripp (McConaughey), un trentacinquenne che vive ancora a casa con i genitori, Al (Terry Bradshaw) e Sue (Kathy Bates), ormai esasperati dalla presenza del figlio. I due, ormai senza speranza, assumono una specialista, Paula (Parker), che ha una teoria: gli uomini non abbandonano il nido per mancanza di autostima, se una bella donna di innamorasse di Tripp e lo convincesse di essere all’altezza della situazione, l’uomo se ne andrebbe a vivere da solo. Il nuovo paziente, però, non sembra corrispondere al solito profilo e sotto la superficie si nasconde ben altro. Paula, presto, si scontrerà con una realtà inaspettata: e se si stesse innamorando di lui?
Le avventure amorose di Sarah Jessica Parker (Sex & the City) e Matthew McConaughey (Gold – La grande truffa) sono accompagnate da una serie di brani decisamente eterogenea, dal pop al soul di Barry White, con un lungo filo rosso: l’immancabile romanticismo delle commedie amorose hollywoodiane. Si parte con una cover di un classico rock anni Novanta: Crazy Little Things Called Love (la cui versione originale dei Queen potete trovare qua sotto), realizzata dalla band The 88, cover attualmente molto difficile da reperire.
Si prosegue con il pop rock di Steve McDonald e la sua Not Bad at All, scritta da Rolfe Kent (Gambit – Una truffa a regola d’arte) e Anna Waronker. I toni sono decisamente movimentati, perfetti per accompagnare la vita frenetica dei protagonisti, giovani, belli e impegnati. Ad addolcire i toni ci pensa Forget My Heart di Simon Steadman (che potete ascoltare qui sotto) che con chitarra e archi porta le nostre menti all’amore: perduto, ritrovato, scoperto.
Continuano le montagne russe con l’energia pop dei The Vacancies e della loro super coinvolgente Hey Man!. Il gruppo statunitense urla, batte sui tamburi e non risparmia le corde della chitarra elettrica per far ripartire l’adrenalina di chi, pian piano, sta scoprendo la colonna sonora di A casa con i suoi. Per mantenere alta l’attenzione ci sono gli All Too Much con More than a Friend che – con meno verve rispetto al brano precedente – portano comunque con loro una certa vibrazione pop-rock che, in fondo, si adatta perfettamente all’atmosfera del film. Potete trovare entrambi i brani qui sotto:
Cambiamo completamente genere grazie alla sesta traccia della colonna sonora. A sorprenderci arriva Sister Carol che, con una voce calda e il ritmo travolgente che solo il reggae può vantare, ci regala la bella Original Drum.
Ascoltatela qui sotto e scorrete per scoprire le altre canzoni di A casa con i suoi:
A mischiare il ritmo reggae con l’hip hop e l’RnB ci pensa Fat Freddy’s Drop con la sua Roady. La canzone è coinvolgente e lascia nelle ossa la voglia di muoversi a tempo. Arrivati a questo punto, si sentiva la mancanza di qualcosa, ma cosa? Ovviamente della voce avvolgente e del ritmo suadente di Barry White! A rappresentare l’artista c’è Never Never Gonna Give You Up. Scoprite le due canzoni così diverse l’una dall’altra, qui sotto:
Mancano solo quattro brani da esplorare nella colonna sonora di A casa con i suoi e si prosegue con un’altra cover.
Si tratta di Dance Me to the End of Love. Il brano originale è scritto e interpretato da Leonard Cohen, ma la versione inserita nel film è eseguita da Madeleine Peyroux, cantautrice statunitense.
Simile alle note di un carillon giunge poi Oba Oba, brano dai toni esotici si Astrud Gilberto, cantante brasiliana celebre soprattutto dagli anni Sessanta alla metà dei Settanta. A mantenere il ritmo controllato ci pensa Cloud in the Sky dei Without Gravity che, con un sound che tende all’indie pop, cerca di farci dimenticare ogni sofferenza e ogni perdita. Trovate i due suggestivi brani qui di seguito:
Siamo arrivati all’ultimo brano e, come ogni commedia romantica che si rispetti, i toni tornano ad essere gioiosi e ritmati al punto giusto. Chiude la lista la festosa Pandajero di Phil Mison che, armato di maracas, chiude la nostra avventura in compagnia di Tripp e Paula.